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Approvata a maggioranza la relazione conclusiva. No dell'opposizione I genitori annunciano azioni per tutelare la memoria della figlia
La commissione su morte della Alpi "Fu un sequestro finito male"
Il presidente Taormina: "La giornalista del Tg3 voleva incontrare Bin Laden"

ROMA - Ilaria Alpi fu uccisa per impedirle di indagare sul mercato delle armi in Somalia, oppure fu vittima casuale di un sequestro di persona? Per la commissione parlamentare d'inchiesta, l'omicidio della giornalista del Tg3 e dell'operatore televisivo Miran Hrovatin uccisi il 20 marzo 1994 a Mogadiscio non fu premeditato. La relazione accoglie l'esito del processo penale che, già quattro anni fa, nella sentenza della Corte d'assise d'appello di Roma, escluse anch'essa la premeditazione.

La commissione ha approvato la relazione finale a maggioranza: 12 voti contro i 7 dell'opposizione. Dopo due anni di lavoro e tre proroghe, le conclusioni sollevano pesanti critiche: la famiglia della giornalista annuncia la volontà di avviare un'azione giudiziaria al fine di tutelare la memoria della loro figlia, mentre l'opposizione contesta la gestione del presidente della commissione Carlo Taormina: "Estensione inopportuna dei poteri della commissione; unilateralità ed evidente strumentalizzazione politica di molte esternazioni alla stampa da parte del presidente; denigrazione del lavoro professionale di Ilaria Alpi e accanimento finale contro i genitori": questi i punti qualificanti della relazione di minoranza che punta l'indice contro il parlamentare di Forza Italia.

Taormina non si fa intimidire dalle critiche dell'opposizione e riconferma ciò che già in precedenza aveva sostenuto: "Si è trattato di un tentativo di rapimento sfociato in una sparatoria avviata dallo sparo esploso dalla guardia del corpo dei due giornalisti. La sparatoria e l'uccisione della giornalista e del suo operatore - conclude Taormina - sono da considerarsi come l'esito di un sequestro andato a male. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono due eroi del giornalismo italiano uccisi sul campo".


E poi precisa: "Nel 1994, quando fu uccisa la giornalista del Tg3, in Somalia c'era anche Bin Laden: addestrava in vari campi truppe insieme agli Stati Uniti". Allora lo sceicco era ancora "amico" dell'Occidente: terrorista lo diverrà più tardi. "Ilaria Alpi - ha detto Taormina - era pronta per andare a Chisimaio, dove si trovava uno di questi campi di Bin Laden e dove erano concentrati anche i signori della guerra. Non giunse però a Chisimaio perché non arrivò l'aereo, e quindi andò a Bosaso". Secondo il presidente della commissione parlamentare, quindi, Ilaria Alpi non stavaseguendo la pista del mercato d'armi o dei rifiuti tossici come si è detto negli anni scorsi, ma la sua pista era un'altra e se quel maledetto 20 marzo di dodici anni fa fu uccisa sulla sua jeep nel centro della capitale somala, fu solo un caso: un sequestro finito male.

"Vorrei fare un appello ai genitori di Ilaria Alpi", ha concluso Taormina: "Piangiamo insieme Ilaria per una ragione vera, ma abbandoniamo questa gazzarra a colpi di querele e di avvocati".

(23 febbraio 2006)