[NuovoLab] Da Hamas

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Autore: Elisabetta Filippi
Data:  
To: forumgenova
Oggetto: [NuovoLab] Da Hamas
Per conoscenza. Ricevo ed inoltro.

Elisabetta

1. HAMAS: AGLI EBREI DICIAMO
parla Khalid Mish'al, portavoce internazionale

da Notiziario del Campo Antimperialista ... 6 febbraio 2006 ...
http://www.antiimperialista.org



Inviataci dai nostri fratelli palestinesi pubblichiamo la prima
dichiarazione ufficiale della direzione politica di Hamas, rilasciata a
Damasco da Khalid Mish'al. Ognuno comprendera' la sua strordinaria
importanza. Non solo per Israele e le potenze che pretendono di determinare
l'evoluzione della situazione in Medio Oriente ricattando il popolo di
Palestina per imporgli accordi-bidone, ma pure per tutti coloro il cui cuore
batte per la sua causa.


«E' riconosciuto che i palestinesi sono tra i popoli piu' politicizzati ed
educati del mondo. Quando si sono recati alle urne essi erano ben
consapevoli di cosa gli si proponeva e coloro che hanno votato per HAMAS
sapevano cosa volevamo. Essi hanno scelto HAMAS per la sua promessa di non
svendere mai i legittimi diritti del popolo palestinese e per il suo
programma di riforme. C'erano stati vari avvertimenti, locali e
internazionali, affinche' non si votasse per un'organizzazione bandita dagli
USA e dalla Unione Europea come terrorista, che l'eventuale voto per HAMAS
avrebbe implicato la cessazione degli aiuti dall'estero.

Il giorno che HAMAS ha vinto le elezioni democratiche in Palestina, i regimi
"democratici" che guidano il mondo, hanno fallito l'esame di democrazia.
Invece di riconoscere la legittimita' di HAMAS come la rappresentanza
democraticamente scelta dal popolo palestinese, invece di approfittare
dell'opportunita' creata dai risultati e di appoggiare lo sviluppo di un
buon governo e porre fine al macello, Usa e Unione Europea hanno minacciato
i palestinesi di punizione collettiva per aver esercitato il loro diritto di
scelta dei propri parlamentari.
Noi stiamo per essere puniti semplicemente perche' resistiamo
all'oppressione e lottiamo per la giustizia. Quelli che minacciano di
imporre sanzioni a nostro popolo sono le stesse potenze responsabili delle
nostre sofferenze e che continuano a sostenere quasi incondizionatamente i
nostri oppressori. Noi, le vittime, siamo vilipesi mentre i nostri
oppressori sono coccolati. Gli USA e la UE potrebbero utilizzare il successo
di HAMAS per aprire un nuovo capitolo nelle loro relazioni con i
palestinesi, con gli arabi e i musulmani, per capire meglio un movimento
che invece vene visto attraverso le lenti dell'occupante sionista.

Il nostro messaggio agli USA e alla UE e' questo: il vostro tentativo di
costringerci a sbarazzarci dei nostri principi e della nostra lotta e' vano.
Il nostro popolo, che ha avuto migliaia di martiri, milioni di rifugiati,
che ha atteso 60 anni per tornare a casa; i nostri 9mila prigionieri
politici e di guerra nelle carceri israeliane; non hanno fatto tutti questi
sacrifici per niente.
HAMAS ha vinto prima di tutto a causa della sua fede inamovibile nella
vittoria. HAMAS e' immune alla corruzione, alle intimidazioni e ai ricatti.
Mentre siamo disposti ad avere relazioni amichevoli con tutte le nazioni,
non le cercheremo a spese dei nostri legittimi diritti. Noi abbiamo visto
come altre nazioni, inclusi i popoli del Vietnam e del Sudafrica, hanno
tenuto fede alla loro lotta per la liberta' e la giustizia fino alla loro
realizzazione. Non siamo diversi, la nostra causa non ha meno valore, la
nostra determinazione non e' meno profonda e la nostra pazienza non e' meno
grande.

Il nostro messaggio ai musulmani e alla nazione araba e' questo: voi avete
la responsabilita' di sostenere i vostri fratelli e le vostre sorelle
palestinesi, i cui sacrifici sono stati fatti anche per voi. Il nostro
popolo non ha bisogno di sperare in aiuti da parte di paesi che hanno
responsabilita' storiche e morali per la nostra situazione e i cui dollari o
euri sono offerti a condizioni umilianti. Ci aspettiamo da voi che
interverrete compensando il popolo palestinese per ogi eventuale tagli agli
aiuti, e vi chiediamo anche di porre fine a tutte le restrizioni ai danni
delle vostre societa' civili che vogliono raccogliere fondi per la causa
palestinese.

Il nostro messaggo ai palestinesi e' questo: il nostro popolo non e'
costituito solo da chi vive vive sotto statao d'assedio in Cisgiordania e a
Gaza, ma anche dai milioni che languono nei campi profughi del Libano, della
Giordania e della Siria; e dai milioni sparsi per il mondo e impossibilitati
a tornare a casa. Noi vi promettiamo che nulla al mondo ci distogliera' dal
perseguire l'obbiettivo della liberazione e del ritorno. Faremo ogni sforzo
per lavorare assieme a tutte le frazioni e alle istituzioni allo scopo di
mettere ordine nella nostra casa palestinese. Avendo vinto le elezioni
parlamentari, il nostro obbettivo a medio termine e' quello di riformare
l'OLP per rivitalizzare il suo ruolo come vero rappresentane del popolo
palestinese, senza discriminazion o eccezioni.

Il nostro messaggio ad Israele e' questo: noi non vi combattiamo perche'
avete un'altra fede o un'altra cultura. Gli ebrei hanno vissuto nel mondo
musulmano per 13 secoli in pace e in armonia; essi sono per la nostra
religione "il popolo del libro" che ha ricevuto un patto da Dio e il suo
messaggero Muhammad (la pace sia su di lui) ci ha chiesto di rispettare e
proteggere. Il nostro conflitto con voi non e' religioso ma politico. Non
abbiamo problemi con gli ebrei che non ci hanno attaccato. Il nostro
problema e' con coloro che sono venuti nella nostra terra, imponendosi con
la forza, distruggendo la nostra societa' ed esiliando la nostra gente.

Noi non riconosceremo mai il diritto di qualsiasi potenza di rubare nella
nostra terra, ne' quello di negarci i nostri diritti nazionali. Non
riconosceremo mai la legittimita' dello stato creato dai sionisti sul nostro
suolo. Non vogliamo espiare colpe per peccati commessi da altri o risolvere
problemi di altri. Ma se voi siete disposti ad accettare il principio di una
tregua a lungo termine, noi siamo pronti a negoziarne i termini. Hamas sta
porgendo una mano di pace a coloro che sono davvero interessati ad una pace
basata sulla giustizia.
Damasco, 31 gennaio 2006