[NuovoLab] circondato e massacrato dagli agenti

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Sono stati i giornalisti inglesi i protagonisti delle deposizioni al processo per l’irruzione alla caserma Diaz nella notte del 21 luglio 2001 durante il G8. Uno di loro è il reporter free lance Mark Covell, sentito sia come teste che come parte offesa. C’è poi stata la deposizione di un altro giornalista inglese e di un giovane manifestante tedesco che si trovava anch’egli all’interno della Diaz. Covell, 39 anni, ebbe davvero una bruttissima esperienza. Fu picchiato fino a perdere i sensi ed entrò anche in coma. Ieri mattina, rispondendo alle domande del pulisco ministero Enrico Zucca, ha parlato per più di tre ore e mezza, dalle 10 alle 13,30, davanti ai giudici presieduti da Gabrio Barone. Covell ha dunque raccontato che fu pestato a sangue degli agenti, al punto che perdette i sensi. Il giornalista - ha detto – non venne picchiato all’interno della scuola, ma per la strada. Sulle gravissime lesioni subite, in procura è ancora aperto un fascicolo (contro ignoti) per tentato omicidio. Quella sera l’inglese aveva lavorato nella scuola Pascoli. Solo verso le 22 e 30 era entrato, per la prima volta, nella Diaz. << Mancava circa un quarto d’ora o una decina di minuti a mezzanotte - ha spiegato durante la deposizione – e mi ricordo che qualcuno entrò gridando a squarciagola che c’era una retata e stava arrivando la polizia. Sembrava molto agitato e io, insieme a un amico, un certo Sebastian, decidemmo di andare alla Pascoli >>.
I due si misero a correre per la strada. << Mentre correvamo sentivamo dei forti rumori dappertutto. Poi arrivarono tantissimi poliziotti. Sebastian fu più fortunato di me perché fu colpito con un manganello ma riuscì a raggiungere il muro della Pascoli e saltare dall’altra parte >>. Covell invece rimase bloccato in mezzo alla strada e fu allora che cominciò il pestaggio.
<< Sono stato circondato dalla polizia - ha soggiunto -. Io urlavo stampa, press, giornalista, ma un poliziotto mi disse in inglese che non ero un giornalista, bensì un black bloc aggiungendo “noi ammazziamo i black bloc” >>. << Mi picchiarono in tutto il corpo, ma riuscii a stare in piedi fino a quando fui preso e sollevato da quattro poliziotti che mi spinsero contro il muro e mi diedero manganellate alle ginocchia >>. Covell a detto di aver notato tanti poliziotti, circa 200 e molti correvano verso le due scuole. << A quel punto temetti per la mia vita - ha ricordato -, mi chiesi se sarei sopravvissuto. Poi un poliziotto si staccò dalle fila e mi diede un colpo alla spina dorsale. Urlai per il dolore ma altri mi colpirono: mi ruppero otto costole, una mano e persi alcuni denti. Avevo il sangue dentro e non riuscivo a respirare >>. << Ricordo - ha aggiunto - che i poliziotti ridevano e mi sembrava di essere trattato come un pallone da calcio. Un agente mi tastò il polso ma poi si allontanò. In seguito ricevetti un colpo in testa e svenni >>. Nel pomeriggio ha deposto un altro giornalista inglese, Dave Jones, libero professionista, il quale era all’interno della Pascoli durante la perquisizione e, insieme ad altri, dovette mettersi con la faccia contro il muro mentre i poliziotti minacciavano con i manganelli. << Alcune persone - ha riferito - furono colpite >>. E’ stato poi sentito Steffen Sinpler, un tedesco di 27 anni che si trovava nella Diaz al momento dell’irruzione della polizia e che ha riferito di essere stato picchiato. Quando il pm Francesco Albini Cardona gli ha chiesto come venivano picchiate le persone ha risposto: << Con manganelli speciali, i tonfa, che si distinguono dagli altri perché hanno il bastone ad angolo retto con il manico >>. << Lo tiravano sopra la testa - ha spiegato - e ho visto che lo impugnavano in modo anomalo, usandolo come fosse un’ascia >>. Il giovane ha poi raccontato: << Fui colpito circa cinque volte in testa, dove ho avuto una lunga ferita e sulle braccia, perché cercavo di coprirmi. Solo quando un poliziotto gridò “basta” tutti smisero di picchiare. Vidi una donna, Melanie Jonasch, in un lago di sangue, che non si muoveva. Temevo fosse morta >>.


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