Auteur: cobas genova Date: À: Mailing list del Forum sociale di Genova Sujet: [NuovoLab] banlieues, dibattito lun 30/01
BANLIEUES, scenari del conflitto nelle metropoli globalizzate.
Lunedì 30 gennaio ORE 16.00 Aula N via Balbi, 4
DIBATTITO con:
OMEYYA SIDDIK del M.I.B. (mouvement de l’immigration dans le banlieues)
EMILIO QUADRELLI (ricercatore Università di Genova) e con il contributo di
alcuni docenti universitari
Clichy 29 ottobre. Migliaia di ragazzi partecipano ai funerali di Bouna e
Zeyed. La maggior parte indossa una t-shirt con la scritta “morti per
niente”. Poco dopo la rivolta ha inizio. Per il popolo della banlieue,
quelle morti non sono state accidentali, bensì un duplice omicidio compiuto
dalle forze di polizia. Per di più non sono né casuali, né tanto meno
eccezionali: i nomi di Bouna e Zyed non fanno altro che allungare una lista
infinita di cadaveri il cui incipit, per molti, risale al 17 ottobre 1961
quando nella Senna furono gettati i corpi di oltre duecento algerini
trucidati dalle forze dell’ordine. Avevano preso parte a una manifestazione
di protesta contro il coprifuoco imposto dalla prefettura di Parigi per
tutti gli algerini e gli arabi. la risposta della République non si era
fatta attendere. A ben vedere, Sarkozy, non si è inventato nulla di nuovo,
in materia di gestione di ordine pubblico può vantare illustri precedenti!
Tutti i quartieri della cintura nord della periferia di Parigi entreranno
rapidamente in sintonia con gli insorti di Clichy sous Bois. Per oltre venti
giorni, nessuna periferia francese dormirà sonni tranquilli. Gli incendi
sono migliaia, centinaia i feriti, un morto e un numero imprecisato di fermi
e arresti.
Due mesi dopo, l’oblio sembra essere caduto sulle banlieue e, più in
generale, sulle periferie delle metropoli globali. Un silenzio che, nel
nostro paese, trova un tacito consenso nella maggior parte delle forze
politiche alle prese con una campagna elettorale dove, l’unico problema,
sembra essere conquistare l’appoggio del “poteri forti” e dei “salotti
buoni”. In tutto questo, le sorti degli abitanti dei “quartieri popolari”
appaiono come una fastidiosa presenza di cui è meglio liberarsi in tutta
fretta. La divisione tra un mondo di “bianchi” e uno di “neri” sembra essere
un dato obiettivo e privo di modificazioni. Eppure la “questione delle
periferie metropolitane” difficilmente può o potrà essere ignorata.