Auteur: antonio bruno Date: À: veritagiustiziagenova CC: forumgenova, forumambientalista, fori-sociali, forumsociale-ponge, debate Sujet: [NuovoLab] G8: i picchiatori dicevano "Con Berlusconi facciamo
quello che vogliamo"
il manifesto
28.2.06
«Gli agenti picchiatori dicevano: con Berlusconi facciamo come vogliamo»
S.PI.
GENOVA
Mentre lo sbattevano contro il muro, nella caserma di Bolzaneto, N.N.
ricorda che uno degli agenti della penitenziaria strillava: «Vi ammazziamo,
tanto con Berlusconi possiamo fare quello che vogliamo». Il giovane
studente universitario toscano, vent'anni all'epoca dei fatti, l'ha
raccontato ieri davanti al tribunale di Genova che sta processando 45
appartenenti alla polizia, alla penitenziaria e ai carabinieri per le
violenze nella caserma. Il 20 luglio del 2001 dopo la carica dei
carabinieri in via Tolemaide, quella che aprì gli scontri veri e propri,
N.N. si rifugiò con altre persone in un bar di piazza Alimonda, dove più
tardi venne ucciso Carlo Giuliani. Fu arrestato dalla Digos e portato a
Bolzaneto dove, come per tanti altri, iniziò l'inferno: venne fatto
inginocchiare - ha raccontato - e spinto a calci dentro la cella, poi
ancora botte nel corridoio a confermare le precedenti testimonianze circa
le due «ali» di agenti picchiatori che si accanivano sugli arrestati al
loro passaggio. Anche a lui strinsero le fascette nere intorno alle mani
fino a renderle insensibili, poi lo portarono nella stanza della
penitenziaria per l'immatricolazione, accanto al locale dove la polizia
teneva il comando della caserma e nella quale stazionò a lungo Alessandro
Perugini, all'epoca dei fatti vice questore aggiunto, funzionario ps di più
alto livello nella caserma, rinviato a giudizio sia Bolzaneto sia per le
violenze sul gruppo di manifestanti (tra cui un minorenne) avvenute il 21
luglio in corso Barabino.
Lì N.N fu sbattuto più volte contro il muro e picchiato da agenti in
borghese: «Uno di loro si mise i guanti per picchiarmi», ha detto in aula,
confermando altre precedenti versioni sull'uso dei guanti con le nocche
rinforzate, usati per i pestaggi sia dagli uomini del Gruppo operativo
mobile sia da quelli del Nucleo centrale traduzioni della penitenziaria. E
ricorda bene di essere stato costretto a cantare «viva il duce» così come
quella frase su Silvio Berlusconi, il cui governo si era insediato appena
un mese prima del G8 di Genova.
Evidentemente il capo di Forza Italia, che ultimamente durante una puntata
di «Matrix» ha cercato di smarcarsi dal G8 affermando che i funzionari e i
vertici della polizia erano stati ereditati dal precedente governo di
centrosinistra, era una presenza istituzionale che veniva percepita come
«garanzia» dai poliziotti, i cui insulti non erano quasi mai generici ma
spesso apertamente fascistoidi e comunque mirati all'appartenenza politica
dei fermati: gli insulti di questo genere costituirono per i pm «elementi
fortemente indicativi della esistenza di un dolo intenzionale», che i
cosiddetti «livelli apicali» delle forze dell'ordine presenti, senz'altro
videro e udirono, senza fare nulla, a differenza di quanto Per questo tra
gli imputati ci sono semplici agenti ma funzionari come Perugini e
ufficiali della penitenziaria come il generale Oronzo Doria e i capitani
Cimmino e Pelliccia.
Un altro testimone sentito ieri ha ricordato primo teste della mattinata
che ha ricordato il «consiglio» ricevuto poco prima di lasciare Bolzaneto
(a mezzanotte del venerdì 20 luglio): «Un uomo della Digos ci sconsigliò di
andare a dormire negli edifici del Genova social forum», ovvero alla scuola
Diaz che fu assaltata la sera seguente.