AVIARIA - IL RUOLO DEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI
Seguendo passo passo le vicende e i dibattiti riguardanti il problema
dell'aviaria, ciò che lascia perplessi è come non si esprimano dubbi o non
si formulino ipotesi rispetto al ruolo degli allevamenti intensivi che,
costringendo migliaia di animali in spazi ristretti rappresentano un grande
fattore di rischio rispetto alla diffusione di patologie virali. Ebbene,
pare che ora questo silenzio anomalo si stia rompendo. Vi allego quindi un
estratto delle informazioni che circolano nela rete attraverso siti e
newsletter che ritengo seri e attendibili.
Saluti.
Marco Paci - responsabile Sez. WWF Forlì
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In un articolo pubblicato recentemente dall´Independent, si avanza
autorevolmente un'ipotesi: alla base dell´epidemia dell´influenza aviaria ci
sarebbero proprio gli allevamenti intensivi di pollame. La FAO è in possesso
di studi delle Università di Bangor (Galles) e Giessen (Germania) in cui si
sottolinea come le morie causate dall´influenza fra gli uccelli acquatici
sono avvenute in Cina, Romania e Croazia in corrispondenza di località dove
si concentrano stagni di allevamento di pesci. In questi impianti si
utilizza, come fertilizzante delle acque, la pollina, cioè il guano prodotto
dagli allevamenti intensivi di polli. Anche la moria di oche selvatiche
avvenuta nel maggio scorso nella Cina centrale, a cui si riconduce l´attuale
diffusione del virus tra gli stormi migratori, è avvenuta in una località
(Qinghai) dove proprio la FAO sovvenziona un grande progetto di itticoltura
industriale integrata che prevede l´utilizzo degli escrementi dei polli per
accrescere la produttività degli stagni di pesca. Il lago di Qinghai
infatti, oltre ad essere un luogo dove si concentrano allevamenti di polli e
di pesci, è famoso per la nidificazione di moltissimi uccelli acquatici, che
di conseguenza hanno risentito per primi dell´epidemia di influenza.
L´equazione quindi è la seguente: gli allevamenti intensivi di polli, luoghi
ideali per la diffusione di massa dell´influenza aviaria a causa del
sovraffollamento di individui della stessa specie e della stessa età,
producono tonnellate di escrementi infetti che vengono riversati negli
stagni di pesca; gli uccelli selvatici, che vivono negli stessi ambienti, si
infettano, ma sono le vittime secondarie e devono quindi essere difesi dai
contagi provenienti dagli allevamenti, al contrario di quanto attualmente si
sostiene. I recenti focolai in Nigeria hanno colpito infatti le zone con la
maggiore densità di allevamenti industriali di polli; nel resto dell´Africa
non si sono registrate morie di uccelli selvatici nelle aree in cui questi
maggiormente si concentrano. È bene anche sottolineare che la Cina esporta
in Europa e probabilmente in tutto il mondo ingenti quantità di pollina come
fertilizzante, anche prettamente agricolo: chi ci assicura che non
rappresenti un gigantesco serbatoio per il virus, che come sappiamo rimane
vivo negli escrementi per molte settimane? Nonostante ciò, l'industria
globale del pollame è riuscita nell'intento di incolpare gli uccelli
selvatici come portatori della malattia. Secondo il Dr. Leon Bennun,
Direttore di un reparto di Birdlife International, "se fosse vero che gli
uccelli selvatici stanno diffondendo la malattia attraverso i continenti ci
sarebbero prove delle infezioni lungo le loro vie migratorie, ma questo non
è successo". La teoria degli "uccelli selvatici" portatori dell'H5N1 non
fornisce spiegazioni plausibili sul perché certi paesi toccati dalle rotte
migratorie dall'Asia sono rimasti immuni, mentre altri paesi limitrofi
soffrano di infezioni ripetute. I paesi che non hanno una industria
intensiva del pollame sono stati ampiamente risparmiati dal contagio. Bennun
crede che i cigni reali che sono morti in Europa occidentale abbiano preso
il virus in certe aziende agricole nelle regioni del Mar Nero, sia dai polli
che dalle loro feci. I cigni reali spesso pascolano sui campi agricoli, ed è
molto probabile che siano entrati in contatto con letame di polli sparso
come fertilizzante. (Newsletter LAC - Lega per l'Abolizione della Caccia -
25 febbraio).
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I piccoli allevamenti e gli uccelli selvatici sono stati falsamente accusati
di aver scatenato l'influenza aviaria che ora è diffusa in larga parte del
mondo. Il nuovo rapporto di Grain (ONG internazionale che promuove
l'agricoltura sostenibile basata sulla tutela della biodiversità rurale e
delle conoscenze tradizionali) mostra invece come l'industria transnazionale
dei polli è la radice del problema ed è perciò lì che occorre indirizzare
gli sforzi per controllare il virus. L'espansione degli allevamenti
industrializzati ed i network commerciali hanno creato le condizioni ideali
perchè emergessero e venissero trasmessi virus letali come quello H5N1
dell'Influenza Aviaria. Una volta all'interno di allevamenti industriali
densamente popolati, i virus possono rapidamente divenire letali e
proliferare. L'aria pesantemente infettata si diffonde poi dagli allevamenti
intensivi per chilometri, mentre le reti commerciali diffondono il contagio
attraverso vari vettori: uccelli vivi, pulcini di un giorno, carne, penne,
uova fecondate, uova da consumo, letame di polli e cibo per animali. Tutti
si ostinano a vedere gli uccelli migratori e i piccoli allevamenti come il
vero problema" dice Devlin Kuyek di Grain. "Ma non è così che si diffonde la
variante altamente patogena del virus. Il virus uccide uccelli selvatici e
distrugge i piccoli allevamenti, ma è impossibile che sia diffuso da
questi". Ad esempio, in Malaysia, il tasso di mortalità causato dall'H5N1
fra i piccoli allevamenti nei villaggi è solo del 5%, indicativo del fatto
che il virus fatica molto a diffondersi nei piccoli assembramenti di polli.
Il contagio da parte dell´H5N1 nel Laos, che è circondato da nazioni
infette, è avvenuto solo nei pochi allevamenti industriali del paese,
riforniti con pulcini provenienti dalla Thailandia. Gli unici casi di
contagio in piccoli pollai, che supportano il 90% della produzione di polli
del Laos, sono avvenuti nei pressi degli allevamenti industriali. "Le prove
che troviamo sempre più, dall´Olanda nel 2003 al Giappone nel 2004
all´Egitto nel 2006, è che il contagio della variante letale dell´Influenza
Aviaria si presenti in allevamenti industriali di larga scala e poi si
diffonda da lì." spiega Kuyek. Il contagio in Nigeria all´inizio del 2006
iniziò in un singolo allevamento industriale, di proprietà di un Ministro,
distante dai luoghi dove si concentrano gli uccelli migratori, ma noto per
l´importazione clandestina dall'estero di uova fecondate. In India, le
autorità locali dicono che il virus H5N1emerse e si diffuse da un
allevamento industriale di proprietà della più grande compagnia di pollame,
la Venkateshwara Hatcheries.
Una domanda scottante è perché i governi e le agenzie internazionali, come
la FAO o le organizzazioni agricole non stanno facendo nulla per investigare
su come gli allevamenti industriali ed i loro sottoprodotti, come cibi per
animali e letame, stiano diffondendo il virus.
Invece, stanno usando la crisi come una opportunità di industrializzazione
ulteriore del settore. Si moltiplicano iniziative per mettere al bando i
pollai all´aperto, schiacciare piccoli produttori e rifornire le fattorie
con polli geneticamente modificati. La rete di complicità con una industria
impegnata in una sequela di smentite e di insabbiamenti sembra completa. "I
contadini stanno perdendo i loro mezzi di sostentamento, le varietà locali
di pollo vengono sterminate e alcuni esperti dicono che siamo oramai
sull´orlo di una pandemia che potrebbe uccidere milioni di persone" conclude
Kuyek "Quando i governanti si renderanno conto che proteggere i polli e le
persone dall´influenza aviaria significa proteggerli dall´industria globale
degli allevamenti industriali?
(Grain, 26 febbraio.
www.grain.org/front/).