[Forumlucca] I: [decrescita] dico pure io la mia..

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Auteur: Elena Bertoli
Date:  
À: forumlucca
Sujet: [Forumlucca] I: [decrescita] dico pure io la mia..

Dalla mailing list decrescita.
Ciao
Elena

-----Messaggio originale-----
Da: irenevisani@??? [mailto:irenevisani@interfree.it]
Inviato: martedì 31 gennaio 2006 21.55
A: decrescita@???
Oggetto: [decrescita] dico pure io la mia..



>GRAZIE A TUTTI


Vorrei Ringraziare tutti i partecipanti, silenziosi e non,
di questa mainling list...
Da Dicembre a questa parte stanno circolando idee, pur con qualche
problema. Finora leggevo silenziosa, ma le ultime mail, Simona, Claudio,
lo scritto di Vandana shiva, e tutte le precedenti, mi spingono a dire
la mia. HO Diviso in paragrafi per rendere più decente la lettura, io
stessa mi son spaventata da quanto ho scritto.


L’UNIVERSITA’ CHE VIVO

Io frequento l’università di bologna,
un corso chiamato “sviluppo e cooperazione locale e internazionale”
Questo ormai è il mio quarto anno. In teoria il mio corso forma persone
sensibili e competenti su questi temi che poi
Finiscono in ONG, organizzazioni non governative appunto per lo
“sviluppo” dei cosidetti paesi poveri, fino alle istituzioni economiche
classiche più rinomate e famigerate, ma anche semplicemente persone che
si impegnano sul piano locale, nel sociale e nel volontariato, nella
ricerca e nell’informazione, nell’attivismo politico fuori e dentro i
partiti, eccetera.

Tuttavia,
in un corso organizzato come la nuova riforma comanda,
cioè 3 anni seguiti poi da una specialistica di due,
Non trovo un serio dibattito che metta in discussione il modello di
sviluppo dominante,

Sul versante tecnico L’aiuto che si può portare ai “paesi Poveri” è
chiaramente un tentativo di copia e incolla tracciato sul sentiero delle
economie occidentali. Inoltre Noi, ricchi, promuoviamo di continuo
un’immaginario di vita vincente grazie a un forte benessere materiale
sempre in crescita.

DA un punto di vista prettamente economico è una valle di lacrime. Non
voglio tediarvi con ciò che ci insegnano in merito, ma la situazione è
grave. Dov’è il dibattito in università? Come studenti ci interroghiamo,
ma spesso non riceviamo risposte. Certo, I limiti allo sviluppo
esistono, Occorre prudenza, La storia,la scienza politica, la sociologia
(non sempre ma ci sono prof illuminati) ci aprono gli occhi. Però
davvero, spesso ci troviamo a dover auto-organizzare il nostro sapere.

La concezione di sviluppo ( pur sostenibile) che ci insegnano a
perpetrare rimane saldamente ancorata ai dogmi dell’economia, del PIL,
della crescita, l’ordine dei conti macroeconomici, ecc. Davvero voglio
resistere al dilungarmi troppo.

Ma qua non si sente parlare in maniera minimamente decente,
non dico di decrescita o monete complementari (zero assoluto) Ma nemmeno
di forme di economia alternativa, più diffuse, come l’equo e
solidale,come i RES, i GAS, ecc. La sobrietà, la responsabilità, cosa
consenta lo sviluppo di una sana ed equilibrata dimensione umana,
non sono cose utili evidentemente,
almeno vista l’analisi costi-benefici evidentemente!!!!!!!!!!

Naturlmente la conclusione è una pessima battuta,
normale che le istituzioni di un sistema lo perpetuino in buona misura,
Ho scritto semplicemente per darvi un’idea della situazione in
università su questi temi e ringraziare tutti coloro che mettono tempo
ed energie Per cercar di creare qualcosa-altro, nella mainlinglist e non
solo.


QUELLO CHE PENSO

Penso che per noi, paesi ricchi,
La decrescita sia fondamentale,
ma certo non si può generalizzare questo a tutti,
Nè possiamo rinunciare a una prospettiva globale,
visto che, banalmente, siamo responsabili e molto,
di quanto accade anche dall’altra parte della terra.

Molto della ricchezza materiale che abbiamo attorno, dai nostri computer
alle auto,
ma anche semplicemente il vestiario e il cibo, spesso hanno dietro
sfruttamento
delle persone, delle risorse, della natura, senza dimenticare morti e
guerra.

Perciò credo che mantenere contemporaneamente una prospettiva locale e
globale sia fondamentale. Ora non voglio, nè riuscirei, entrare nel
dettaglio, tuttavia,
credo che, per migliorare condizioni di vita di forte disagio e
privazione, Non è tanto utile il contentino dell’ “aiuto” Che sia la
donazione, il volontariato, l’ong che costrisce un pozzo. Cose
senz’altro nobili e magari necessarie a volte, in cui sono impegnate
anche tante belle persone in buona fede, ma che spesso rendono sfocate
le cause e le responsabilità di una tale situazione. E qualche volta
rendono le persone inermi e passive. E’ una via più comoda per tutti ma
non è utile al reale cambiamento, al contrario, allontana la meta.

Io credo che occorra devvero un cambio nelle nostre menti e nel
quotidiano, qui.

Come è pur vero che noi,
Italia= ricchi, è una semplificazione assurda, anche perchè si rivelerà
sempre più sbagliata nel tempo.
Anche noi iniziamo a strozzarci.
Semplicemente il nostro paese, calato in un contesto economico globale,
non ha le caratteristiche per reggere il confronto, è piccolo, non è
concorrenziale, non ha risorse nè competenze particolari rispetto ad
altri. E dato che la maggioranza intraprende la corsa alla crescita più
velocemtne di noi, Noi rimaniamo indietro. Mi potrete dire: Ma a noi,
appunto, non interessa questa corsa. Molto bene, ma qui davvero la gente
inizia ad essere in difficoltà.

E sentir parlar di decrescita per il cittadino medio, è un appello al
vuoto, o una stupidata, se non un ‘offesa. Pensiamo solo a quello che
interpreta Parlato della decrescita! Figuriamoci gli altri! (e, come
studenti, ne parliamo con molte persone!) Se prendiamo il ruolo
pedagogico delle catastrofi (io continuo a volerle evitare però!!) Forse
possiamo gioire della situazione in cui versa e verserà l’italia? Gioire
del malessere delle persone mi sembra sempre molto cinico e insensibile.
Le persone dovrebbero arrivare a volere la decrescita materiale ed
economica
a vantaggio di altre energie liberate,
Per un vivere dignitoso e sobrio per scelta e non per necessità
imperativa, in cui i bisogni reali posson esser soddisfatti(a livello
generale condiviso duri da definire, ahimè). Ma davvero, su questo siamo
molto indietro, non c’è molto seguito o diffusione di queste idee..


Certo è che se vogliamo portare un messagio dobbiamo esser consapevoli
di cosa comporta,
a chi ci rivolgiamo e come.
Parlare e vivere la decrescita va ben oltre la mainling list, pur
essendo questo un mezzo con buone potenzialità, andiamo oltre.


I PROPOSITI (VAGHI E SENZA PRETESE)

Dobbiamo esternare, raccontare, denunciare quanto più possibile gli
orrori che il nostro modello di sviluppo ha creato e continua ad
esacerbare. Manca una facile fruizione di queste informazioni, non solo
nei mezzi di comunicazione ma anche nelle nostre università. E
l’informazione non basta. Occorre la presa di coscienza di ognuno, Che
ognuno sia esempio vivente dei valori e delle idee che proclama. Certo,
la coerenza del vivere quotidiano rispetto agli ideali di decrescita non
è certo facile, é un percorso unico e personale, ognuno è giudice di se
stesso e fa, o dovrebbe fare, quanto più può,
cercando una vita autentica e felice.

Oltre il livello individuale, la dimensione collettiva.
Non penso che lo scambio delle semplici esperienze di vita sia inutile,
anzi. E’ necessario per condividere un percorso non facile e nuovo, per
cui ogni apporto arricchisce. Non capisco chi abbia tanto criticato
questo.

Vero è che se vogliamo una vera influenza dobbiamo pensare anche alla
gestione della polis. E anche al futuro e alle nuove generazioni.
Pensiamo al nostro sistema educativo, uno dei migliori dicono... Ma
l’educazione civica alla responsabilità della cosa pubblica, del bene
comune, qual’é? Chiaro che mancando una consapevolezza e una volontà in
chi dovrebbe insegnare non viene fatto a dovere. Ebbene, pensiamoci,
proponiamo. L’informazione... Tempi duri, a dir la verità. Ma se è vero
che una singola voce vale poco, un gruppo può avere un’influenza. Come ,
dove, quando, perchè. Da definire, ma pensiamo di definirlo. Qualcuno ha
parlato di partito della decrecita. Esistono tanti modi di partecipare,
in maniera auto organizzata e dal basso, senza utilizzara per forza la
forma partito, peraltro in decadenza e lontano dalla gente. Le lobby,
termine caratterizzato da un pessimo immaginario, mi rendo conto, ma
altro non è che un gruppo di persone organizzate che fanno pressioni
nelle sedi decisionali o di potere secondo i mezzi a loro disposizione.
Legali o no secondo le leggi che uno stato si da, etiche o meno secondo
i principi che ognuno segue, giuste o sbagliate, ogni gruppo è a sè.

Ci sono tante cose e meccanismi perversi da denunciare, da gridare, da
far capire ai più. Logiche di potere e di comodo che assecondiamo. Con
tante modalità oltre che la conferenza e il libro, pur rimanendo momenti
di formazione e scambio fondamentali. “Scendere in piazza”, non solo
metaforicamente,
con fantasia, non solo nei modi tradizionali.

Non so. Potrei continuare, ma ho già scritto davvero troppo, scutate. E
probabilmente senza dire nulla di che,


CONCLUDO:

Grazie a tutti e...
(Auto-)organizziamoci di più?!?
Nel nostro piccolo di studenti cerchiamo di formarci e auto formarci,
in università e al di fuori, di parlare tra noi, con chi ne sa più di
noi, ma anche al di fuori,
con la gente per strada, organizzando iniziative per quel che son le
nostre forze. Abbiamo partecipato e parteciperemo alle manifestazioni no
TAV, alla scuola estiva dello scorso settembre,come pure altri incontri
e iniziative. Insomma ci siamo e ci saremo per portare il nostro
contributo. E in futuro potremmo anche pensare di animare un po’ di più
il dibattito in università... Con l’aiuto di tutti coloro che vorranno.

Grazie della pazienza per chi è arrivato fin qui,
ora mi azzittisco e torno ad ascoltare..

Irene









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