[NuovoLab] sulle elezioni palestinesi

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著者: dario rossi
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To: forumgenova
題目: [NuovoLab] sulle elezioni palestinesi
carissimi
> vi allego il testo di una intervista che mi ha fatto Hamza Piccardo
> presidente dell'UCOI
> al rientro dalla palestina. Se riesco vi faccio un resoconto più
> dettagliato.

All'aeroporto al momento del rientro, i militari mi hanno fatto vedere i
sorci verdi (sorci filo hamas).
alla fine li ho coperti di insulti, e questo li ha presi in contropiede
perchè non se lo aspettavano.......
comunque mi hanno perquisito così a lungo che è stata ritardata la partenza
dell'aereo.
Alla spedizione hanno partecipato anche un bel gruppetto dei giovani
comunisti della BURIDDA, DEL TDN nonchè l'inossidabile Haidi Giuliani.
Anche qualcuno di loro ha subito un trattamento "speciale" all'aeroporto.
evidentemente abbiamo dato un po di fastidio, il che è già un successo.
Dario
>
> ----- >
>>
>> La vittoria del partito islamico Hamas - Movimento di resistenza
>> islamica -, nelle recenti elezioni palestinesi, ha portato alla ribalta
>> il
>> ruolo fondamentale assunto ormai da anni dalle numerose associazioni
>> caritatevoli nel sostegno materiale e morale della popolazione.
>>
>> Un gruppo di trenta italiani, tra cui l'avvocato genovese Dario Rossi al
>> seguito di Action for Peace, si è recato nei Territori palestinesi per
>> seguire la corsa elettorale e per visitare alcune di queste
>> organizzazioni.
>>
>>
>>
>> Avvocato Rossi, come si sono svolte le elezioni?
>>
>> "Abbiamo visitato varie città palestinesi: Jenin, Hebron, Tulkarem,
>> Nablus, Ramallah, Betlemme, ecc. Eravamo divisi in gruppi di dieci
>> persone
>> ciascuno, per monitorare ciò che succedeva nei seggi elettorali, ma anche
>> nei check-point. Da una parte volevamo constatare se le operazioni di
>> voto
>> avevano uno svolgimento regolare, dall'altra se l'esercito israeliano
>> ostacolava la libera circolazione e con essa l'accesso alle sedi
>> elettorali. Per ciò che riguarda voto e operazioni di scrutinio, tutto si
>> è svolto nella piena regolarità".
>>
>> E da parte israeliana?
>>
>> "Hanno dato fastidio, soprattutto nei check-point. Ad esempio, in
>> prossimità di Nablus alcune persone hanno avuto l'accesso bloccato;
>> altre,
>> invece, sono passate grazie all'intervento degli osservatori presenti.
>> Ostruzionismo assolutamente ingiustificato, come lo sono tutte le
>> limitazioni nella libertà di circolazione. Da altre parti sono stati
>> chiesti i documenti a tutti quelli che andavano a votare, quindi
>> l'identificazione era a scopo intimidatorio. Per il resto, ho notato una
>> grande correttezza da parte palestinese, anche nelle manifestazioni in
>> piazza. I militanti dei vari partiti si mescolavano tra loro, con
>> tranquillità e per far festa, senza tensioni".
>>
>> E dopo la vittoria di Hamas?
>>
>> "Il giorno dopo ci sono state manifestazioni, sia di al-Fatah sia di
>> Hamas, ma senza atteggiamenti ostili. I militanti di al-Fatah hanno
>> protestato contro i leader del proprio partito accusandoli di essere la
>> causa della sconfitta.
>>
>> Quanto all'uso di armi, come si è visto su tv e giornali, bisogna dire
>> che
>> era "scenografico". Lì ce le hanno tutti e si spara in aria. Sono un po'
>> parte del folclore, un po' dell'auto-difesa personale in uno stato sotto
>> permanente occupazione".
>>
>> Come è stata accolta dalla popolazione la vittoria di Hamas?
>>
>> "I militanti o simpatizzanti di al-Fatah sono preoccupati e delusi: il
>> timore è che, trattandosi di un partito a base religiosa, possa far
>> prevalere questa componente sugli aspetti della vita politica. Ma non
>> credo ci possa essere questo rischio: la popolazione palestinese ha una
>> cultura e una tradizione piuttosto radicate, di cui Hamas è cosciente.
>>
>> Dall'analisi della vittoria di Hamas si desumono alcuni elementi: a) essa
>> è stata determinata da un'adesione totale al movimento; b) attraverso le
>> istituzioni caritatevoli islamiche, Hamas interviene sulla popolazione a
>> livello assistenziale, sociale ed economico. Questo fatto, importante, è
>> riconosciuto e apprezzato dagli ampi strati della popolazione palestinese
>> che vivono in condizione di indigenza; c) la componente di protesta
>> contro
>> la politica di al-Fatah è stata molto forte".
>>
>> Dal punto di vista sociale, quale le è sembrato il ruolo delle varie
>> realtà assistenziali islamiche?
>>
>> "Ho potuto constatare che sono davvero centri di assistenza. Sono stato
>> in
>> quello di Hebron - l'Islamic caritable society -, dove lavorano circa 200
>> persone prestando assistenza a 1700 orfani. E' molto grande e con
>> diramazioni in varie città palestinesi. E' un tipo di organizzazione
>> simile alla nostra Caritas. Ho trovato persone in giacca e cravatta
>> dietro
>> a scrivanie; uffici, mense, refettori, luoghi di ricreazione, pulmini per
>> portare i bambini in giro, ecc. Viene finanziata da ong e enti pubblici,
>> italiani e stranieri, tra cui la Abspp, l'Associazione benefica di
>> solidarietà con il popolo palestinese, con sede a Genova.
>>
>> Un'altra realtà è il "Comitato Zakat", a Nablus. Sono comitati molto
>> famosi e presenti in tutte le città palestinesi. Anche questi vengono
>> paragonati un po' alla nostra Caritas, e portano avanti attività di
>> assistenza sociale diffusa nei confronti di orfani e del resto della
>> popolazione. Ho conosciuto il presidente dell'ufficio di Nablus, che è
>> anche l'imam della principale moschea della città e direttore di
>> un'industria di produzione di latte e latticini - di cui è proprietario
>> il
>> "Centro Zakat" (è una sorta di cooperativa). Sono stati molto cordiali,
>> mi
>> hanno fatto vedere tutti i documenti. I finanziamenti dell'Abspp sono
>> destinati al sostegno di una quarantina di orfani".
>>
>> A proposito di Abspp, qualche settimana fa il Corriere della Sera ha
>> pubblicato due articoli in cui dichiarava che l'associazione genovese
>> mandava soldi alle famiglie dei kamikaze islamici in Palestina. Secondo
>> lei ci sono elementi che possano confermare tali accuse? Che fine fanno i
>> soldi raccolti in Italia?
>>
>> "Ritengo si tratti di accuse diffamatorie. Ho provato a fare questo
>> discorso sugli 'orfani dei kamikaze' ai miei interlocutori nelle varie
>> associazioni da me visitate: mi hanno risposto che 'assistono gli orfani
>> in quanto tali' e che non vanno a discriminare questo o quel bambino in
>> base a come sono morti i genitori. Non è un buon motivo per abbandonare a
>> se stesso un minore, che può diventare così un emarginato e un
>> delinquente
>> e costituire un pericolo per la società. I piccoli non devono pagare le
>> colpe dei grandi. In secondo luogo, mi hanno fatto notare che l'età media
>> dei kamikaze è molto giovane e che non può trattarsi di 'genitori'. Chi
>> ha
>> famiglia non fa questa scelta. Dunque, trovare un orfano di un kamikaze è
>> raro. Mi hanno anche riferito che Israele riconosce solo le associazioni
>> che garantiscono di non assistere le famiglie dei kamikaze, ma ovviamente
>> nessuna è disposta a fare una tale dichiarazione. Comunque, per
>> rispondere
>> alla sua domanda, l'Abspp contribuisce soltanto all'assistenza di orfani,
>> insieme a tante altre organizzazioni umanitarie, palestinesi, italiane e
>> di altri paesi. E sono molto stimate e apprezzate dalla popolazione
>> locale".
>>
>> Aiutano concretamente la gente?
>>
>> "Certo. Sono centri di assistenza, caritatevoli, ma sono anche legati
>> alle
>> attività religiose delle moschee, proprio come le nostre organizzazioni
>> cristiane a sfondo sociale. In un Paese dove il 70% della popolazione
>> vive
>> sotto il livello della povertà ed è sostenuta da queste organizzazioni, è
>> comprensibile che, nel momento in cui si presentano alle elezioni,
>> vengano
>> votate in massa. Offrire assistenza e mezzi di sostentamento crea fiducia
>> e seguito".
>>
>> Eppure, i media occidentali non sembrano capire che c'è un rapporto di
>> causa-effetto tra la vittoria di Hamas e la dura situazione in cui vivono
>> i palestinesi, sostenuti solo da ong e organizzazioni caritatevoli.
>>
>> "Non è che non capiscano, non vogliono proprio capire. Si fa di tutto per
>> travisare, per fare della disinformazione. Prendersela con queste
>> associazioni benefiche è voler diffamare un'attività puramente
>> assistenziale, senza portare alcun riscontro del contrario.
>>
>> La forte limitazione nelle libertà di movimento e di commercio, imposte
>> dal governo israeliano a tutto il territorio palestinese, ha enormemente
>> impoverito una popolazione che è sempre stata attiva e laboriosa. Se per
>> fare 40 chilometri non sai se arriverai a destinazione, perché ci sono
>> tre
>> check-point e dovrai aspettare ore e ore, come fai a portare avanti
>> attività produttive? A Jenin, per esempio, c'è gente che è ridotta alla
>> fame, senza fonti proprie di sussistenza, ed è sorretta da ong,
>> palestinesi e straniere, e associazioni benefiche. Le realtà
>> assistenziali
>> sono veramente tantissime".
>>
>> Non c'è il rischio che questi fondi vengano bloccati?
>>
>>"Il rischio c'è. La Palestina è sotto assedio. Per esempio, ho visitato
>>un'organizzazione sanitaria che aveva il compito di prestare assistenza
>>medica gratuita ai palestinesi indigenti. Ebbene, Israele si è rivolto a
>>un
>>ente bancario internazionale che ha poi ordinato alla banca palestinese di
>>chiudere il conto di questa associazione. L'accusa è sempre la stessa:
>>prestare assistenza a orfani di kamikaze. Ma un ospedale è un ospedale..".
>> "In verità, nella creazione dei cieli e della terra e nell'alternarsi
>> della notte e del giorno, ci sono certamente segni per coloro che hanno
>> intelletto" Corano III, 190
>>
>>
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