[NuovoLab] processo Diaz: testimonianze drammatiche

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PROCESSO DIAZ LACRIME IN AULA
Una giovane tedesca scoppia a piangere ricordando il pestaggio di un'amica

Non è riuscita a trattenete le lacrime una giovane tedesca Anna Kutschkau
di 26 anni, quando ha ìniziato a parlare e a ricordare il pestaggio subito
dalla sua amica Melanie di Berlino, laureanda in Storia sentita anch'ella
come teste nel corso del processo per l'irruzione della polizia nella
scuola Diaz il 21 luglio del 2001 nei giorni del G8. «Melanie - ha detto
scoppiando in lacrime la ragazza - era in una pozza di sangue sembrava morta».
Il presidente del tribunale Gabrio Barone ha sospeso l'udienza per dieci
minuti, per darle tempo di riprendersi.
Il processo a carico di 29 poliziotti; tra alti dirigenti e capi squadra,
accusati a vario titolo lesioni personali gravi, percosse, falso, calunnia,
e irruzione arbitraria dopo le deposizioni di ieri è stato rinviato al
primo febbraio.
La giovane Anna Kutschkau, nella sua deposizione, ha anche parlato di un
poliziotto che a un certo punto aveva gridato per cinque volte «Basta,
basta». L'agente che la giovane berlinese ha descritto «alto, robusto, con
i capelli scuri» è stato poi identificato in una fotografia da un'altra
teste tedesca. Jeannette Dreyer. Si tratta di Michelangelo Fournier, vice
di Vincenzo Cantarini, comandante del Nucleo Sperimentale di Roma,
entrambi imputati.
A causa delle manganellate prese a sua volta dai poliziotti, la Kutschkau
ha perso due denti incisivi e subito lesioni ad altri cinque.
"A un certo punto - ha ricordato la teste - arrivò del personale sanitario.
Finii su una barella e venni portata all'ospedale. Mi fecero sei iniezioni
nella gengiva superiore. I denti di sopra erano piegati verso il palato e
vennero piegati in avanti Due erano spezzati, uno di essi sradicato. Mi
cucirono le labbra ancora dolenti sopra e sotto, mentre la bocca ancora
sanguinava».
Oltre alla Kutschau assistita dall'avvocato Riccardo Passeggi, sono stati
poi sentiti altri tre giovani tedeschi, tra cui Melanie Jonash. Nel
ricordare la notte dell'irruzione della polizia, la Jonash, 33 anni,
originaria di Kemptem (Allgau) ha detto: «Ho subito una manganellata alla
testa e poi non ho visto più niente. Da allora soffro di amnesia retroattiva».
«Quando sono stata colpita - ha aggiunto - avevo la schiena contro il muro
e le mani alzate. Ricordo di essermi svegliata dopo un giorno di semi
incoscienza mentre mi trovavo su una ambulanza
la Jonash, rispondendo alle domande dei pm Enrico Zucca e Francesco Carlona
Albini, ha ricostruito le prime fasi dell'irruzione della polizia. «Ero al
primo piano della scuola, quando dall'alto ho visto entrare tanti
poliziotti con i caschi blu, poi ho sentito gente che strillava e visto
giovani impauriti. Quindi un grande rumore provocato da uno scoppio di
vetri».
Ha poi deposto Ia Dreyer, la quale ha raccontato di aver visto Melanie con
ferite profonde alla testa, Anna senza i denti incisivi che perdeva molto
sangue dalla bocca e tre agenti che colpivano a manganellate un altro
connazionale, Jochen Hermann.
Ulteriormente drammatico è stato infine il racconto di Uirich Reichel, 27
anni, di Berlino. «Aveva paura che i poliziotti ci uccidessero».
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lavoro repubblica

Choc e lacrime in aula la Diaz resta un incubo
ventidue
ventinove

MARCO PREVE


Che paese è quello in cui una ragazza disarmata viene pestata a sangue, con
un calcio le fanno volare via sette denti, al pronto soccorso i medici la
suturano alla bell´e meglio e lasciano che venga deportata in carcere? Che
paese è quello in cui un´altra ragazza, disarmata pure lei, perde la
memoria per una manganellata, viene ricoverata in ospedale ed è costretta
ad urinarsi addosso davanti ad agenti maschi di polizia penitenziaria? E´
Genova, luglio 2001.
A riascoltarli oggi i racconti di Anna, Julie, Melanie, Ulrich, tutti
studenti universitari tedeschi fanno ancora venire i brividi. E anche per
loro la rievocazione è difficile. Ieri, 22esima udienza del processo contro
i 29 poliziotti, tra alti dirigenti e capisquadra, accusati a vario titolo
di lesioni personali gravi, percosse, falso, calunnia, e irruzione arbitraria.
Anna mentre ricordava il raid dei picchiatori della celere romana nella
scuola Diaz, dove dormivano decine di giovani manifestanti stranieri, è
scoppiata a piangere e il presidente del tribunale ha ordinato
un´interruzione.
Anna: «Avevamo le mani alzate e la polizia arrivava correndo. Urlavano
bastardi. Ho ricevuto un primo colpo al viso e poi un calcio al mento. Mi
sono accorta che avevo perso dei denti. Ero in ginocchio ma con la schiena
dritta e avevo le mani vicino alla testa, poi sono stata colpita con il
manganello... poi ho subito ancora diversi colpi, ma me ne ricordo solo uno
esattamente sulla schiena, e un altro calcio sulla mano... in ospedale mi
hanno iniettato dei sedativi nelle labbra superiori, subito dopo senza
aspettare due dei miei incisivi che erano rivolti verso l´interno, hanno
tentato di rimetterli nella loro posizione nella mandibola... e´ stato
molto e c´erano almeno 4 persone che mi tenevano ferma.. ho avuto incubi
per sei mesi che non mi consentivano di dormire... nel gennaio dopo
l´accaduto, ho dovuto fare una terapia di intervento di crisi nel centro
per la gente seviziata.
Melanie: «Ricordo che sono in piedi con le mani alzate e i poliziotti
arrivano. Poi non ricordo più niente mi è stata diagnosticata una amnesia
retroattiva. I ricordi riprendono in ambulanza dove sono svenuta e poi in
ospedale dove ero semincosciente per 24 ore. Ricordo le infermiere che mi
pulivano davanti ai poliziotti dopo che mi ero urinata addosso in seguito
ad una crisi epilettica».
Analoghi i resoconti delle altre parti offese. Tutti con tappe identiche la
selvaggia brutalità della polizia alla Diaz, i soprusi e le violenze
prolungate in ospedale senza che medici o infermieri intervenissero (anche
il giuramento di Ippocrate venne sospeso in quei gironi del 2001) e per
qualcuno a Bolzaneto.
Ulrich, trauma cranico, naso e dita rotte dai manganelli: «Una mia amica,
Julia, era terrorizzata e gridava "questi ora ci ammazzano". Così, come per
difenderci, ci siamo abbracciati».
Molti testi hanno poi ricordato come un funzionario ad un certo momento
intervenne urlando "basta basta" di fronte ai pestaggi continuati. Era uno
degli imputati, Michelangelo Fournier, vice di Vincenzo Canterini capo dei
Nuclei speciali antisommossa. Difficile sapere se il suo fu un grido di
vergogna oppure un semplice comando per riportare all´ordine la truppa
scatenata.

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secolo xix

Parte civile al processo G8:
colpita in bocca perse 7 denti

GenovaHa pianto e singhiozzato al ricordo della sua amica Melanie svenuta
in un lago di sangue: ridotta così dalle manganellate di poliziotti col
volto coperto dal casco. La sua crisi di pianto è stata tale che il
processo contro le violenze alla Diaz durante il G8 ieri è stato sospeso
per 10 minuti. Giulia Kutschkau, 26 anni, di Berlino, laureanda in Storia,
non aveva avuto comunque un trattamento migliore. Assistita dall'avvocato
Riccardo Passeggi, ha raccontato che si trovava in ginocchio con le mani
alzate quando venne colpita con un bastone allla bocca: perse sette denti.
Anche Melanie Jonash è stata poi sentita dai giudici: ha raccontato di non
ricordare più nulla dell'accaduto e di essersi svegliata in ospedale. da
allora soffre ancora di violenti mal di testa.