[NuovoLab] TAV: stanno sparendo i fondi europei

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Szerző: antonio bruno
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Tárgy: [NuovoLab] TAV: stanno sparendo i fondi europei
liberazione, 21.2.06

L’eurodeputato Rc porta documenti ufficiali per dimostrare quello che ha
sempre sostenuto
Tav, Agnoletto: «I fondi Ue non ci sono»
Claudio Jampaglia
Milano Nostro corrispondente
Prima di dirlo ai giornali, ha voluto raccontarlo ai no-tav in occasione
del loro Forum dello scorso fine settimana: i famosi finanziamenti
dell’Unione europea non ci sono e l’accusa più risuonata nella valle contro
di loro - ci fate perdere il treno europeo - è caduta. Vittorio Agnoletto,
eurodeputato di Rifondazione, porta carte e numeri ufficiali per dimostrare
quello che ha sempre sostenuto, con una sorpresa: anche il governo lo
sapeva da dicembre, ma ha taciuto.


Come hai fatto a scoprirlo?

Lavoro sull’alta velocità in Val Susa da prima della campagna elettorale
del 2004, ma quando è esploso il conflitto con la comunità a fine novembre
scorso, ho provato a capire perché da una parte c’era la regione con
Mercedes Bresso e il governo che insistevano sulla dimensione e il
finanziamento europeo dell’opera, mentre a noi europarlamentari risultava
solo l’esistenza di una lista di 30 progetti prioritari a cui destinare
risorse nell’ambito del piano 2007-2013. Si trattava di capire dove stava
la verità ovvero se esistevano altri documenti. Così ci siamo messi a
chiedere e scartabellare, fino alla lettera di Costa del 15 febbraio che
conferma i dati raccolti fino a quel momento informalmente: i soldi non ci
sono.


Eppure la data del taglio più cospicuo delle risorse è del 15 dicembre,
ovvero una settimana dopo gli scontri in Val Susa?

In origine i fondi ammontavano a 20 miliardi di euro, il consiglio europeo
del giugno 2005 li riduce a dodici e quello del 15 dicembre li riduce a
sei. Il governo lo sapeva perché l’ha votato nel Consiglio europeo del 15
dicembre e anche il centrosinistra che spingeva sull’opera lo sapeva.
Difficile immaginare che il presidente della commissione trasporti non
abbia informato del taglio dei fondi i diretti interessati, Regione
Piemonte in primis. Come mai se questi dati erano a loro conoscenza da
dicembre sono stati tutti zitti, mentre la valle intera protestava? Perché
si è taciuto? Ne chiediamo conto a tutte le istituzioni.


Cosa propone allora il Presidente della Commissione trasporti Costa?

Tenta un’operazione incredibile: propone di finanziare solo cinque progetti
su 30, scartandone dodici perché non ancora iniziati o in fase ultimativa e
tra quelli rimasti sceglie quelli transfrontalieri con grandi barriere
naturali ovvero gli assi ferroviari Berlino-Palermo, Lione-Lubiana,
Parigi-Bratislava, Genova-Rotterdam e l’alta velocità del Sud-ovest
europeo. Tre su sei riguardano l’Italia tra cui la Torino-Lione e il terzo
valico Genova-Milano. Da notare che delle 30 opere prioritarie la
Torino-Lione, è tra le più indietro con il 5% degli investimenti già
avviati, per lo più in studi. Quindi, c’è già una contraddizione palese con
i criteri che salta agli occhi di chiunque. Ma anche ammesso che l’Europa
accetti una scelta così, i soldi non bastano nemmeno per questi sei
progetti. Togliendo anche il finanziamento previsto alle cosiddette tratte
nazionali, solo per il tunnel della Torino-Lione ci vogliono due miliardi.


E allora dove li prendono i soldi?

Per riuscire ad arrivare all’annunciato 30% del finanziamento delle sei
opere super prioritarie, la Commissione propone di mobilitare prestiti ad
hoc della Banca europea di investimento e si inventa una serie di
improbabile recuperi di fondi da altre voci già sacrificate o stanziate,
indicandone tre: dai fondi di Galileo (il sistema di navigazione
satellitare europeo, N. d. R.), dalla ricerca sul sistema di gestione dei
trasporti ferroviario e da quella per il sistema aereo. » come far uscire
un coniglio da un cappello. Non ci sono santi, con 6 miliardi si potrà al
massimo finire le opere in stato avanzato e per cui l’Europa ha già speso
molto.


E allora come finirà?

A meno che ci dicano che l’Italia mette tutti i soldi e non immaginiamo da
dove visto che anche la parte nazionale della tratta è in ritardo, siamo
ormai oltre al dibattito pro e contro sull’opera, la discussione non esiste
più. Se questi sono i dati, l’unica opportunità vera per non perdere almeno
una parte piccola del finanziamento è utilizzarla al meglio e riprendere il
progetto delle Ferrovie italiane e francesi per il potenziamento della
linea esistente portando al raddoppio il traffico nominale di merci sulla
linea. Il problema è se si troverà qualcuno dalle parti del centrosinistra
che vorrà discutere davvero dei vantaggi e degli svantaggi dell’opera.
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Alta velocità, svelato l’imbroglio:
l’Ue taglia i fondi, ma nessuno lo dice
Claudio Jampaglia
Ci hanno sempre detto che l’alta velocità in Val Susa era imprescindibile
per l’Europa, che il 30% dei fondi veniva dall’Unione e non si poteva dire
“no” alla grande rete dei corridoi merci del futuro e non era vero. O
meglio lo era nelle intenzioni, non nei fatti. Lo ha scoperto
l’europarlamentare di Rifondazione Vittorio Agnoletto, andando in cerca dei
famosi finanziamenti e scoprendo che lo scorso 15 dicembre il Consiglio
europeo, presieduto dalla Gran Bretagna, con il governo italiano al tavolo,
ha tagliato i fondi per le opere dei corridoi della metà. Li avevano già
quasi dimezzati nel giugno del 2005 e alla fine dei 20 miliardi di euro per
trenta progetti prioritari tra cui la Torino-Lione (e la Palermo-Berlino e
il terzo valico della Genova-Milano) restano sei miliardi. Solo la parte
internazionale della Torino-Lione ne costa sulla carta 9,7. Un bel
problema, tanto che il presidente della Commissione politiche regionali e
trasporti dell’Europarlamento, l’italiano Paolo Costa, scrive il 15
febbraio al collega del budget che «l’intero programma per la Rete
trans-europea dei trasporti è degradato a un casuale insieme di lavori
pubblici», «un collage di progetti disgiunti». In poche parole: rischia di
saltare tutto.

Paolo Costa, ex ministro del Lavori pubblici nel governo Prodi e sindaco di
Venezia fino al 2005, propone allora una lista ristretta di sei progetti
(tra cui i tre italiani), escludendo l’Atene-Budapest, il multimodale tra
Portogallo e Spagna, i collegamenti nel Nord Europa o tra Irlanda, Gran
Bretagna e Benelux: opere avviate col 50% dei finanziamenti già in campo. A
parte la difficoltà di giustificare la centralità degli assi prescelti e
dei valichi italiani rispetto al resto d’Europa, i soldi non basterebbero
nemmeno per le sei grandi opere benedette. Bisognerà escludere dal conto le
tratte nazionali e poi andare a caccia di prestiti dalla Banca europea
degli investimenti e tagliare i fondi alla ricerca sui sistemi di gestione
ferroviaria e del trasporto aereo. E ancora ne mancano.

A parte l’impegno di Costa per salvare il salvabile, dal suo punto di
vista, le carte europee dicono che il governo sapeva dei tagli e
presumibilmente anche la parte del centrosinistra più coinvolta nell’opera
ne era a conoscenza, ma nessuno ha detto niente. Una settimana dopo i
blitz, le manifestazioni e i blocchi della circolazione, i feriti e gli
scontri, il governo sapeva che i soldi europei al meglio erano un terzo e
continuava a dichiarare «si farà che piaccia o no». Sapeva quando decine di
migliaia di persone a Torino sfilavano con i valsusini, a braccetto di una
ventina di sindaci francesi. Sapeva quando lanciava l’allarme “eversione”
per le Olimpiadi. Sapevano, ma sono stati zitti. Eppure sarebbe bastato
poco senso di responsabilità per dire: «L’Europa sta rivedendo i
finanziamenti al ribasso, dovremo ridiscutere la fattibilità finanziaria
dell’opera». Bastava questo, nessun vinto e vincitore, ma trasparenza e
confronto, ciò che non si è mai dato. Ora non resta che riconoscere la
ragionevolezza dei cittadini e dei sindaci della valle e cercare di salvare
i fondi per il potenziamento della linea esistente con il raddoppio delle
merci su rotaia a un decimo del costo. Basta chiamarlo corridoio e
cancellare la parola tunnel.
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