[NuovoLab] Re: 200 !

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Aihe: [NuovoLab] Re: 200 !
Cara Cristina,
importante "celebrare" la 200esima Ora del silenzio: anche se preferiremmo che fosse l'ultima...
Ma non sarebbe anche necessario riprendere il tentativo fatto la scorsa estate, aderendo alla Marcia della Pace dello scorso
11 settembre, di realizzare anche in Liguria, a Genova, la Tavola della pace? Possiamo ritentare?
Il prossimo venerdì 10 marzo si realizzerà la giornata nazionale dedicata al tema "Informazione, comunicazione e pace",
tema a noi genovesi particolarmente caro, anche per le esperienze fatte in questi anni. Non è giunto il momento di passare a fare concretamente le verifiche coi Soggetti da coinvolgere e responsabilizzare, ossia Associazioni varie, Enti locali e Sindacati?
L'Incontro di Assisi che qui sotto richiamo, ove l'Assessore regionale ligure Franco Zunino ed io eravamo presenti, potrà essere
fonte di grande stimolo per riaggiornarci e rilanciare [http://www.perlapace.it]
Anche l'imminente Congresso dell'ARCI, il prossimo 27/28 gennaio, speriamo possa rappresentare un momento significativo
di analisi, di riflessione e di progettazione del lavoro futuro.
Angelo Cifatte

LA COSTRUZIONE DELLA PACE DIVENGA PRIORITÀ ANCHE DELLA POLITICA.
AD ASSISI LA TAVOLA DELLA PACE CELEBRA I SUOI DIECI ANNI DI VITA

33186. ASSISI-ADISTA. C'era anche Cindy Sheehan - "la mamma della pace" che da quasi due anni (da quando nel 2004 suo figlio Casey è morto in Iraq) denuncia, in giro per il mondo, la "sporca guerra" di Bush - al Seminario Nazionale della Tavola della pace "Non c'è pace senza una politica di pace", svoltosi il 13 e 14 gennaio ad Assisi presso il Sacro Convento di San Francesco. La Sheehan, chiudendo la serie di interventi di saluto la mattina del 13, ha detto che "dalle guerre abbiamo imparato che il silenzio è complicità" e che quindi non solo non si può "rimanere in silenzio davanti al una guerra ingiusta che uccide innocenti", ma è importante che "i movimenti di base per la pace si impegnino per mandare a casa l'attuale governo di guerra Berlusconi". E la fine della partecipazione italiana alla guerra in Iraq è stato uno dei leit-motiv (insieme alla richiesta di rafforzare gli organismi internazionali) delle due giornate di lavoro, cui hanno preso parte 400 persone circa, in rappresentanza di enti locali, della società civile, della politica, del giornalismo. Insieme, per celebrare i 10 anni di attività della Tavola della pace, nata per essere luogo di raccordo e confronto tra i tanti soggetti impegnati sui temi della pace. Significativamente, l'incontro si è svolto proprio nello stesso luogo dove, per iniziativa dei promotori della Marcia per la pace Perugia/Assisi, il 13 gennaio 1996 la Tavola aveva ufficialmente iniziato la sua attività.

Una domanda, nove risposte"La pace deve essere costruita e per costruirla c'è bisogno della politica", recitava uno degli slogan della due giorni. Anche perché, "per liberare la libertà e quindi per avere la pace - ha ammonito infatti don Luigi Ciotti nel suo intervento del 14 -, abbiamo bisogno di politiche vere, serie e alternative e abbiamo bisogno che il mondo della politica, anche quello più amico, costruisca insieme a noi un percorso comune e condiviso". E al Seminario di Assisi all'interlocuzione con i politici è stato dato particolare rilievo. Complice anche la campagna elettorale alle porte, hanno aderito all'invito della Tavola della Pace vari esponenti politici, tra cui anche diversi leader di partito: Francesco Rutelli (Margherita), Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), Fausto Bertinotti (Prc), Luciana Sbarbati (Repubblicani Europei), Antonio Di Pietro (Italia dei Valori), Katia Belillo (Pdci), Piero Fassino (Ds), Maurizio Gasparri (An), Elisabetta Gardini (Forza Italia).
"E tu cosa intendi per fare la pace?": questa la domanda a cui i leader politici hanno risposto, illustrando le intenzioni programmatiche dei rispettivi schieramenti in vista della prossima legislatura.
"La costruzione della pace è un compito della politica, che quando abdica diventa complice della guerra. Bisogna pensare un nuovo assetto politico mondiale, fondato sulla riduzione degli armamenti e sulla politica del disarmo", ha detto Bertinotti, per il quale il nuovo governo dovrà, anzitutto, predisporre il ritiro immediato delle truppe italiane dall'Iraq, ripristinando così l'articolo 11 della Costituzione, oggi violato. D'accordo solo in parte Antonio Di Pietro, favorevole al ritiro delle truppe dall'Iraq ma nel rispetto però "di un tempo tecnico necessario per la smobilitazione". Per arginare lo strapotere americano, Di Pietro auspica una politica di rilancio dell'Onu, all'interno della quale dovrebbe assumere un peso maggiore il ruolo dell'Unione Europea. Rutelli si è schierato contro i conflitti "dichiarati unilateralmente" e per il ritiro dall'Iraq, anche se - ha aggiunto - "non si deve abbandonare quel popolo" ed occorre prevedere una "diversa presenza" che favorisca la stabilizzazione. Katia Belillo (Comunisti italiani) ha definito "immorali" le guerre ed ha sottolineato invece la necessità di trovare, all'interno dell'Unione, una comunione di programma, per evitare che sulle politiche sociali avvengano altri scivoloni come l'affossamento alla Camera del provvedimento sull'amnistia. Guarda invece allo scenario internazionale Piero Fassino, per il quale "il primo passo è affrontare le grandi contraddizioni che attraversano il pianeta". Per cui, dice Fassino, bisogna incrementare gli stanziamenti per la cooperazione, lavorare sul fronte del dialogo interreligioso e della mediazione, rilanciando le istituzioni internazionali e il principio della sovranità globale. Maurizio Gasparri ha ricordato che la vera violazione dell'art. 11 della Costituzione è stato l'intervento militare in Serbia, nel '99. L'intervento in Iraq, no. In quel caso, spiega, si tratta di "missione militare di pace". Poco prima di lui, ancora peggio aveva fatto Elisabetta Gardini, intervenuta in sostituzione di Sandro Bondi. Per lei l'accoglienza è stata freddina sin dall'inizio. La Gardini si aliena però definitivamente le simpatie della platea non solo insistendo (tanto che Gasparri esordirà dopo di lei rassicurando che non è sua intenzione "blandire" ma nemmeno "provocare" i presenti) sul fatto che l'Italia in Iraq non ha partecipato ad una guerra, ma affermando addirittura che il pacifismo, invenzione dell'Urss, "è stato lo spauracchio agitato dallo stalinismo nelle democrazie occidentali". (valerio gigante)
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L'AGENDA DELLA PACE PROSSIMA VENTURA. GLI IMPEGNI ASSUNTI AL SEMINARIO DI ASSISI

33187. ASSISI-ADISTA. Il bilancio di questo confronto allargato sui temi della pace (v. notizia precedente) lo fa Flavio Lotti, che definisce la presenza di tante forze politiche, "per la prima volta sedute ad uno stesso tavolo di confronto sul tema della pace e dei diritti umani", come "un evento eccezionale". Lotti ha perciò auspicato che il "tema della pace sia posto al centro della campagna elettorale" e che, anzi, divenga "ordinaria pratica politica" nel nostro Paese. Per questo, hanno detto Lotti e Grazia Bellini (l'altra coordinatrice della "Tavola") in un comunicato alla fine dei lavori, "chiederemo al prossimo governo di assumere quattro impegni concreti per la pace: la lotta alla miseria, il bando della guerra e il disarmo, l'impegno per salvare le Nazioni Unite, la costruzione di una informazione di pace".
Oltre a questi 4 punti, la mattina del 14 gennaio sono state messe a fuoco anche altre priorità che caratterizzeranno l'azione futura della Tavola. Tra queste, il rapporto tra informazione e pace. "La guerra e il terrorismo, infatti, si nutrono di un'informazione faziosa, falsa e parziale", ha sottolineato Lotti. Così, il prossimo 10 marzo, insieme alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, all'Usigrai, al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani e a tante altre organizzazioni della società civile, la Tavola della Pace promuoverà la prima "Giornata nazionale per un'informazione e una comunicazione di pace, libera e indipendente, attenta al bene comune, vicina a i diritti e ai bisogni della persona e rispettosa della sua dignità". Un primo risultato di questa iniziativa, dice Lotti, sarà "l'apertura in Africa di una sede di corrispondenza Rai. Ora c'è solo al Cairo. Il 26 gennaio discuteremo il ?dove' col direttore Alfredo Meocci". Sul modello della Tavola, ad Assisi è nato anche un "Comitato Italiano per l'Africa", che raggrupperà associazioni e realtà che lavorano a favore del Continente nero in vista del Forum Sociale Mondiale che si svolgerà a Nairobi, nel gennaio 2007.
Infine, la questione del rilancio degli organismi internazionali con la prosecuzione della campagna "Riprendiamoci l'Onu", "per costruire - ha detto Lotti - una nuova alleanza mondiale e promuovere una grande mobilitazione per salvare le Nazioni Unite dalla distruzione e costruire un ordine mondiale più giusto, pacifico e democratico".

I francescani di una volta?
Qualche nota stonata. La prima la racconta il Corriere della Sera (14/1): "Il seminario finisce, la sala si svuota. Elisabetta Gardini sorride: ?I fischi me li aspettavo, ma preferisco discutere piuttosto che lisciare il pelo'. Si avvicina padre Vincenzo Coli, che del convento di Assisi è il custode, cioè la guida spirituale: ?Sei stata coraggiosa a venire. Diglielo a Bondi: è un fifone'".
La seconda, la presenza sul banchetto posto all'ingresso della sala dove si sono svolti i lavori di decine di copie dell'ultimo numero mensile del Sacro Convento di Assisi "S. Francesco patrono d'Italia". Sull'ultima di copertina, a coprire tre quarti di pagina, una pubblicità di Finmeccanica, fra i primi gruppi al mondo, per fatturato, nella vendita di armi e sistemi di difesa (è dei giorni scorsi la notizia che il governo norvegese ha deciso di vendere la propria quota di 290 milioni di sterline investite in Finmeccanica e che il fondo previdenziale pubblico della Norvegia non investirà più in questa azienda perché la società potrebbe essere coinvolta nella produzione di armi nucleari, v. http://unimondo.oneworld.net/article/view/125321/1/2444).
Sotto la pubblicità, ironia della sorte, l'immagine di S. Francesco. (v. g.)

Fonte: Adista n.7 del 2006
----- Original Message -----
From: Cristina Aste
Sent: Monday, January 23, 2006 11:32 AM
Subject: 200 !
Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti
200 !
Per quanto poco possa valere la cabala dei numeri, ci piace sottolineare che la prossima ora in silenzio sui gradini del palazzo ducale di Genova sarà la duecentesima.
Vale a dire che per ben duecento volte, dalle 18 alle 19, ci siamo trovati il mercoledì sui gradini del palazzo ducale di Genova, con le nostre bandiere arcobaleno ed i nostri striscioni.
Abbiamo iniziato subito dopo l'attentati alle torri gemelle, per condannarlo fermamente e certi che la reazione statunitense sarebbe stata la guerra.
Così è stato, purtroppo, con un pesante , diretto ed incostituzionale coinvolgimento italiano che dura tuttora.
La guerra si rivelò immediatamente un pretesto: chi ricorda più, ormai, la caccia a Bin Laden? Ed in ogni caso fu del tutto inutile, perché l'ex socio della famiglia Bush è tuttora in circolazione; mentre migliaia furono le vittime civili afgane. Un cartello visto alla Perugia Assisi sottolineava in poche parole l'assurdità di quella guerra. Diceva : "Contro la mafia, bombardiamo la Sicilia???!!!!"
E' storia più recente e non meno tragica la colossale truffa delle armi di distruzione di massa e dell'esportazione della democrazia in Iraq:quel paese è oggi così democratico che per conteggiare i voti delle ennesime elezioni, strettamente controllate dagli occupanti, gli scrutatori hanno impiegato più di un mese; e per cercare "il numero due del terrorismo internazionale" le forze statunitensi sono solite attaccare siti civili (l'ultimo episodio di questo genere ha visto lo sterminio di una famiglia di diciotto persone. Il "numero due" sta benissimo).
Però è vero, qualcosa è cambiato in Iraq: ci sono circa duecentomila abitanti in meno, "vittime collaterali". E qualcosa è cambiato anche in Italia: per la quarta volta in dieci anni (Iraq 1; Kosovo; Afghanistan; Iraq 2) l'articolo 11 della costituzione è stato violato; ed abbiamo avuto anche noi i nostri caduti di guerra.
Contano certamente poco, di fronte a tragedie come questa, poche decine di persone munite di cartelli che, in estate e in inverno, si danno un appuntamento settimanale nello stesso luogo per quattro anni e chiedono senza perifrasi e mediazioni l'immediato ritiro dei soldati italiani.
Ma abbiamo calcolato di aver distribuito ai passanti, ad una risma a settimana, 80 000 volantini che esponevano le nostre ragioni.
Talvolta poi, abbiamo esposto i bellissimi disegni di pace dei bambini; o le vignette antiguerra di Vauro.
Abbiamo costruito una gabbia in stile Guantanamo; abbiamo posto a terra una kefia per ricordare il massacro dei palestinesi; durante le feste natalizie abbiamo posto sotto l'albero di Natale che troneggiava nella "nostra piazza" decine di finte bombe per simboleggiare i doni che l'occidente civilizzato continua a distribuire ai quattro angoli del mondo; o decine di bambole per ricordare a modo nostro le vittime collaterali. Qualcuno forse avrà riflettuto sulla crudeltà e l'inutilità della guerra, nonostante i collegamenti televisivi natalizi con i "nostri ragazzi" e l'accettazione della logica di guerra di buona parte dell'opposizione parlamentare.
Poco da festeggiare, quindi: ma sottolineeremo il numero 200 invitando ad unirsi a noi chi ha partecipato solo di rado, o non ha mai avuto occasione di farlo: e condividendo, alle 19, un bicchiere di vino ed uno spuntino