Auteur: ANDREA AGOSTINI Date: À: forumgenova Sujet: [NuovoLab] albaro si ribella al cemento di tursi
dal mercantile di domenica 5 febbraio 2006
Dalle palazzine che "minacciano" via Padre Semeria e via Puggia, al silos
privato per 78 box in costruzione in via Puggia, agli insediamenti
residenziali che incombono su via Sacchi (per le case per la Finanza), e su
via Jenner, per chiudere in bellezza con il degrado di Villa Gambaro. Sono
le tappe della terza e ultima passeggiata contro le cementificazioni nel
levante genovese che ieri pomeriggio ha attraversato le vie di Albaro e, in
particolare, di Valletta Puggia. Ad organizzarla ancora una volta i
cittadini e le associazioni ambientaliste del levante, che avevano
organizzato anche le altre due passeggiate anti-cenemtificazioni a Nervi e
a Quarto. Ancora una volta nel mirino c'è soprattutto la norma del Puc
(Piano urbanistico comunale) che consente il trasferimento di volumi
demoliti in alcune zone della città - soprattutto a ponente e in
Valpolcevera - in altre zone, magari più appetibili, come sono appunto i
quartieri del levante appunto. "Ad Albaro zone inedificabili sono diventate
edificabili e adesso - denunciano cittadini e ambientalisti - si rischia
l'accerchiamento e l'erosione dell'unica area verde rimasta nel quartiere e
congiunta a Villa Gambaro, che è l'unico parco pubblico della zona anche se
fortemente degradato. Sono mesi - accusano - che l'assessore Gabrielli
(responsabile dell'Urbanistica a Tursi-ndr) promette la revisione di questa
norma che permette di deturpare le poche aree verdi del levante a solo a
beneficio dei costruttori, ma finora non ha fatto nulla".
E per dimostrare gli effetti sul paesaggio degli interventi che sono stati
fatti finora e che potranno essere realizzati in futuro, comitati e
ambientalisti hanno preparato un foto-montaggio che mostra, nella prima
foto in alto, la zona di via Puggia ex area Peirano - oggi Giacomazzi -
quando era ancora un uliveto, nella seconda foto l'ex vivaio com'è oggi, e
nella terza foto come potrà diventare domani "per effetto della variazione
del 2000 che ha trasformato la zona da area verde ed inedificabile a
edificabile, e dove si vogliono costruire due palazzine da 5 piani (anche
se è stata promessa una revisione del progetto), che sovrasteranno quella
più piccole sulla sinistra della foto e toglieranno la vista a quelle
attuali". E "la civica amministrazione - aggiungono - ha avuto il gusto di
proporre per i costruttori un onere urbanistico significativo: rimettere in
ordine villa Gambaro, cioè qualche migliaio di euro contro alcuni
milioni...".
dal giornale di genova di domenica 05-02-2006
Albaro si ribella al cemento di Tursi - di Francesco Gambaro -
Passeggiata ecologica contro la costruzione di palazzine in aree verdi dove
è stata concessa l’edificabilità
Francesco Gambaro
Da via Puggia a via Jenner, passando per villa Gambaro e forte San Martino.
È tutta racchiusa in questo fazzoletto di terra la rivolta di Albaro contro
la speculazione sulle aree verdi da parte dell'amministrazione comunale.
Dopo Nervi e Quarto, ieri è andata in scena la terza passeggiata
«ecologica» promossa da Legambiente e dal movimento per la difesa del
cittadino, insieme ai comitati di quartiere. Tutti pronti a salire di nuovo
sulle barricate contro la cementificazione selvaggia avallata dal Comune di
Genova.
A partire dal nuovo complesso residenziale che dovrebbe sorgere nell'area
compresa tra via Camilla, via Jenner e via Puggia. Il progetto originario
prevedeva la costruzione di tre palazzine di cinque piani ciascuna, con 40
abitazioni e un centinaio di box al posto del vivaio Peirano. Il tutto in
base a quella contestatissima norma,che consente di trasferire edifici
incompatibili da un quartiere all'altro della città, purchè non venga
stravolto l'ambiente circostante. Proprio quello che invece potrebbe
verificarsi in questo spicchio di terra, un tempo punteggiata da oliveti e
alberi secolari. Dopo l'altolà imposto l'aprile scorso dal parlamentino,
anche gli uffici di Tursi hanno bocciato il primo disegno perché «l'impatto
sulla zona sarebbe troppo pesante». Non solo: «Le nuove costruzioni non
avrebbero niente a che vedere con le palazzine limitrofe,oltre a essere
troppo ravvicinate tra loro». Ma su quest'area, vincolata a verde fino
all'ultimo piano regolatore (anno 2000), incombe già un nuovo progetto.
Dubbi e paure restano. «Anche se ci è stato garantito che le volumetrie
saranno ridimensionate. Ma non sappiamo ancora di quanto», rivela Laura
Casorati.
Non induce all'ottimismo neppure l'altro intervento edilizio previsto
qualche metro più in basso, precisamente in via Jenner. Qui esiste già un
studio planivolumetrico per costruire un complesso residenziale su quattro
piani, non lontano dal parco di villa Gambaro. Altra spina nel fianco dei
residenti. Quello che una volta era il polmone verde di Albaro, oggi
denuncia uno stato di pesante degrado. Nonostante la convenzione siglata
dal Comune con la società sportiva di via Jenner per aprire e chiudere i
cancelli e per la manutenzione del verde. Che è sempre meno. La situazione
non migliora risalendo la china. Sempre in via Puggia (sulla carta di
«particolare interesse paesaggistico») una concessione edilizia risalente
al 16 dicembre 2004 ha spalancato le porte a un mega parcheggio privato su
tre piani,con 78 box. I lavori sono cominciati nell'aprile 2005. Ma oggi si
può «ammirare» solo una voragine, al posto delle fasce di ulivi e degli
alberi da frutto di una volta. Tanto che Elena Morchio parla senza mezzi
termini di «scempio». Difficile darle torto.
Ma non è ancora finita. Già perché altri lavori presto interesseranno la
vicina via Semeria. C'è un progetto approvato con delibera del 14 aprile
2005 di trasformare alcuni casolari di proprietà dei padri Barnabiti in
unità abitative su tre piani.Ultima tappa in via Sacchi: anche qui
polemiche come se piovesse, dopo che i residenti sono venuti a conoscenza
dei lavori per costruire una quarantina di alloggi destinati alle famiglie
delle Fiamme gialle, lungo la strada che conduce al forte di San Martino.
«Dove un tempo esisteva un bosco e un acquedotto», puntualizza Enrica
Sciutto a nome del comitato di via Sacchi, pronto a rivolgersi al Tar. Ce
n'è abbastanza perché Andrea Agostini (Legambiemente) parli senza mezzi
termini di «incredibile speculazione edilizia in una zona dove il verde
pubblico dovrebbe essere mantenuto e non sacrificato per costruire nuove
palzzine che non sono necessarie».