[Lecce-sf] CPT Regina Pacis: Otto accuse per don Cesare Lode…

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Author: Antonella Mangia
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To: toctoc@triburibelli.org, lecce social forum, CSSF
Subject: [Lecce-sf] CPT Regina Pacis: Otto accuse per don Cesare Lodeserto
Don Cesare, l'ultima inchiesta al capolinea

In nove rischiano di finire alla sbarra. Un'accusa
nuova a carico del sacerdote: estorsione

    

Otto accuse per don Cesare Lodeserto. Compaiono
nell'avviso di conclusione delle indagini. E fra le
tante ce n'è una nuova: quella di estorsione. Quella
giunta al capolinea è l'ultima inchiesta sul Regina
Pacis e sull'ex direttore. E' quella che, nel marzo
dello scorso anno, ha portato all'arresto di don
Cesare. L'inchiesta ruota attorno ai presunti
maltrattamenti subiti dalle giovani dell'Est ospiti
del centro che, dopo essersi ribellate alla tratta
delle bianche, sono state inserite nei programmi di
protezione e di reinserimento sociale. Nei confronti
di don Cesare si ipotizza il reato di sequestro di
persona per aver impedito ad alcune ospiti del centro
(la Procura ne ha individuate tredici, ma sospetta che
ce ne siano altre) di uscire dal centro e per aver
trattenuto nella struttura una bimba di cinque anni
vietando alla madre di portarla con sè. C'è poi la
nuova accusa, quella di estorsione, appunto. Secondo
la Procura, il sacerdote avrebbe costretto cinque
donne a lavorare nella fabbrica di mobili «Soft style»
di Carmiano, in maniera irregolare, per otto ore al
giorno (il sabato solo cinque), in cambio di una
retribuzione giornaliera di 25 euro. In caso di
rifiuto sarebbe stato impedito loro di uscire dal
centro. Ci sono, poi, le altre ipotesi. L'abuso dei
mezzi di correzione, innanzitutto, e di violenza
privata perché, stando a quanto emerso dalle indagini
svolte dai carabinieri del Reparto operativo del
Comando provinciale, il sacerdote insieme con altri
operatori del centro avrebbe umiliato e terrorizzato
le ragazze con violenze fisiche e psicologiche.
Secondo la Procura «per un malinteso senso della
disciplina e al fine di reprimere e punire i
comportamenti scorretti delle ragazze» don Cesare
avrebbe perfino colpito una ragazza alla schiena con
un pezzo di legno; avrebbe schiaffeggiato un'altra;
una terza, poi, l'avrebbe bloccata con un ginocchio
sulla pancia facendola cadere più volte per terra. Le
altre ipotesi di reato erano già venute fuori al
momento dell'esecuzione dell'ordinanza di custodia
cautelare. La calunnia e la violenza per costringere a
commettere un reato sono ipotizzate perché il
sacerdote avrebbe accusato falsamente un operatore del
centro indicandolo come presunto autore di un furto di
documenti. E tanto per intimorirlo alla vigilia del
processo nel quale avrebbe dovuto deporre come
testimone dell'Accusa sui presunti pestaggi avvenuti
nel centro. Di ipotesi di calunnia, a don Cesare, per
la precisione l'Accusa ne contesta due. La seconda
riguarda un ufficiale dei carabinieri, quello che
stava conducendo gli accertamenti sull'impiego delle
ragazze del mobilificio di Carmiano: il sacerdote si
sarebbe presentato dal comandante provinciale
dell'Arma per denunciare il comportamento
dell'ufficiale che in cambio della sua protezione
avrebbe chiesto al proprietario del negozio una
fornitura di mobili. Con quello di don Cesare, sul
provvedimento di avviso di conclusione delle indagini,
compaiono i nomi di altri otto indagati che insieme
con il sacerdote dividono le varie accuse. Ci sono
quelli di Giuseppe Lodeserto (il solo nei confronti
del quale viene ipotizzato anche il reato di violenza
sessuale su un'ospite del centro), e quelli di alcuni
operatori del centro (Natalia Vieru, Armando Mara,
Paulin Dokaj, Dana Elena Nistor e Marco Marrella). C'è
anche uno dei poliziotti della scorta di don Cesare.
Si tratta di Vito Calò di Caprarica. Favoreggiamento e
calunnia sono i reati ipotizzati nei suoi confronti:
avrebbe verbalizzato accuse false sul conto Vincenzo
Refolo, uno dei medici del centro e grande accusatore
di don Cesare, e, subito dopo, avrebbe rassicurato il
sacerdote. Fra gli indagati compare anche Anna Catia
Cazzato, di Calimera, medico in servizio nel Regina
Pacis: potrebbe rispondere di falso perché, allo scopo
di favorire la fuga dal Centro di permanenza
temporanea, avrebbe indicato false patologie e
disposto il ricovero d'urgenza di alcuni cittadini
stranieri. L'avviso di conclusione delle indagini è
stato firmato dal sostituto procuratore Imerio Tramis.
Reca la data del 13 marzo scorso, lo stesso giorno in
cui i giudici della prima sezione penale hanno assolto
don Cesare dall'accusa di peculato.

17/03/2006
    
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/quotidiano/gazzetta_edicolanav.asp



    

    
        
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