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Il paese dei conformisti: una domanda sul caso di
Federico Aldrovandi
Di gc (del 24/02/2006 @ 16:39:11, in Articoli in
italiano, linkato 139 volte)
C'è almeno una domanda sul caso di Federico Aldrovandi
che non è possibile non porsi. Sul suo caso c'è almeno
un sito ed un blog, quindi non vale la pena dilungarsi
sui dettagli. Federico, un diciottenne incensurato,
forse (e sottolineo forse) è stato massacrato di botte
da quattro poliziotti la notte del 25 settembre 2005 a
Ferrara. La versione ufficiale parla di malore. Chi
scrive ha passato a Ferrara praticamente tutte le due
settimane successive alla morte di Federico. Ha
parlato con centinaia di ferraresi e nessuno gli ha
mai parlato di Aldrovandi. Come mai?
Vent'anni fa poteva un "Federico X" morire nelle
circostanze perlomeno dubbie nelle quali è morto
Aldrovandi senza suscitare praticamente alcuna
reazione? C'è stata in questo paese una civilizzazione
dei conflitti così radicale che di fronte ad una foto
come quella che mostra Aldrovandi nell'obitorio
(clicca per ingrandire), tutti aspettano serenamente
il giudizio dei giudici? Vent'anni fa la morte di
Federico Aldovrandi sarebbe stata un caso nazionale.
Oggi al massimo... si mormora.
Vent'anni fa, trent'anni fa, ci sarebbe stato un
partito preso corrispondente al 20, 30, 40%
dell'opinione pubblica che (magari a torto) avrebbe
irriducibilmente e indefettibilmente creduto alla
versione dell'omicidio da parte della polizia. A
ragione o a torto, non importa. Indipendentemente dai
fatti, ci sarebbe stato un forte partito colpevolista
(della polizia) speculare ad un'altrettanto forte
partito innocentista. Eppure del caso se n'è parlato,
perfino su Rai3, nella trasmissione Chi l'ha visto.
Oggi il partito "colpevolista a prescindere" si è così
infinitamente ridotto da far pensare che forse non
esista più. Forse è perfino un bene, forse no. Ma è
senz'altro sorprendente. Se questo partito esistesse
ancora il caso di Federico sarebbe comunque un caso
nazionale, un nuovo caso Pinelli, già che per fortuna
in questo paese non è così comune morire ammazzati di
botte in un commissariato di polizia. Ma, ed è
francamente sorprendente, non c'è un solo politico che
abbia strumentalmente interesse in questa campagna
elettorale a fare del caso di Aldrovandi un caso
nazionale? E' un tema che fa perdere voti
evidentemente, laddove vent'anni fa forse ne faceva
guadagnare.
Se questo partito colpevolista esiste ancora -ed è
naturale che esista, per quanto ridotto- dunque ha
scelto di non gridare, si scambia informazioni sotto
voce, al telefono, nelle mailing list in Internet. Ma
non esce allo scoperto, non fa proseliti. Si
scandalizza ma non è particolarmente preoccupato. O
forse è così preoccupato proprio dalla prospettiva di
manifestarsi? Perché? E' così scomodo dire che si teme
che un ragazzo sia stato ammazzato dalla polizia? E'
così scandaloso pensarlo nell'Italia del 2006? E
Bertold Brecht? Sono venuti a prendere Federico e non
ho fatto nulla... o non ci credono più?
E' possibile che in questo paese che ha una memoria
irriducibilmente divisa su mille cose, il fascismo, la
resistenza... in pochi anni si sia arrivati ad avere
un'opinione pubblica così omogeneizzata da non
dividersi neanche strumentalmente sul caso di un
ragazzo forse massacrato di botte dalla polizia?
Quattro cazzoni possono gridare "10-100-1000
Nassiriya" ma non è possibile un dibattito nel paese
sul diritto alla resistenza di un popolo invaso? E se
qualcuno mette sul tappeto tale dibattito anche il 99%
di quegli italiani che pensano che esista un diritto
alla resistenza, pensano che comunque questo non sia
il momento di parlarne? Forse questi stessi italiani
pensano anche che ora non sia il caso di parlare di
Federico? Se non ora, in campagna elettorale, quando?
Quel qualcuno, Marco Ferrando, viene dichiarato
indegno di essere candidato alle politiche, bruciato
sulla pira ed equiparato alla peggiore destra
neofascista, ai Tilgher, ai Fiore? I nostri estremisti
sono uguali ai loro... ma noi siamo più bravi perché
li escludiamo dalle liste!
Com'è arrivato questo paese dall'unanimismo
(apparente) delle marce pacifiste di tre anni fa,
quando il 90% si dichiarava contro la guerra,
all'unanimismo (apparente?) sui caduti di Nassiriya?
Tre anni fa la più impopolare delle guerre sembrava
essere un grimaldello con il quale sconfiggere le
destre. Due anni fa Zapatero vinse le elezioni in
Spagna e tenne fede ai patti ritirandosi
immediatamente dall'Iraq. Pochi mesi dopo, prima a
sinistra che a destra, il termine "zapaterismo"
divenne una clava -un sinonimo di irrealismo politico-
con la quale offendere l'avversario, soprattutto
all'interno della coalizione di centro sinistra. Oggi,
con una situazione sul campo ogni giorno più grave in
Iraq, siamo arrivati all'Union sacrée per la quale
della guerra, dell'Iraq NON si deve parlare.
La polizia, i carabinieri, l'esercito, perfino i
servizi segreti oramai godono di una buona stampa
uniforme in questo paese. Non esiste un solo partito
politico disposto a criticarli come non c'è
praticamente nessuno -le eccezioni sono minime-
disposto a difendere la magistratura. Eravamo tutti
per Mani pulite... da giovani! Forse la meritano
davvero, questa buona stampa, i carabinieri, i nostri
soldati che a Nassiriya si dicono "Annichiliscilo!"
ridendo, mentre sparano ad un abitante di un paese
invaso. Anche questo -un frammento mandato in onda
dalla RAI- è inopportuno da ricordare, no? Ma è
possibile che tale buona stampa sia così unanime?
Strano paese. Come si è arrivati in così poco tempo da
un conflitto sociale che sembrava irriducibile a
questo conformismo assordante?
Forse davvero Federico è morto per un malore. Ma nel
paese del "malore attivo" di Pinelli stride che il suo
caso non strida a nessuno. Anche solo per partito preso.