Autor: Silverio Tomeo Data: A: social forum Assumpte: [Lecce-sf] SABATO 11 marzo
SABATO 11 marzo 2006 alle ore 17,30
presso la chiesa S. Francesco della Scarpa
in via Paladini a Lecce
(ex convitto Palmieri)
Pietro Mita
presenta il suo libro
"Lo Zingaro e il Comunista.
Ritratto di Pietro Alò"
(edizioni Punto Rosso)
con
Giovanni Pellegrino
Tommaso De Lorenzis
Franco Russo
Gianni Turrisi
coordina
Lino De Matteis
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Faccio girare questo invito perché ritengo importante questa iniziativa che si inscrive in un ciclo di presentazioni di cui dà conto anche "il manifesto". Non perché abbia già letto il libro, che ancora non ho. Sono certo che Pietro Mita ha fatto un buon lavoro, mischiando memoria e riflessione. Non è una iniziativa di reduci ad alcun titolo. Né una imbalsamazione della memoria degli anni '70 in Puglia, essendo la memoria collettiva, magmatica, non istituzionalizzabile, nomadica.
Pietro Alò è stato tra i migliori che dal '68 pugliese passò a forme di autoorganizzazione politica militante, tra i fondatori del Circolo Lenin di Puglia, originale formazione locale meridionale, che dopo una breve parentesi con una aggregazione nazionale di ispirazione terzinternazionalista, confluì nella sua stragrande maggioranza nel Movimento Lavoratori per il Socialismo, il cui gruppo dirigente veniva dal Movimento Studentesco della Statale di Milano. Il resto è storia e memoria.
Purtroppo ho vivido soprattutto il ricordo di Pietro Alò da giovane (che non è poco). Tornando da Milano nel '93 mi sentii con lui più volte per telefono, a Roma ci mancammo per cinque minuti da un comune amico, gli inviai la ripubblicazione di un libro di Lino De Matteis su una giornata del '77 leccese che lui ben ricordava, libro di cui avevo curato la prefazione editoriale.
Pietro Alò non era un mio "capetto", era un mio fratello. Divertente, di intelligenza vivida e concreta, per giunta portava in dote al movimento almeno due altri suoi simpatici e bravi fratelli. Se ha senso dirlo, ed ha senso dirlo, era anche dotato di coraggio fisico in quel ciclo degli anni '70 e di conflitti aspri. Per quanto sia finita da tempo la "guerra ideologica" e abbiamo chiuso (forse non del tutto) il '900, l'antifascismo militante rimane da valutare e studiare, almeno per gli storici seri.
Ho saputo che oltre il suo impegno politico in Rifondazione era attratto dallo studio delle tematiche del nuovo lavoro precario. Ricordo bene, perché ne seguii le iniziative e ne parlai con comuni amici, la sua determinazione quando nella breve legislatura che lo vide senatore si impegnò nella battaglia contro il caporalato che offendeva la gente della sua collina brindisina, e che ora pare ritornato alla grande persino a Milano verso gli stranieri ingaggiati nelle nebbie padane a due euro all'ora.
Invito tutti, e non principalmente i suoi compagni del primo impegno, che ci saranno senz'altro, ma soprattutto chi nei nuovi movimenti ha un interesse a un rapporto con la memoria, a confrontarsi con un percorso collettivo e individuale di impegno e di ricerca, con la capacità di superare vecchie culture ideologizzate, quanti insomma sanno vedere un rapporto transferenziale tra vecchie e nuove generazioni, senza Edipo e senza pretese di continuità o di appartenenze.
Pietro Alò, come molti e molte compagni e compagne di quella levata, trovò le sue forme proprie di impegno, personale e collettivo, e non rinunciò mai alla sua autonomia culturale e al suo senso critico, mantenne viva l'amicizia e il rapporto affettivo con il suo e il nostro passato, senza reducismi o epicismi di sorta, anzi con tanta tanta ironia e senso della vita.
Silverio Tomeo