Re: [NuovoLab] Ali Rashid su Violenza - Nonviolenza

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Aihe: Re: [NuovoLab] Ali Rashid su Violenza - Nonviolenza
Cara Elisabetta,

ho letto l'intervista di Ali Rashid in altri termini. Forse perché distinguo notevolmente la
nonviolenza dalla rinuncia a resistere mi pare di capire che afferma semplicemente che la resistenza
armata ha sgretolato ciò che era stato faticosamente ottenuto con la resistenza nonviolenta della
prima intifada, facendo affondare sempre più la condizione dei Palestinesi, dando spazio alla
corruzione che sempre ha bisogno di un contesto violento per potersi sviluppare (vedi la mafia in
Italia).
Gandhi stesso diceva che tra passività e resistenza armata preferiva la seconda, ma se si guarda ciò
che era cresciuto sul tema del rispetto dei diritti dei palestinesi fino alla passeggiata sulla
spianata e quello che è rimasto adesso, sia all'interno della Palestina che nell'opinione pubblica
mondiale, io vedo un notevole arretramento della situazione dei palestinesi.
Durante la prima intifada non c'è stata passività ma una attiva opposizine in buona parte
nonviolenta che ha permesso alla Palestina di recuperare posizioni dal baratro in cui era
sprofondata ed ora in quel baratro è ripiombata, e Sharon, quando andò a provocare i fondamentalisti
con la sua passeggiata lo sapeva bene. La risposta armata è stata la risposta che si attendeva e che
ha fatto il suo gioco.

Forse sono io che ho travisato le parole di Rashid, visto che non penso di averlo mai incontrato, ma
mi pare che la sua analisi sia una amara conferma che se la resistenza all'oppressione è necessaria,
bisogna sempre fare bene i conti prima di dare per scontato che la resistenza violenta è sempre
quella che conviene. A volte (direi quasi spesso) la resistenza nonviolenta è più efficace perché
anche se avesse le stesse probabilità di successo (e io sono convinto che ne abbia di più) almeno
ridurrebbe il dolore e il danno da parte di entrambe le parti, cosa di per se molto simile ad un
successo.

Cordialmente
Carlo Schenone
vico del fieno 5/7
16123 Genova
tel. 0102476295
cel. 3472294722
carlo(@)schenone.net
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From: "Elisabetta Filippi" <elisabettafilippi1@???>
To: <forumgenova@???>
Sent: Thursday, February 23, 2006 9:37 AM
Subject: RE: [NuovoLab] Ali Rashid su Violenza - Nonviolenza


Alì Rashid forse è stato troppo a lungo in Italia, forse dovrebbe tornare a
vivere in Palestina per un pò.. forse quando ha rilasciato questa intervista
ha travisato le domande dell'intervistatore. Forse è meglio che mi tocco per
vedere se ci sono!!!

Come si fa a parlare di non violenza e non parlare di diritto alla
resistenza! La resistenza a difendersi dall'occupazione coloniale è un
diritto internazionale e un palestinese che in Italia rappresenta il suo
popolo come Alì Rashid non può parlare in questi termini...la resistenza è
una costrizione, su questo
ha ragione.. ma allora perchè dire che ci si deve difendere in modi diversi
dalla lotta armata?

Il popolo palestinese ha diritto di difendersi dall'occupante, o ha
dimenticato Alì Rashid che vive in un paese, l'Italia, che è fondata sui
valori della Resistenza. Dice che si dovrebbero trovare altri modi diversi
dalla lotta armata? Quali modi? Non è stata la resistenza palestinese, la
lotta armata palestinese a causare migliaia di morti e una generazi9one
distrutta ma l'occupazione violenta israeliana!!!

Forse le risoluzioni dell'ONU sono state mai rispettate da Israele?

Mi sembra evidente che Alì Rashid stia facendo una splendida campagna
elettorale per Rifondazione Comunista.

Parlando di Hamas forse dimentica che è stato eletto democraticamente dal
suo popolo, perchè non fa un pò di autocritica e non dice chiaramente la
verità? E cioè che Hamas ha vinto perchè la corruzione interna all'ANP era a
livelli insopportabili. Un esempio? Gli appalti per costruire le colonie in
Cisgiordania... quanti politici corrotti hanno partecipato per vincerli e
speculare sulla propria gente?

La deriva fondamentalista non può esserci, la laicità della popolazione
palestinese non lo permetterà e Hamas è con questa che deve relazionarsi. Se
il popolo palestinese ha scelto non si può che rispettare questa scelta.

Concludo dicendo che ho incontrato Alì Rashid in diverse occasioni, abbiamo
avuto modo di parlare di resistenza e di non violenza e le sue posizioni non
sono mai state queste. Se candidarsi per Rifondazione da alla testa vorrei
capirlo...

Elisabetta



>From: <brunoa01@???>
>Reply-To: brunoa01@???,Mailing list del Forum sociale di Genova
><forumgenova@???>
>To: <forumgenova@???>,<aderentiretecontrog8@???>
>CC: fori-sociali@???, forumsociale-ponge@???
>Subject: [NuovoLab] Ali Rashid su Violenza - Nonviolenza
>Date: Thu, 23 Feb 2006 07:47:59 CET
>
>il manifesto 22.2.06
>
>PALESTINA
>La non violenza? «È un punto di arrivo»
>Ali Rashid: «La mia generazione ha perso, bisogna avere il coraggio di
>cambiare»
>Scontro Prc-Pdci «Un corteo dannoso, ma sull'occupazione spietata e
>illegale da parte di Israele tutta la sinistra è d'accordo Si parte da qui»
>MATTEO BARTOCCI
>
>La non violenza? «E' un punto di arrivo. E per la causa palestinese oggi è
>l'unica strada praticabile».
>Ali Rashid, per lunghi anni segretario della delegazione palestinese in
>Italia parla con cognizione di causa.
>Oggi è candidato per Rifondazione in Umbria.
>In quest'intervista non nasconde lo sconforto per la sconfitta della
>Palestina laica, né i dubbi su Hamas e l'Iraq.
>
>Non ti sembra che il riferimento assoluto alla non violenza demolisca anche
>il diritto di resistenza?
>
>Resistere a un'occupazione in forme diverse dalla lotta armata sarebbe
>l'ideale. Ma troppo spesso si dimentica che la resistenza non è un
>«privilegio» ma una terribile costrizione.
>
>Non pensi che una sinistra divisa sia controproducente soprattutto per la
>causa palestinese?
>
>Ho seguito a distanza la manifestazione di sabato e l'ho trovata molto
>triste. Davvero in Italia sono solo poche centinaia di persone a sostenere
>la nostra causa? Si poteva ben trovare una piattaforma comune, una
>convergenza per condannare tutti insieme l'occupazione israeliana. Invece
>no, c'è stata la volontà di escludere il Prc, perfino con l'aggressione,
>avvenuta l'anno scorso, a Gennaro Migliore. Questi episodi danneggiano
>soprattutto i palestinesi.
>
>Come te li spieghi?
>
>Per me e per molti c'è una data precisa: è la manifestazione di tre anni
>fa, quando hanno sfilato dei ragazzi che fingevano di essere kamikaze. Fino
>ad allora a questa manifestazione lavoravamo tutti insieme.
>
>Una parte consistente di Rifondazione e dei Verdi però c'erano.
>
>Sì, ma che servizio stiamo facendo ai palestinesi?
>
>Da dove si può ripartire dunque?
>
>Innanzitutto dalla violazione del diritto e della legalità commessi da
>Israele. Su un'occupazione particolarmente spietata tutta la sinistra è
>d'accordo.
>
>E la non violenza?
>
>E' un punto di arrivo. Per noi il bilancio della lotta armata contro
>Israele è terribile. Abbiamo perso la nostra generazione più bella, quella
>nata a ridosso della «catastrofe» del `48. Una generazione di palestinesi
>che fino al `67 aveva investito nell'istruzione dei propri figli, che si
>era laureata nelle migliori università, che aveva un peso culturale enorme
>in tutto il mondo arabo e non. Era questa la nostra forza.
>
>Poi?
>
>Non so dire cosa abbiamo ottenuto con la lotta armata dal `67 a oggi. L'uso
>della violenza provoca danni irreparabili non solo in chi la subisce ma
>anche in chi la pratica. Accettando il terreno dello scontro militare
>abbiamo subito la violenza israeliana ancora di più e contemporaneamente
>abbiamo perso anche tutto ciò che ci contraddistingueva. Non abbiamo
>impedito l'occupazione e abbiamo un quadro sociale devastato. Nella
>condizione specifica dei palestinesi credo che sia necessario cercare altri
>strumenti di lotta. Se sul piano militare il confronto è impossibile, sul
>piano etico e culturale gli spazi di azione sono immensi.
>
>Poi c'è la vittoria di Hamas.
>
>La vittoria di Hamas e la crescita della cultura religiosa sono la
>conseguenza della povertà materiale e della sconfitta della cultura laica.
>Hamas ha rappresentato un freno in una società in cui ogni giorno vengono
>distrutti tutti i punti di riferimento, dal governo alla famiglia. Per anni
>abbiamo avuto scuole, università e ospedali chiusi. Hamas ha colmato un
>vuoto, ma ha innescato un arretramento culturale. Chi ama la Palestina
>dovrebbe aiutarci, obbligando Israele a rispettare il diritto
>internazionale e non isolandoci, informando bene su quello che accade.
>
>In Iraq invece? Anche in quel caso vale la non violenza?
>
>In Iraq ci sono diverse forme di lotta: c'è il terrorismo, la lotta armata
>militare, i kamikaze. Sinceramente penso che il progetto americano della
>guerra permanente e dell'esportazione della democrazia con le armi sono in
>difficoltà grazie a chi ha resistito anche militarmente. Ma tutto questo si
>poteva ottenere prima e meglio in forme civili, politiche. Quasi due terzi
>dell'umanità era contraria a questa guerra e nonostante tutto è stata
>fatta. Mi sembra la prova più evidente di una crisi della democrazia e
>della rappresentanza. Se avessimo dato ascolto a chi chiedeva la fine
>dell'occupazione ed elezioni democratiche subito oggi non saremmo in questa
>situazione. Un popolo punta tutto sulla mobilitazione civile e politica a
>condizione che ci sia una comunità internazionale attenta.
>
>La guerra chiude ogni discorso.
>
>Per questo sono per una lotta non violenta: perché è un atto di fiducia
>nelle donne e negli uomini. Mentre la violenza dilaga ovunque bisogna avere
>la lucidità di evitare scorciatoie che non esistono. Israele è il più
>acerrimo nemico del suo popolo. Non vorremmo anche noi fare lo stesso per
>il nostro.
>
>
>
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>NOCC, http://nocc.sourceforge.net
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