Author: antonio bruno Date: To: ambiente_liguria CC: forumambientalista, forumgenova, fori-sociali, forumsociale-ponge, debate Subject: [NuovoLab] articolo di Giulio Marcon su rapporti tra politica e
movimenti
il manifesto 4.3.06
I due mondi della politica
GIULIO MARCON
Non ci sono solo due sinistre. Ci sono anche due politiche. Due modi di
fare politica e del modo di costruire il bene comune e di fare l'interesse
generale. C'è - per riprendere una metafora di Luigi Bobbio- la politica
del «mondo A» e la politica del «mondo B». La politica del «mondo A» si
svolge in una «zona rossa» (altra metafora, stavolta di Carta) protetta e
autoreferenziale in cui prevalgono burocrazie, privilegi, autismi vari che
si radicano in forme organizzative che altro non sono quello che Michels
definiva come «oligarchie a base democratica». E' il mondo della «monarchia
dei partiti» che cala la politica dall'alto verso il basso. La politica del
«mondo B» si svolge invece fuori dalla «zona rossa» e è fatta da gruppi,
comitati, movimenti, reti, associazioni, di buone pratiche nella dimensione
locale che invece partono dal basso, ricercando le strade
dell'autogestione. E' la «repubblica della politica» (diffusa). [...] La
politica del «mondo B» vorrebbe dalla politica del «mondo A» un rapporto di
pari dignità con un ampliamento plurale delle forme, degli spazi e dei
poteri della politica. La politica «del mondo A» si è ridotta a essere un
assemblaggio di comitati elettorali, fatta di funzionari, apparati,
aspiranti al più grande «maxiconcorso pubblico» che si svolge ogni cinque
anni (D'Alema). Altre sono le priorità dei volontari e degli attivisti del
«mondo B».
E' proprio questo il problema di oggi: la trasformazione - a causa del
ruolo dei media e del mercato - della politica del «mondo A» in una
«politica senza anima e senza qualità», che ha perso il rapporto con la
vita (P. Bordieau) e con il bene comune. Certo, ci sono partiti (tra questi
il Prc e altri) che in questi anni si sono spesi nei movimenti. Nel merito,
alcune posizioni sono comuni: dalla pace alla lotta al neoliberismo. E
questo non va dimenticato. Rifondazione candida alle prossime elezioni
alcuni indipendenti dal mondo dei conflitti sociali e dei movimenti, la
Margherita qualcuno dal mondo dell'associazionismo, i Ds praticamente nessuno.
I partiti e la società civile
Dopo quattro anni di straordinari movimenti sociali e per la pace, ci si
poteva aspettare qualcosa di più. Rifondazione promuove il processo della
Sinistra europea che rischia però di essere solo un collettore di
«indipendenti di sinistra». Ma anche la Margherita prevede nel suo Statuto
la presenza di rappresentanti della «società civile» (fino al 10%, non di
più, non esageriamo) nei suoi organismi dirigenti. I Ds, non si sa.
L'apertura verso la società civile e/o i movimenti si svolge purtroppo
ancora all'insegna di una subalternità imposta: tu proponi le parzialità
(mondo B), io faccio la sintesi (mondo A), tu porti il testimone fino a un
certo punto (sempre mondo B), io poi lo porto al traguardo (mondo A), tu
fai la rappresentanza sociale (B), io quella politica (A). E' esattamente
quello che -in piccolo- è successo anche per la elaborazione del programma
dell'Unione. La politica del «mondo B» non è ovviamente immune da
ambiguità: autoreferenzialità, derive pararastatali, subalternità, ecc. Il
tema non è dunque oggi quello della riproposizione dell'agone tra partiti e
società civile/movimenti (i primi cattivi, i secondi buoni), quanto quello
dell'allargamento dello spazio pubblico della politica. Non è
«antipolitica», ma richiesta di più politica. Non si tratta di umiliare il
ruolo dei partiti (caposaldo di una democrazia rappresentativa) quanto
quello di ripensare e allargare il campo (le procedure, gli strumenti, le
opportunità) della politica diffusa, rendendo la politica tout court più
partecipata e democratica.
Tre le strade da seguire
1. La fine della «monarchia dei partiti» attraverso lo smantellamento di
privilegi e rendite, anche con l'introduzione di una legge quadro che
stabilisca dei requisiti minimi del funzionamento democratico, dei
meccanismi di adesione e di elezione degli organismi dirigenti, delle
compatibilità con i ruoli pubblici. Ciò comporta anche la trasformazione
della legge del «finanziamento pubblico dei partiti» (oggi i partiti ne
dipendono per il 90% delle loro risorse) che deve essere in buona parte
volontario (meccanismo 8 per mille) mentre il sostegno pubblico deve
indirizzarsi alla fornitura di servizi e al sostegno delle attività
politico-culturali (ad esempio, come avviene in Germania con il sostegno
alle Fondazioni di partito).
2. L'apertura di una fase costituente di una «repubblica della politica»
con il riconoscimento di forme di pari dignità della politica, in cui
partiti, movimenti, associazioni, campagne, ecc. possano giocare ognuno il
proprio ruolo secondo le proprie caratteristiche. I partiti sono centrali
in un sistema politico, ma la costruzione dell'interesse generale e del
bene comune è affare di tutti, con o senza la rappresentanza. L'art. 49
della Costituzione dice che «tutti i cittadini hanno diritto di associarsi
liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare
la politica nazionale». E i movimenti, le associazioni, le forme della
politica diffusa non concorrono? Non ci devono essere mondi A o B della
politica, ma un unico pianeta dalle tante forme plurali e di pari dignità
della politica, con nuove procedure e strumenti della formazione delle
decisioni pubbliche.
3. Una nuova «forma politica democratica» in cui costruire un nuovo spazio
pubblico partecipato. Va difesa certamente la rappresentanza (sempre più
indebolita e espropriata dai poteri forti della globalizzazione
neoliberista), ma cercando di favorire i processi di democrazia diretta,
con nuove forme e procedure costruite dal basso che favoriscono la
discussione e la decisione pubblica collettiva. Solo verso una
trasformazione partecipata e diffusa della democrazia, la politica del
«mondo B» può avere più spazio, essere riconosciuta, avere un ruolo
importante. In questo contesto la politica del «mondo B» deve fare ancora
molta strada: costruirsi la propria autonomia rifiutando le scorciatoie
della cooptazione, oppure quell'isomorfismo che avvicina il mondo B al
mondo A, ma nei comportamenti peggiori. L'obiettivo è quello di allargare
lo spazio pubblico della politica, di ampliarne il pluralismo, la
creatività, la capacità di creare nuove forme di azione nella costruzione
del bene comune e dell'interesse generale.
E' ora di passare dalla monarchia dei partiti alla repubblica della
politica.