[Incontrotempo] Antonio: sangue del nostro sangue

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Author: infoxoa
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To: Precarity-zine, incontrotempo, auroemarco, antasofia
Subject: [Incontrotempo] Antonio: sangue del nostro sangue
Sangue del nostro sangue



Si dice spesso che la morte è ingiusta, ma questo forse non è vero, la morte non è ne giusta ne sbagliata. Giusto o sbagliato è il modo in cui si muore, è il modo in cui si vive.

Alla notizie della morte di Antonio, la prima domanda è stata: "come è morto?", nella ricerca affannata di capire le motivazioni come potessero essere una spiegazione al dramma di una vita che si spezza. Antonio è morto in un incidente stradale, ma non basta. Antonio è morto sul lavoro, ma anche questo non può bastare.

Antonio è morto perché costretto, come mille altre vite, come le nostre stesse vite, dentro una dinamica di sfruttamento, di obbligo, di necessaria sopravivenza che strideva con la sua voglia di vivere. Così come in ognuno di noi stride il desiderio di liberazione, la nostra vita ribelle e mai doma alle costrizioni di un mondo che costruisce frontiere, confini, galere. E tra le galere quella del lavoro esprime la condanna più lunga da sopportare.

Antonio lottava per tante cose, dalla lotta alla casa, agli spazi sociali, un antifascista impegnato.ma Antonio vedeva un pezzo di possibilità e di libertà nella trasformazione dell'esistente. Antonio voleva un reddito garantito.che lo liberasse dal ricatto di un lavoro che lo vedeva sfrecciare lungo le lingue di asfalto di una metropoli assassina, con i suoi tempi, con le sue regole, con i suoi padroni e padroncini. Un reddito garantito chiedeva, per poter fare quello che desiderava. Si è così, perché siamo molto di più che lavoratori, che cittadini, che consumatori. Siamo macchine desideranti e sappiamo riconoscere il desiderio, l'arte della vita e della creatività umana a fronte di un obbligo, di una mediazione ricattatoria del tempo prestato per un po' di salario.

Così muore un precario.titola il breve annuncio dei compagni e delle compagne di Acrobax, dei compagni e delle compagne di Antonio, a poche ore dalla sua morte.

Così muore un compagno generoso. Uno di quei compagni che ci sono sempre, che ti ritrovi sempre...uno di quei compagni che senti sempre vicino e su cui sai che ci si può contare, malgrado i tempi feroci e veloci del lavoro a cui era stato obbligato, per il quale è stato ucciso.

Spesso si dice che nessuno è indispensabile, non è vero, i compagn@ sono tutti indispensabili ed è bello in questi giorni tristi leggere e vedere tanto affetto. A centinaia ci si stringe attorno ad Antonio, ai familiari, ai compagni di Acrobax. Un affetto significante, perché è questo senso di umanità forte che ci contraddistingue, che fa di questa comunità rivoluzionaria, uomini e donne capaci di desiderare, determinare, vivere trasformando.

In un giorno triste, centinaia di compagne e compagni accompagnano con il pensiero, con il cuore e con la rabbia Antonio in questo nuovo viaggio. Consapevoli che nulla è a caso, che non si tratta di una banalità, ma che anche questa morte si iscrive dentro quella forma maledetta di sopraffazione che ci vede tutti i giorni correre per sopravvivere, quando invece il desiderio più grande non è che poter vivere.

Per questo anche per Antonio, diciamo: pagherete tutto pagherete anche questo.

Non per un eccesso di cieca rabbia, ma per un chiaro, necessario e consapevole atto di libertà.



Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi.



I compagni e le compagne di Infoxoa





Cantilenano le brigate dei vecchi

la stessa litania

Compagni!

Sulle barricate!

Barricate di cuori e anime

E' vero comunista solo chi ha bruciato i ponti della ritirata

Basta con le marce, futuristi,

un balzo nel futuro!

Non basta costruire una locomotiva:

fa girare le ruote e fugge via.

Se un canto non saccheggia una stazione,

a che serve la corrente alternata?

Ammonticchiate un suono sopra l'altro,

e avanti

cantando fischiettando.

Ci sono ancora buone consonanti:

erre,

esse,

zeta.

Non basta allineare,

adornare i calzoncini con le bande.

Tutti i soviet insieme non muoveranno gli eserciti,

se i musicisti non suoneranno la marcia.

Portate i pianoforti sulla strada,

alla finestra agganciate il tamburo.

Il tamburo

spaccate il pianoforte,

perché un fracasso ci sia,

un rimbombo.

Perché sgobbare in fabbrica,

perché sporcarsi il muso di fuliggine,

e la sera,

sul lusso altrui sbattere gli occhi sonnacchiosi?

Basta con la verità da un soldo.

Ripulisci il cuore dal vecchiume.

Le strade sono i nostri pennelli.

Le piazze le nostre tavolozze.

Non sono stati celebrati

dalle mille pagine del libro del tempo

i giorni della Rivoluzione!

Nelle strade, futuristi,

tamburini e poeti!

(V.Majakovskij)