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著者: ~ajørn~
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To: cm-milano
題目: [Cm-milano] Fw: [neurogreen] coprifuoco polmonare a milano (dal manfo di domenica scorsa)
Coprifuoco polmonare
ALESSANDRO ROBECCHI
Chiedo scusa se parlo di Milano. L'argomento non è divertente, né
piacevole: è un asfissiante mix tra una città desolata ed ex-ricca e
l'impennata delle malattie polmonari dei suoi abitanti. E' una pochade
immonda tra l'inanità di amministratori della città-azienda (forzisti,
fascisti, leghisti, con un sindaco impresentabile) e gli inquilini del
condominio che non riescono più a respirare. E' un caso palmare,
evidente e spaventoso di come la salute sia oggi a Milano una
questione di portafoglio, di disponibilità economiche. Salute di
classe, né più né meno. Dice il noto pneumologo: «Chi ha la fortuna di
avere una seconda casa se ne vada dalla città almeno nei week-end». E
anche: «Evitate lo sport all'aperto». E ancora: meglio che bambini e
anziani se ne stiano in casa durante le ore di più intenso traffico
(cioè sempre, a meno che i bambini non vogliano uscire alle due di
notte). Coprifuoco polmonare. Nei primi venti giorni di gennaio si
sono presentati per farsi visitare per complicazioni respiratorie
(tosse, bronchiti, polmoniti, occhi arrossati e peggio) il 25 per
cento di milanesi in più rispetto all'anno scorso. Nel 2005 le soglie
di emergenza per le polveri sottili (pm10) sono state superate per la
bellezza di 151 giorni, l'Unione europea che ne consentirebbe «appena»
35 all'anno. I primi 19 giorni di gennaio hanno visto un solo giorno
sotto le soglie di pericolo: gli altri 18 giorni i milanesi si sono
avvelenati con le loro stesse auto. Il limite consentito di
milligrammi di polveri sottili per metro cubo d'aria (aria?) sarebbe
di 50, le centraline di rilevamento sono arrivate a contarne 231,
oltre quattro volte il massimo consentito.
E' un bollettino di guerra, è un «tragico bilancio», è un deliberato
attentato alla salute pubblica. Non è esagerato dire che chi
amministra la città (ma la cosa è ampliabile alla Regione di quel
Formigoni che «difende la vita») sta tentando di ucciderci tutti, di
avvelenarci, noi e i bambini, e i vecchi e tutti quelli che hanno il
naso per respirare. Più che di politica si tratta di questo: tentato
omicidio selettivo di chi non ha una seconda casa fuori città, pulizia
etnica per i meno abbienti, Zyklon B. Si avvicinano le elezioni
amministrative, c'è qualche risveglio. I fascisti fanno qualche gazebo
(a loro rischio respirando all'aperto) e distribuiscono questionari
«sul traffico». Cavallo di battaglia: ridurre la larghezza dei
marciapiedi per posteggiare meglio. Astuti come faine. Formigoni
chiede all'Unione se per caso durante le sue primarie vuol far votare
ai cittadini (dell'Unione) una scheda che scimmiotti un referendum
sulle targhe alterne, anche se evidentemente non avrebbe alcuna
validità. L'assessore al traffico Goggi (Forza Italia) dice di aver
portato a termine il suo programma, ma le cifre sono lì da vedere e se
il programma era di avvelenarci ebbene sì, ci sta riuscendo alla
grande. Ogni volta che si parla di blocco del traffico o di targhe
alterne i commercianti milanesi (una delle molte lobby potenti della
città) si inalberano e denunciano l'attentato ai loro affari. Chi
viene a lavorare da fuori si sobbarca ritardi eterni su treni che
sembrano usciti da film western, oppure usa la macchina. La questione
dei parcheggi (molta parte del traffico è un nervoso girovagare
prima-seconda-prima-seconda in cerca di parcheggio) si risolve come
sempre in questa città: i soliti affarucci speculativi naturalmente
«con l'apporto dei privati». All'arrivo dell'euro Milano è stata la
prima città - veloce come un fulmine - ad aver aumentato il biglietto
dei trasporti pubblici di quasi il 30 per cento, il che farebbe
pensare che il tentato omicidio dei milanesi è assolutamente
premeditato.

Tutti sanno perfettamente che quel che serve è un intervento complesso
e strutturale, che superi la centralità dell'auto, mentre tutti i
rimedi consigliati (comprate auto euro 4! Fate parcheggi! A morte i
non catalizzati!) non fanno che aumentare il parco veicoli. Si tratta
di politica, insomma, di salute pubblica e del diritto di vivere anche
senza il privilegio di emigrare durante il week-end. Si tratta di
abolire una forma classista di sopravvivenza urbana. Parole grosse, in
una città che spiana quartieri popolari per costruire grattacieli e
che non trova un posto per qualche decina di rifugiati politici. E
suggerirei di non farsi soverchie illusioni sulle prossime elezioni
amministrative dato che anche mandando a casa gli attuali
avvelenatori, non si vedono all'orizzonte ricette drastiche e nuove
filosofie di vita. Tra polmoni e barbarie, si sceglierà forse (se va
bene) una modica quantità di barbarie. E i milanesi se la aspireranno
tutta, avidamente, in coda nella loro camera a gas. (alessandro
robecchi)

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NEUROGREEN
ecologie sociali, strategie radicali
negli anni zerozero della catastrofe
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