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From: "Alqartas" <alqartas@???>
-Questo bel resoconto spiega bene come l'universo berlusconiano, compresa la sua persona, sia molto pubblicitario, ricondotto, cioè, ad immagine pubblicitaria manipolatrice.
gi.
Tra le tante cose che succedono, non e' particolarmente scandalosa, ma anche questa e' da far sapere.
ROMA - Berlusconi non si accontenta più di decidere quando andare in
onda, dove andare in onda e con chi andare in onda. Non si accontenta
più di portarsi dietro un truccatore personale, un
consigliere-suggeritore e un "curatore dell'immagine" che dà
istruzioni tassative sulle inquadrature consentite e su quelle
vietate. No, adesso il presidente del Consiglio arriva in studio con
il suo regista personale. Che non affianca il titolare della
trasmissione, ma semplicemente lo sostituisce: prende il comando
dello studio, dirige la puntata e poi va via insieme al Cavaliere.
Non era mai successo, nella storia della televisione italiana, che a
un intervistato - per quanto eccellente - venisse concesso un simile
privilegio. Non era mai successo fino a venerdì scorso, quando Silvio
Berlusconi si è presentato allo studio 3 di Cinecittà per registrare
la puntata de "L'incudine", la trasmissione di Claudio Martelli. Che
si trattasse di una puntata speciale, la redazione del programma
l'aveva già capito: mandata in onda da Italia Uno abitualmente il
giovedì dopo la mezzanotte, grazie all'arrivo del premier la
trasmissione veniva eccezionalmente collocata nella prima serata di
sabato, al posto del film "Men in black" (e così velocemente da non
lasciare neanche il tempo a "Tv Sorrisi e Canzoni" di aggiornare i
programmi).
Non solo, ma gli autori del programma - i più stretti collaboratori
del conduttore nella preparazione delle interviste - erano
stati insolitamente tenuti all'oscuro delle domande preparate da Martelli
per il premier. "Il presidente arriverà con la sua squadra", aveva
avvertito la segreteria di Berlusconi. Nessuno però aveva capito che
in quella squadra ci sarebbe stato anche il regista: Maurizio
Spagliardi, un professionista ingaggiato da Mediaset per "Il senso
della vita" (che
evidentemente deve aver conquistato la piena fiducia del premier con
la puntata dedicata al suo amarcord familiare).
Il fatto è che non l'aveva capito neanche il regista della
trasmissione, Sergio Colabona (lo stesso di "Affari tuoi"), il quale
stava arrivando a Cinecittà quando è stato fermato da una telefonata
perentoria: "Non venire, non ce n'è bisogno". Gelo negli studi,
grande imbarazzo in cabina di regia, mentre
Martelli - lasciando
> fuori dalla porta gli autori, increduli e furenti - si chiudeva nel
suo camerino con Giorgio Mulè, il vice di Mauro Crippa al vertice
della piramide Mediaset dell'informazione. Poi è arrivato Berlusconi,
con il resto della squadra (da Paolo Bonaiuti, che faceva sì-sì o
no-no da dietro le quinte, a seconda degli argomenti toccati da
Martelli, a Roberto Gasparotti, il meticoloso curatore delle
inquadrature presidenziali). E Spagliardi, il regista "ad personam"
ha dato il via alla registrazione.
Anche stavolta, come era già successo in tutte le altre trasmissioni
che avevano ospitato il Cavaliere, era tassativamente proibito il
primo piano: concesso, al massimo, qualche piano americano. E
naturalmente nessun cameraman s'è azzardato a puntare la telecamera
sulle scarpe dell'ospite (che hanno colpito tutti i presenti per
l'altezza del tacco e lo spessore del rialzo interno).
La trasmissione poi è andata come è andata. Due ore e mezzo
di interminabili sermoni berlusconiani, così pesanti che alla fine Mulè
e il regista si sono guardati in faccia sconsolati, domandandosi se
ci fosse un modo, magari col montaggio, di rendere un po' più
commestibile quel diluvio di parole. Non c'era, purtroppo. Nonostante
il dimezzamento delle interruzioni pubblicitarie - altra misura "ad
personam", del tutto inusuale per una rete commerciale - l'indomani
l'Auditel avrebbe registrato uno share del 7 per cento, che per gli
addetti ai lavori significa, in prima serata, "flop spettacolare". In
fondo, al regista "titolare" è andata bene: adesso è l'unico che può
dire "io non c'ero"
(31 gennaio 2006)