[Lecce-sf] No ai ghetti di Israele in Palestina 18 febbraio …

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Szerző: Pierpaolo Biata
Dátum:  
Címzett: Juan rebelde, Lecce sf
CC: coll. università
Tárgy: [Lecce-sf] No ai ghetti di Israele in Palestina 18 febbraio 06
Diffondete a tutti i vostri contatti!!!
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Iniziative in preparazione della Manifestazione Nazionale
(in fondo troverete l'appello del Forum Palestina)

DOMENICA 12 FEBBRAIO ore 20:00 cena sociale.
La cena a base di piatti tipici etnico_palestinesi
si consumerà in Via Pio XII n 25 (Castromediano)
presso la sede de "Il Cantiere".

MARTEDI 14 FEBBRAIO dalle 10:00 alle 20:00
Mostra fotografica contro il muro in palestina e proiezione delle diapositive "Stop the Wall".

MERCOLEDI 15 FEBBRAIO ORE 20:00 cena sociale.
La cena a base di piatti tipici etnico_salentini
si consumerà in Vico Verrienti (Veglie) presso la sede del circolo di Rifondazione Comunista "Peppino Impastato".

Il contribbuto per prendere parte alle cene sociali è di €7,00.

La partenza per Roma è prevista per VENERDì 17 ore 24:00 dall'Hotel Tiziano il costo del pulman sarà approssimativamente di €15,00.

Per info e adesioni:
Pati 3398277593
pierpaolobiata@???
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No ai ghetti di Israele in Palestina
Uno Stato palestinese adesso

Appello per la convocazione di una manifestazione nazionale
al fianco della Palestina a Roma il 18 febbraio
In soli diciannove giorni di dicembre, diciassette palestinesi sono stati uccisi dalle forze armate israeliane. Negli ultimi mesi del 2005 il governo israeliano - lo stesso che ha deciso il “ritiro” da Gaza - ha autorizzato la costruzione di 1100 appartamenti negli insediamenti coloniali israeliani in Cisgiordania: a Maale Adumim, a Beitar Illit, a Efrat, a Noqdim, ad Ariel.
Il Rapporto “insabbiato” dei diplomatici europei su Gerusalemme, afferma testualmente che “le politiche israeliane “dimostrano chiaramente l’intenzione di Israele di trasformare l’annessione di Gerusalemme in un fatto concreto”. Sempre secondo il Rapporto dell’Unione Europea, l’espansione dell’insediamento coloniale di Maale Adumim nella cosiddetta area “E1” a est di Gerusalemme “minaccia di completare l’accerchiamento della città con insediamenti israeliani dividendo la Cisgiordania in due aree geografiche separate”. Il Muro dell’apartheid continua ad essere costruito all’interno dei territori palestinesi occupati nonostante le proteste dei palestinesi e degli attivisti antiapartheid israeliani, le condanne della Corte Internazionale dell’Aja e delle Nazioni Unite.
Gli ipocriti e i guerrafondai continuano a definire tutto questo “uno spiraglio nei negoziati” e ad esaltare l’ex premier israeliano Sharon come “uomo di pace”. I fatti ci dicono esattamente il contrario.
I fatti ci dicono che Israele sta procedendo all’annessione di Gerusalemme e di parte della Cisgiordania palestinese. Sempre i fatti ci dicono che la striscia di Gaza è ancora occupata e blindata in tutti i suoi confini (inclusi quelli con l’Egitto, controllati dalla gendarmeria internazionale), che il suo mare è impraticabile per i pescatori palestinesi (solo a dicembre ne sono stati uccisi tre), che Gaza è bombardata quotidianamente dall’aviazione e dall’artiglieria israeliane.
La realtà della Palestina nel suo complesso ci dice che il progetto di Sharon e delle autorità israeliane è quello di dividere e rinchiudere i palestinesi in ghetti-bantustan separati tra loro e liquidare così definitivamente ogni ipotesi di uno Stato Palestinese La realtà della Palestina nel suo complesso ci dice che il progetto di Sharon e delle autorità israeliane è quello di dividere e rinchiudere i palestinesi in ghetti-bantustan separati tra loro e liquidare così definitivamente ogni ipotesi di uno Stato Palestinese indipendente, sovrano e sicuro nei territori occupati del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale.
Al contrario, occorre sostenere con forza che lo Stato palestinese indipendente deve nascere adesso, su confini certi, riconosciuti e rispettati sia da Israele che a livello internazionale. Uno Stato Palestinese adesso creerebbe le condizioni minime per poter affrontare i problemi irrisolti che ostacolano una pace fondata sulla giustizia in Medio Oriente. Questi problemi sono noti all’agenda politica internazionale da decenni e contenuti nelle risoluzioni dell’ONU sulla Palestina: il ritiro degli insediamenti coloniali israeliani dai territori palestinesi occupati nel 1967, lo status internazionale di Gerusalemme, il riconoscimento del diritto al ritorno per i profughi palestinesi, la liberazione dei prigionieri politici palestinesi, la sicurezza reciproca tra palestinesi e israeliani.
Infine, ma non per importanza, occorre riaffermare con forza che il posto della sinistra italiana è apertamente al fianco dei palestinesi e a sostegno delle forze antifasciste e antimilitariste israeliane. La sinistra italiana non può schierarsi con Sharon e il suo progetto colonialista di annessione e disgregazione della Palestina. Solo una concezione colonialista della democrazia può abdicare al fatto che Israele è a tutt’oggi uno Stato “democratico” solo verso una parte dei propri cittadini, ma ha un rapporto di esclusione, discriminazione, repressione sociale e razziale nei confronti di tutti gli altri, inclusi gli arabi con cittadinanza israeliana.
Le chiavi di una pace giusta in Medio Oriente sono ancora una volta in Palestina. Il tentativo statunitense ed israeliano di trasformare il Medio Oriente (dalla Palestina all’Iraq, dal Libano alla Siria) in un immenso “territorio occupato” dalle vecchie e nuove potenze coloniali, deve e può essere fermato.
La resistenza palestinese, irachena, libanese lo stanno già facendo. Cosa intendono fare concretamente la sinistra italiana, le forze democratiche e progressiste europee? Riteniamo che le prime cose da fare siano la revoca dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele e il ritiro immediato del contingente italiano dall’Iraq.
Per questo è tempo di scendere nuovamente in piazza al fianco del popolo palestinese, per una pace in Medio Oriente fondata sulla giustizia e per ricollocare la sinistra italiana al posto giusto nello schieramento internazionale.
Per questo è giusto essere al fianco degli studenti e degli attivisti di Torino, Firenze e Pisa criminalizzati per aver contestato legittimamente e pacificamente rappresentanti dello Stato di Israele, così come è giusto opporsi alla pratica delle “liste nere” dell’Unione Europea, che considerano “terroriste” le organizzazioni della resistenza palestinese.

Per questo è stata convocata una manifestazione nazionale
per la Palestina sabato 18 febbraio a Roma