RE: [NuovoLab] don farinella al Papa: non riceva Berlusconi

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Autore: angelocifatte
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To: brunoa01, Mailing list del Forum sociale di Genova, forumgenova, forumsociale-ponge
CC: fori-sociali
Oggetto: RE: [NuovoLab] don farinella al Papa: non riceva Berlusconi
Secondo l'invito, appena ricevuto da bruno01@???, raccomando chi volesse
firmare la lettera al Papa di don Paolo Farinella, di usare adesso un link
al quale andare e firmare senza problemi.
Chi vuole, per cortesia, diffonda così il testo della lettera, nonché il
link medesimo che è:
http://www.arcoiris.tv/appello/benedettoXVI

Diffondiamo questo link, chiarissimo, facile e comodo, in cui
ripetere eventuali firme già apposte altrove, per radunarle tutte qui.

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Testo della lettera:
Lettera aperta al papa Benedetto XVI
A Sua Santità
Benedetto XVI
Città del Vaticano
Apprendiamo che a ridosso delle elezioni politiche italiane del 9 e 10
aprile 2006, Lei riceverà in visita ufficiale il presidente del consiglio
italiano, Silvio Berlusconi, nell'ambito di una visita del Partito Popolare
Europeo (Ppe). Molti dicono che questo incontro sia stato pensato e programmato
dallo stesso interessato che vuole questa visita come una sorta di "consacratio
ad limina", a ridosso delle imminenti elezioni politiche e dopo mesi di estenuante
campagna elettorale mediatica senza esclusioni di colpi. L'ospite che giunge
in Vaticano, dopo essersi paragonato a Napoleone, il 12 febbraio 2006 ad
Ancona in un infinito comizio ai suoi sostenitori ha superato il segno della
normalità psicologica e della decenza morale, affermando testualmente: "Io,
il Gesù della politica, una vittima paziente, mi sacrifico per tutti". Nelle
precedenti politiche del 1993 ebbe a presentarsi come il "Messia", inviando
i suoi sostenitori come "missionari e apostoli". Mai uomo politico intelligente
o sprovveduto era mai arrivato a tanto.
Nulla da eccepire se l'udienza capitasse in tempi normali o non sospetti.
In queste circostanze e condizioni, la visita è programmata da parte italiana
con fini strumentali: essa serve al capo del governo per potersi accreditare
come "consono" alla Chiesa cattolica a differenza del suo rivale, Romano
Prodi, che da cattolico serio e "adulto" non usa la religione come strumento
populista di infima propaganda. Egli, infatti, si è incontrato con il card.
Vicario, Camillo Ruini, nel più assoluto riserbo.
Se Lei dovesse ricevere Berlusconi in udienza, di fatto, anche senza volerlo,
si schiererebbe con una parte e il gesto più eloquente di ogni parola contraddirebbe
quanto Lei afferma nella sua prima enciclica: "La Chiesa non può e non deve
prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più
giusta possibile" (28/a).
Con questa visita, anche contro la Sua volontà, il Papa rischia di accreditare
un uomo che ha diviso la nazione invece di unirla, come richiedeva la sua
funzione. Il presidente del consiglio italiano si definisce cattolico, ma
non esita a distruggere lo stato sociale, impoverendo ancora di più i poveri
e favorendo i ricchi. Al contrario, egli ha triplicato il suo patrimonio
facendosi approvare leggi su misura contro ogni legittimità giuridica. Interi
settori della popolazione che fino a ieri vivevano una vita dignitosa, oggi
vengono nelle parrocchie a chiedere aiuto per arrivare alla fine del mese.
Questo stato di cose incide e condiziona non solo la qualità, ma anche l'esistenza
stessa della famiglia che Berlusconi ben conosce, giacché, da "buon cattolico"
usufruendo del divorzio, ha fatto una duplice esperienza familiare. Ci risulta,
a proposito, che da alcuni giornali specializzati in "gossip" si è fatto
fotografare mentre fa la Comunione, contravvenendo così ad una chiara norma
della Chiesa sull'accesso dei divorziati ai sacramenti e lasciando nello
sconcerto la massa di cattolici, spesso divorziati senza colpa, che sono
indotti a pensare che il Sig. Berlusconi abbia avuto uno sconto dalla Chiesa
in quanto ricco e potente.
Il presidente del consiglio dei ministri dovrebbe essere un modello per
l'intera nazione e invece assistiamo ad una sistematica denigrazione della
giustizia e delle istituzioni pur di salvarsi dai processi per accuse gravissime
come la corruzione di giudici, divulgando tra la popolazione non solo il
senso dell'illegalità, ma anche la convinzione che le leggi siano lacci per
i polli che i furbi sanno evitare. Anche il Papa si sarà chiesto come mai
un uomo prudente e saggio come il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio
Ciampi, si sia rifiutato di firmare in prima istanza, a norma della Costituzione,
tutte le leggi qualificanti l'azione di questo governo, dichiarate "palesemente
incostituzionali".
La vittoria delle elezioni si giocherà sul filo del rasoio perché il capo
del governo ha voluto e ha fatto approvare una legge elettorale su sua misura.
In subordine, in caso di sconfitta, che gli istituti demoscopici non escludono,
egli vuole rendere l'Italia ingovernabile, in base al principio del "muoia
Sansone con tutti i Filistei" (Gdc 16,30). Da vero statista. Al Papa non
può sfuggire il particolare che il Sig. Berlusconi sia proprietario di tre
reti tv e disponga delle altre tre pubbliche, avendo così dalla sua l'intera
flotta mediatica, supportata da giornali di proprietà o compiacenti e asserviti
mediante il meccanismo perverso della distribuzione delle quote pubblicitarie.
In un momento così grave e delicato per l'Italia, molti cattolici chiedono
al Papa di non prestarsi anche involontariamente a questo gioco che a molti
appare demagogico, populista e dissacratore, perché basato sul principio
machiavelliano, immorale per l'etica cattolica, che il fine giustifichi i
mezzi. Chiediamo al Papa che "almeno" per opportunità politica non riceva
il capo di una fazione politica, nel momento in cui la legge italiana impone
una reale par condicio che il capo del governo ha eluso e aggirato a piene
mani e anche ostentatamente. In subordine chiediamo che riceva insieme i
due capi dei poli opposti e faccia loro una autentica lezione di comportamento
etico anche in campagna elettorale, senza dimenticare di ricordare i principi
fondamentali della "Dottrina sociale della Chiesa" che ha come fulcro il
"bene comune" dell'intera Nazione.
Desideriamo informare il Papa che molti, moltissimi fedeli sono impressionati
per il silenzio della gerarchia cattolica italiana di fronte ad eventi e
scelte governative che gridano vendetta al cospetto di Dio, giacché ritengono
e pensano che essere cristiani sia incompatibile con il modello di governo
che questi cinque anni ci hanno riservato. Una "contradditio in terminis".
Molti di noi non sanno spiegarsi i motivi per cui partiti che dicono d'ispirarsi
ai principi cristiani abbiano potuto essere alleati succubi di questo esorbitante
e folcloristico potere che ha tenuto in scacco tutte le Istituzioni, a cominciare
dalla Suprema Carta costituzionale di cui è stato fatto scempio pur di saziare
gli appetiti delle singole fazioni che compongono la maggioranza attuale.

I partiti che fanno riferimento ai principi etici del cattolicesimo hanno
firmato una legge sull'immigrazione che nega i principi fondamentali della
fede cristiana, per sua natura universale e quindi aperta, con le necessarie
regole, all'accoglienza di disperati e affamati; i quali bussano alla porta
dell'occidente opulento che pure legge ogni domenica Mt 25, 31-46, là dove
il Signore si identifica con gli affamati, gli assetati, i carcerati, i forestieri.
L'ospite che arriva in Vaticano ha appena approvato e fatta varare dal parlamento
una legge immorale che concede a tutti i cittadini la licenza di uccidere
e di essere uccisi in nome di una malintesa sicurezza la cui custodia è affidata
alle pistole di una pericolosa giustizia "fai da te".
Al Papa chiediamo che non presti il fianco a dividere ancora di più i cattolici
che già sono frammentati in partiti e porzioni di partiti. Infine, chiediamo
che il Papa preghi per tutti gli Italiani perché possano scegliere con scienza
e coscienza, lasciandosi guidare non da interessi particolari, ma unicamente
dal bene comune della loro Nazione, all'interno del quale si realizza e si
compie anche il bene personale.
Lei stesso nella sua prima enciclica Deus Caritas est citando Sant'Agostino
ha scritto: "Il giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale
della politica. Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe
ad una grande banda di ladri, come disse una volta Agostino: "Remota itaque
iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?" (De Civitate Dei, IV,4).
Alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra
ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22, 21), cioè la distinzione
tra Stato e Chiesa o, come dice il Concilio Vaticano II, l'autonomia delle
realtà temporali (Gaudium et Spes, 36)".
Dio non voglia che il Papa permetta questa commistione diabolica e preservi
la Sede di Pietro da ogni calcolo di interesse e da basse strategie di strumentalizzazione
partitica e faziosa. E' una questione etica. E' un imperativo di decenza.
Con cordialità.
Paolo Farinella, prete - Genova

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Angelo Cifatte
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