[NuovoLab] G8, l´inglese massacrato "Stavoper morire"

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lavoro repubblica

L PROCESSO
L´orrore nelle immagini del giornalista pestato a sangue
G8, l´inglese massacrato "Stavo per morire"

Sull´uomo infierirono gli agenti spezzandogli le ossa: "Sei un Black Bloc e quelli come te noi li ammazziamo"
MASSIMO CALANDRI


L´ORRORE mostrato ieri in aula nel corso del processo per l´irruzione della polizia nella scuola Diaz - un filmato in cui si assiste a tre pestaggi bestiali della polizia nei confronti di un uomo inerme, ridotto in fin di vita a calci e manganellate - andrebbe riproposto alle persone che oggi siedono ai vertici del Ministero dell´Interno. Magari potrebbero mostrarglielo i membri della tanto attesa Commissione d´inchiesta sui fatti del G8. E´ infatti molto probabile che nessuno dei massimi dirigenti della Polizia di Stato abbia mai visto quelle immagini, perché non si spiegherebbe altrimenti l´impunità degli agenti, che massacrarono il giornalista inglese Mark Covell, prendendolo a pedate «come si fa con un pallone», sfondandogli i polmoni, spezzandogli le ossa e facendogli cadere i denti, colpendolo con tutta la forza e la rabbia che avevano in corpo quando giaceva sull´asfalto di via Cesare Battisti, inanimato. I poliziotti devono rispondere di tentato omicidio. Non sono mai stati identificati, nessuno dei loro colleghi o superiori ha saputo riconoscerli. Ieri Covell è comparso in tribunale nelle vesti di testimone, ed ha ricordato quella sciagurata notte del 21 luglio 2001: quando a piedi si era trovato tra le scuole Diaz e Battisti, testimone dell´arrivo della «Celere» romana e dei super-poliziotti. «Ho provato inutilmente a spiegare che ero un giornalista. Tu sei un Black Bloc, mi hanno risposto. E noi i Black Bloc li ammazziamo». Per un nulla non riuscirono a mantenere la loro promessa. Picchiato una prima volta selvaggiamente, poi una seconda, l´inglese perse i sensi. Un agente gli tastò il polso, per capire se era ancora vivo. Pochi secondi dopo cominciò il terzo, spaventoso pestaggio. Di fronte alla drammatica evidenza delle immagini, gli avvocati della difesa hanno preferito puntare su alcune contraddizioni in cui Covell sarebbe caduto, arrivando addirittura a chiedergli - non si capisce bene perché: l´uomo era semplicemente la vittima di una follia forse premeditata - se avesse o meno dei precedenti penali. «Gli avvocati della difesa guardano il dito, mentre noi mostriamo ai giudici la luna», ha replicato uno dei due pubblici ministeri, Enrico Zucca

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