[Lecce-sf] Fw: le due facce della borghesia

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Author: Maria
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To: socialforum lecce
Subject: [Lecce-sf] Fw: le due facce della borghesia
PMLI Berlusconi e Bertinotti a 'Porta a Porta'. Le due facce della borghesia
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From: patrizia greco
To: Maria
Sent: Thursday, January 19, 2006 8:10 PM
Subject: le due facce della borghesia


vedi allegato



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      Berlusconi e Bertinotti a "Porta a Porta" 
      Le due facce della borghesia


      Bruno Vespa ha intitolato il confronto tra il presidente del governo Silvio Berlusconi e il segretario generale del PRC Fausto Bertinotti, che si è svolto a "Porta a porta" l'11 gennaio, "il 'liberale' e il 'comunista'". Le virgolette sono del conduttore.
      Visti i risultati, il titolo vero non può che essere: il liberale di destra e il liberale di "sinistra".
      Chi li ha visti e sentiti, possedendo una pur minima coscienza proletaria non avrà tardato molto a capire che si trovava di fronte a due volponi della destra e della "sinistra" borghese. Infatti il neoduce Berlusconi ha interpretato alla perfezione il ruolo del governante liberale di destra, mentre il narcisista e presenzialista televisivo trotzkista sguazzava nei panni del liberale di "sinistra". Il primo tutto schierato sul mercato, le imprese, il liberismo; il secondo sul riformismo e sull'operaismo. L'uno e l'altro esponenti dell'anticomunismo. Solo che Berlusconi esprimeva un anticomunismo viscerale di classe borghese, mentre Bertinotti mascherava il suo anticomunismo di matrice trotzkista, richiamandosi addirittura al "comunismo" di San Paolo e dei gesuiti (vedi la trascrizione del dibattito sul comunismo, qui sotto).
      Rispondendo a Berlusconi secondo cui "il comunismo è stata l'impresa più disumana e più criminale della storia", egli si è rifugiato sotto la sottana del papa recentemente deceduto dicendo: "Mi appello a Giovanni Paolo II, che non era né liberale né comunista, e che ebbe a dire come si sa, che il comunismo è stato un male relativo e storico". Dove sta allora la differenza tra i due? Per il primo il comunismo è un "male assoluto", per l'altro un "male relativo". Ma sempre di un "male" si tratta, il che fa a pugni con l'esperienza storica del socialismo realizzato da Lenin e Stalin in Urss e da Mao in Cina.
      Bertinotti aveva un'occasione d'oro per smascherare il neoduce e la sua politica liberista, neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, imperialista e antipopolare, ma l'ha volutamente persa.
      Non ha detto una sola parola sulla controriforma costituzionale, l'atto più grave del governo Berlusconi, si è rimangiato persino le 35 ore e, provocato dal nuovo Mussolini, non ha avuto nemmeno il coraggio di affermare che è favorevole all'abolizione della proprietà privata. "Se ne riparlerà tra quattro o cinque secoli", ha detto, cioè mai.
      Non c'è quindi da meravigliarsi dei salamelecchi iniziali tra i due con i relativi scambi di doni. Entrambi non sono solo tifosi del Milan ma anche del capitalismo.



      (Articolo de "Il Bolscevico", organo del PMLI, n. 3/2006)





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PMLI Berlusconi e Bertinotti a 'Porta a Porta'. Le due facce della borghesia








Berlusconi e Bertinotti a "Porta a Porta" 
Le due facce della borghesia

Bruno Vespa ha intitolato il confronto tra il presidente del governo Silvio Berlusconi e il segretario generale del PRC Fausto Bertinotti, che si è svolto a "Porta a porta" l'11 gennaio, "il 'liberale' e il 'comunista'". Le virgolette sono del conduttore.
Visti i risultati, il titolo vero non può che essere: il liberale di destra e il liberale di "sinistra".
Chi li ha visti e sentiti, possedendo una pur minima coscienza proletaria non avrà tardato molto a capire che si trovava di fronte a due volponi della destra e della "sinistra" borghese. Infatti il neoduce Berlusconi ha interpretato alla perfezione il ruolo del governante liberale di destra, mentre il narcisista e presenzialista televisivo trotzkista sguazzava nei panni del liberale di "sinistra". Il primo tutto schierato sul mercato, le imprese, il liberismo; il secondo sul riformismo e sull'operaismo. L'uno e l'altro esponenti dell'anticomunismo. Solo che Berlusconi esprimeva un anticomunismo viscerale di classe borghese, mentre Bertinotti mascherava il suo anticomunismo di matrice trotzkista, richiamandosi addirittura al "comunismo" di San Paolo e dei gesuiti (vedi la trascrizione del dibattito sul comunismo, qui sotto).
Rispondendo a Berlusconi secondo cui "il comunismo è stata l'impresa più disumana e più criminale della storia", egli si è rifugiato sotto la sottana del papa recentemente deceduto dicendo: "Mi appello a Giovanni Paolo II, che non era né liberale né comunista, e che ebbe a dire come si sa, che il comunismo è stato un male relativo e storico". Dove sta allora la differenza tra i due? Per il primo il comunismo è un "male assoluto", per l'altro un "male relativo". Ma sempre di un "male" si tratta, il che fa a pugni con l'esperienza storica del socialismo realizzato da Lenin e Stalin in Urss e da Mao in Cina.
Bertinotti aveva un'occasione d'oro per smascherare il neoduce e la sua politica liberista, neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, imperialista e antipopolare, ma l'ha volutamente persa.
Non ha detto una sola parola sulla controriforma costituzionale, l'atto più grave del governo Berlusconi, si è rimangiato persino le 35 ore e, provocato dal nuovo Mussolini, non ha avuto nemmeno il coraggio di affermare che è favorevole all'abolizione della proprietà privata. "Se ne riparlerà tra quattro o cinque secoli", ha detto, cioè mai.
Non c'è quindi da meravigliarsi dei salamelecchi iniziali tra i due con i relativi scambi di doni. Entrambi non sono solo tifosi del Milan ma anche del capitalismo.





(Articolo de "Il Bolscevico", organo del PMLI, n. 3/2006)