[Lecce-sf] Fw: La prof denunciata dai genitori: «E' atea»

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Autore: Maria
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Oggetto: [Lecce-sf] Fw: La prof denunciata dai genitori: «E' atea»
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Sent: Saturday, March 18, 2006 2:16 PM
Subject: La prof denunciata dai genitori: «E' atea»


La prof denunciata dai genitori: «E' atea»

Alla Media Robecchi
In sette l'accusano: «Così condiziona i ragazzi»
Lei replica: «Sono offesa e pronta a chiedere i danni»
di Lorella Glauco
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VIGEVANO. Parlare di Dio in classe è come avventurarsi in un campo minato. Non esplodono bombe, ma esposti alla procura. Un gruppo che si definisce «di genitori cattolici» della media Robecchi scrive accusando un'insegnante di «avere più volte ribadito a lezione di essere atea».
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La lettera è indirizzata al preside Lucio Sollima e, per conoscenza, al procuratore della Repubblica, al provveditore agli Studi, al consiglio d'istituto, alla Curia e alla stampa locale. Il testo, seguito da sette firme scritte a penna, ma di difficile decifrazione, chiama in causa l'insegnante di lettere del corso E, colpevole, secondo i genitori, «di atteggiamento alquanto grave e deontologicamente scorretto», in quanto «ha più volte ribadito, durante le sue lezioni, di essere atea e di non credere in Dio». I firmatari poi si rivolgono al preside: «Le rammentiamo che l'insegnante esprime a dei minori un concetto personale, condizionandoli, senza un contraddittorio, e non rispetta la pluralità delle idee e della cultura in generale, abusando e snaturando il concetto stesso di libertà di insegnamento. Per quanto espresso, riteniamo di dover denunciare il fatto alle autorità competenti per abuso della professione di insegnante e abuso ideologico continuato su minori».
L'altra campana è quella della professoressa, che ieri non aveva lezione ed è stata avvertita a casa dal preside. «Sono allibita, affranta e offesa - dice con un groppo in gola -. Dopo 21 anni di insegnamento, di professionalità mai messa in dubbio, fa male sentirsi accusati così, messi all'indice come se fossimo ai tempi dell'Inquisizione. Francamente non mi ricordo di avere pronunciato quelle frasi. Può essere capitato, magari avrò risposto ad una specifica domanda, ma niente di più e non ho mai offeso la sensibilità di nessuno». L'insegnante nega di avere mai professato convinzioni politiche o religiose con intenti impositivi o propagandistici. «Se sono atea? Diciamo che sono una persona che ha dei dubbi e posso avere espresso qualche dubbio sulla condotta della gerarchia ecclesiastica spiegando ai miei allievi la Riforma protestante e la Controriforma. Ma se si chiede a qualcuno se è ateo e risponde di sì commette un reato? E se dicessi che sono musulmana, mi manderebbero al rogo? Se vogliamo alzare un polverone, alziamolo, ma mi sento mortificata, vittima di una cattiveria gratuita che forse nasconde solo risentimenti personali». La professoressa è pronta ad avviare azioni legali. «Mi rivolgerò ad un avvocato - dice - e se i genitori non usciranno allo scoperto confrontandosi faccia a faccia chiederò i danni a tutti. Soffro di tachicardia e ipertensione e questa vicenda mi ha prostrata».
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Il Preside
«Ma prima dovevano informare la scuola»
VIGEVANO. «Non ho ancora ricevuto la lettera - afferma il preside Lucio Sollima -. Non appena arriverà, avvierò una verifica». La scuola Robecchi, qualche mese fa, era stata al centro di un altro caso: le lezioni di educazione sessuale sospese su richiesta di un gruppo di genitori. Ora una nuova polemica, su cui il preside vuole fare luce. Ieri Sollima ha parlato con la professoressa e stava cercando di rintracciare i genitori firmatari della lettera. «Voglio rendermi conto della situazione - continua Sollima - e capire se quelle frasi siano state pronunciate e, soprattutto, in quale contesto». Il dirigente scolastico esprime un rammarico. «Nessuno mi ha mai esposto il problema - dice Sollima - mi spiace, quindi, che i genitori abbiano preferito scrivere prima di parlarne a scuola». Intanto giungono manifestazioni di solidarietà all'insegnante. «Le esprimo la mia stima incondizionata - afferma il collega Massimo Sala - e considero assurda quella lettera». Alcuni docenti stanno pensando di preparare un documento di solidarietà. (l.g.). La Provincia pavese, 10.03.2006.

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