da liberazione sabato 21 gennaio 2006
La Rete di boicottaggio risponde al sindaco
«Caro Chiamparino, eccoci qui siamo migliaia di imbecilli...»
di Antonella Marrone
Qualche giorno fa Mario Pescante (sottosegretario ai Beni Culturali con delega allo Sport) e Sergio Chiamparino (sindaco di Torino) hanno pubblicamente definito i "boicottatori" della Fiaccola Olimpica, "quattro imbecilli" "peggio che imbecilli" "più pericolosi di Al Qaeda". Insomma, non ci sono andati leggeri, ma sono definizioni che, diciamo, "definiscono" da sole chi le ha pronunciate.
La Rete Boicottaggio CocaCola (Reboc) ha risposto con una lettera aperta.
Lunga, circostanziata, che rinfresca la memoria (o forse dovremmo dire aumenta il sapere) del sottosegretario e del sindaco. «Quelli che definite incautamente quattro imbecilli sono migliaia di persone e organizzazioni in tutto il mondo che si battono perché le imprese rispettino i diritti umani, i diritti sindacali e l'ambiente - si legge - In Italia sono attivamente impegnate nella campagna più di 19.000 persone, oltre a sindacati, partiti politici, enti locali, associazioni. In Germania, tra gli altri, aderisce alla campagna Verdi, il maggior sindacato a livello mondiale, con 3 milioni di iscritti.
In Inghilterra, tra gli altri, aderisce Unison, il maggior sindacato inglese con 1,3 milioni di iscritti.
Tra gli USA, la Gran Bretagna e il Canada aderiscono 23 università, tra cui quella di New York, che è la maggiore università privata statunitense, e quella del Michigan, che conta 50.000 studenti.
Sulla vicenda della Coca-Cola in Colombia sono state presentate interrogazioni nei parlamenti di mezzo mondo, compresi quello europeo e quello italiano.
Nel mese di marzo si recherà in Colombia una Commissione interistituzionale italiana per verificare le denunce del sindacato colombiano».
Quattro "imbecilli", allora, si fa per dire.
La mobilitazione della Reboc è partita nello scorso dicembre da Roma ed ha accompagnato la fiamma olimpica nel suo tour italiano con lo slogan: "Diventa boicottoforo". Dove passava la fiaccola crescevano azioni di protesta, pacifiche e nonviolente.
Le contestazioni italiane - 36 - contro la multinazionale di Atlanta sono parte della campagna internazionale di boicottaggio. E' dal 2004 che la Reboc chiede l'esclusione della Cocacola dai Giochi Olimpici in quanto colpevole di comportamento antisindacale in Colombia; di aggravamento della crisi idrica nello stato indiano del Kerala, su cui si è già pronunciata la Corte Suprema Indiana e lo Stato del Kerala, che mantiene l'impianto Coca-Cola chiuso proprio per questo motivo; di gravi discriminazioni razziali nei confronti degli afroamericani negli USA, per le quali Coca-Cola ha accettato il patteggiamento più oneroso della storia statunitense per cause di questo tipo, pari a 192,5 milioni di dollari. «Per tutta risposta la collaborazione tra Olimpiadi e Coca-Cola è stata prolungata fino al 2020, non tenendo minimamente in considerazione le nostre richieste».
Ma soprattutto ignorando del tutto le gravi accuse che in tutto il mondo vengono mosse alla multinazionale. La mobilitazione, dunque prosegue. Che cosa è diventata, in fondo, questa fiaccola olimpica? Uno strumento di marketing, dicono dalla Reboc, «come è apparso a chi ha potuto assistere in questi giorni al passaggio della fiaccola, con pullmann e stand Cocacola al seguito che distribuiscono lattine gratis, gadget e bandierine, con 1.900 tedofori selezionati da Cocacola con programmi di marketing rivolti ai consumatori».
La mobilitazione, dunque, prosegue. Sì. «Vi rinnoviamo pertanto questa richiesta. Con l'esclusione della Coca-Cola potrete unirvi alla pressione che la società civile in tutto il mondo sta facendo su questa azienda, perché conceda una 'tregua olimpica' ai sindacalisti colombiani e rispetti maggiormente i diritti».
E aggiungiamo, anche a beneficio di Castellani e Vaciago - che hanno scritto al segretario di Rc, Fausto Bertinotti per chiedergli, addirittura, di fermare i "boicottofori" - che queste lettere e queste dichiarazioni sono il sintomo di nervosismo di difficoltà.
I "boicottofori", garantito, sono più sereni e pacifici.
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