[NuovoLab] don farinella al Papa: non riceva Berlusconi

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Szerző: brunoa01
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Tárgy: [NuovoLab] don farinella al Papa: non riceva Berlusconi
ECCO QUANTO SCRIVE DON PAOLO e, in allegato, la lettera:

Care Amiche e Amici,
dopo lunga e matura riflessione, confortata dal consiglio di molti amici, invio in allegato e di seguito una lettera aperta al papa Benedetto XVI con preghiera che non riceva Berlusconi in udienza a ridosso delle prossime elezioni politiche del 9-10 aprile. Sono a conoscenza di
movimenti sotterranei perché la visita abbia il più grande impatto mediatico.

Nessuno è tenuto a condividere la lettera, il suo tono, i suoi contenuti.

L'ho fatta leggere ad alcuni amici i quali hanno
suggerito alcuni aggiustamenti formali e qualche correzione di stile e contenuto. L'ho fatto. Quella che propongo è la lettera definitiva.

La spedisco a circa 600 indirizzi criptati, chiedendo di divulgarla più che sia possibile per lasciare libertà di scelta:

1) Chi condivide la lettera può collegarsi con il sito

http://minimalessandro.blogspot.com/2006/02/berlusconi-strumentalizzer-papa.html

che è di un amico, ALESSANDRO LOPPI che ospita sia la lettera che la raccolta di firme. In fondo alla lettera cliccare su Posta un commento e nello spazio bianco del riquadro che si apre apporre la propria firma nel seguente ordine:
Cognome, Nome, professione, Città.

2) Chi non condivide: può divulgarla lo stesso, lasciando ai suoi amici la libertà di firmare o non firmare e poi può cestinare la lettera ed eventualmente inviare una
email per essere cancellato dalla mia rubrica, dove finiscono una cinquantina di indirizzi ogni giorno: per quanto possa purificare, non sempre vi riesco.

3) La lettera aperta non è inviata solo ai cattolici o ai cristiani, ma a tutte le donne e gli uomini che hanno
a cuore la vita della Nazione oggi a rischio di sopravvivenza civile se dovesse andare in porto la riforma costituzionale aberrante che il governo ha promosso per pagare il pedaggio ai suoi servi-alleati. La lettera è aperta per dare modo a chiunque di poterla firmare ed
esercitare un diritto di democrazia diretta e senza mediazioni. E' possibile che molti non siano d'accordo sulla lettera o su alcuni aspetti di essa. A questi rispondo che io l'ho scritta così, se qualcun altro vuole e può fare meglio, lo faccia. Una cosa non è più lecita
moralmente: essere indifferenti e rassegnati.

4) Sono grato agli Avvocati del foro genovese che hanno raccolto oltre 30.000 firme per abrogare la modifica alla costituzione, ma qui abbiamo il dovere etico, razionale ed
evangelico di abrogare un governo che è stato ed è la vergogna del diritto e della giustizia sociale.

5) Alla chiusura della raccolta delle firme, che speriamo siano una valanga, invieremo una e-mail o spediremo in cartaceo (vedremo) con tutte le firme in Vaticano.
Vogliamo ed è un nostro diritto che il Papa resti fuori dal ring parossistico e beffardo di questa campagna elettorale già deformata in modo inverecondo da un presidente del consiglio che tutto è tranne
che un moderato. Nessuna strumentalizzazione deve essere tollerata da parte del Papa che è e deve restare "cattolico" cioè universale e non un
accessorio di una parte che non è la migliore del Paese.

Di seguito la lettera

Paolo Farinella prete - Genova

--- Fine messaggio inoltrato ---

A Sua Santità Benedetto XVI Città del Vaticano

Apprendiamo che a ridosso delle elezioni politiche italiane del 9 e 10 aprile 2006, Lei riceverà in visita ufficiale il presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, nell’ambito di una visita del Partito Popolare Europeo (Ppe). Molti dicono che questo incontro sia stato pensato e programmato dallo stesso interessato che vuole questa visita come una sorta di «consacratio ad limina», a ridosso delle imminenti elezioni politiche e dopo mesi di estenuante campagna elettorale mediatica senza esclusioni di colpi. L’ospite che giunge in Vaticano, dopo essersi paragonato a Napoleone, il 12 febbraio 2006, ad Ancona, durante un infinito comizio ai suoi sostenitori, ha superato il segno della normalità psicologica e della decenza morale, affermando testualmente: «Io, il Gesù della politica, una vittima paziente, mi sacrifico per tutti». Nelle precedenti politiche del 1993, ebbe a presentarsi come il «Messia», inviando i suoi sostenitori come «missionari e apostoli». Mai uomo politico intelligente o sprovveduto era mai arrivato a tanto.
Nulla da eccepire se l’udienza capitasse in tempi normali o non sospetti. In queste circostanze e condizioni, la visita è programmata da parte italiana con fini strumentali: essa serve al capo del governo per potersi accreditare come «consono» alla Chiesa cattolica a differenza del suo rivale, Romano Prodi, che da cattolico serio e «adulto» non usa la religione come strumento populista di infima propaganda. Egli, infatti, si è incontrato con il card. Vicario, Camillo Ruini, nel più assoluto riserbo.
Se Lei dovesse ricevere Berlusconi in udienza, di fatto, anche senza volerlo, si schiererebbe con una parte, e il gesto più eloquente di ogni parola contraddirebbe quanto Lei afferma nella sua prima enciclica: «La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile» (28/a).
Con questa visita, anche contro la Sua volontà, il Papa rischia di accreditare un uomo che ha diviso la nazione invece di unirla, come richiedeva la sua funzione. Il presidente del consiglio italiano si definisce cattolico, ma non esita a distruggere lo stato sociale, impoverendo ancora di più i poveri e favorendo i ricchi. Al contrario, egli ha triplicato il suo patrimonio facendosi approvare leggi su misura contro ogni legittimità giuridica. Interi settori della popolazione che fino a ieri vivevano una vita dignitosa, oggi vengono nelle parrocchie a chiedere aiuto per arrivare alla fine del mese. Questo stato di cose incide e condiziona non solo la qualità, ma anche l’esistenza stessa della famiglia che Berlusconi ben conosce, giacché, da «buon cattolico» usufruendo del divorzio, ha fatto una duplice esperienza familiare. Ci risulta, a proposito, che da alcuni giornali specializzati in «gossip» si è fatto fotografare mentre fa la Comunione, contravvenendo così ad una chiara norma della Chiesa sull’accesso dei divorziati ai sacramenti e lasciando nello sconcerto la massa di cattolici, spesso divorziati senza colpa, che sono indotti a pensare che il Sig. Berlusconi abbia avuto uno sconto dalla Chiesa in quanto ricco e potente.
Il presidente del consiglio dei ministri dovrebbe essere un modello per l’intera nazione e, invece, assistiamo ad una sistematica denigrazione della giustizia e delle istituzioni pur di salvarsi dai processi per accuse gravissime come la corruzione di giudici, divulgando tra la popolazione non solo il senso dell’illegalità, ma anche la convinzione che le leggi siano lacci per i polli che i furbi sanno evitare. Anche il Papa si sarà chiesto come mai un uomo prudente e saggio come il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, si sia rifiutato di firmare in prima istanza, a norma della Costituzione, tutte le leggi qualificanti l’azione di questo governo, dichiarate «palesemente incostituzionali».
La vittoria delle elezioni si giocherà sul filo del rasoio perché il capo del governo ha voluto e ha fatto approvare una legge elettorale su sua misura. In subordine, in caso di sconfitta, che gli istituti demoscopici non escludono, egli vuole rendere l’Italia ingovernabile, in base al principio del «muoia Sansone con tutti i Filistei» (Gdc 16,30). Da vero statista. Al Papa non può sfuggire il particolare che il Sig. Berlusconi sia proprietario di tre reti tv e disponga delle altre tre pubbliche, avendo così dalla sua l’intera flotta mediatica, supportata da giornali di proprietà o compiacenti e asserviti mediante il meccanismo perverso della distribuzione delle quote pubblicitarie.
In un momento così grave e delicato per l’Italia, molti cattolici chiedono al Papa di non prestarsi anche involontariamente a questo gioco che a molti appare demagogico, populista e dissacratore, perché appare basato sul principio machiavelliano, immorale per l’etica cattolica, che il fine giustifichi i mezzi. Chiediamo al Papa che «almeno» per opportunità politica non riceva il capo di una fazione politica, nel momento in cui la legge italiana impone una reale par condicio che il capo del governo ha eluso e aggirato a piene mani e anche ostentatamente. In subordine chiediamo che riceva insieme i due capi dei poli opposti e faccia loro una autentica lezione di comportamento etico anche in campagna elettorale, senza dimenticare di ricordare i principi fondamentali della «Dottrina sociale della Chiesa» che ha come fulcro il «bene comune» dell’intera Nazione.
Desideriamo informare il Papa che molti, moltissimi fedeli sono impressionati per il silenzio della gerarchia cattolica italiana di fronte ad eventi e scelte governative che gridano vendetta al cospetto di Dio, giacché ritengono e pensano che essere cristiani sia incompatibile con il modello di governo che questi cinque anni ci hanno riservato. Una «contradditio in terminis». Molti di noi non sanno spiegarsi i motivi per cui partiti che dicono d’ispirarsi ai principi cristiani, abbiano potuto essere alleati succubi di questo esorbitante e folcloristico potere che ha tenuto in scacco tutte le Istituzioni, a cominciare dalla Suprema Carta Costituzionale di cui è stato fatto scempio pur di saziare gli appetiti delle singole fazioni che compongono la maggioranza attuale.
I partiti che fanno riferimento ai principi etici del cattolicesimo hanno firmato una legge sull’immigrazione che nega i principi fondamentali della fede cristiana, per sua natura universale e quindi aperta, con le necessarie regole, all’accoglienza di disperati e affamati; i quali bussano alla porta dell’occidente opulento che pure legge ogni domenica Mt 25, 31-46, là dove il Signore si identifica con gli affamati, gli assetati, i carcerati, i forestieri. L’ospite che arriva in Vaticano ha appena approvato e fatta varare dal parlamento una legge immorale che concede a tutti i cittadini la licenza di uccidere e di essere uccisi in nome di una malin-tesa sicurezza la cui custodia è affidata alle pistole di una pericolosa giustizia «fai da te».
Al Papa chiediamo che non presti il fianco a dividere ancora di più i cattolici che già sono frammentati in partiti e porzioni di partiti. Infine, chiediamo che il Papa preghi per tutti gli Italiani perché possano scegliere con scienza e coscienza, lasciandosi guidare non da interessi particolari, ma unicamente dal bene comune della loro Nazione, all’interno del quale si realizza e si compie anche il bene personale.
Lei stesso nella sua prima enciclica Deus Caritas est, citando Sant’Agostino, ha scritto: «Il giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale della politica. Uno Stato che non fosse retto secondo giu-stizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri, come disse una volta Agostino: «Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?» (De Civitate Dei, IV,4). Alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22, 21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa o, come dice il Concilio Vaticano II, l’autonomia delle realtà temporali (Gaudium et Spes, 36)».
Dio non voglia che il Papa permetta questa commistione diabolica e preservi la Sede di Pietro da ogni calcolo di interesse e da basse strategie di strumentalizzazione partitica e faziosa. È una questione etica. È un imperativo di decenza.
Con cordialità.

Paolo Farinella, prete - Genova



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