Autor: Stefano Costa Data: Dla: Consumo-critico-msf, intergas Nowe tematy: [Intergas] Pasta Temat: [Intergas] GRANO CANCEROGENO
GRANO CANCEROGENO, ADUC: "E' CALATO IL SILENZIO E LA CENSURA"
(Sesto
Potere) - Roma - 13 Gennaio 2006 - "Le indagini sul grano inquinato con
la cancerogena Ocratossina faranno la stessa fine del latte
adulterato?": a porre la domanda è Primo Mastrantoni, segretario Aduc,
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori.
"Ricordiamo -
aggiunge - che lo scorso febbraio un'indagine della magistratura porto'
alla scoperta di un traffico di latte contraffatto con aggiunta di
sale, permeato, proteine, latte scaduto e in polvere e ammoniaca che
veniva trattato e commercializzato. Da allora non abbiamo piu' saputo
nulla. Dopo il sequestro, a Bari, di partite di grano duro
all'Ocratossina A, e dopo le notizie relative all'arresto
dell'importatore Francesco Casillo, il silenzio
e' calato sulla
vicenda. Il grano duro viene utilizzato principalmente per la
produzione di pasta e di particolari tipi di pane".
L'Aduc, anche
oggi, rilancia l'allarme ed alle autorità pubbliche e alle imprese del
settore, ciascuno per la propria competenza, chiede nuovamente:
l'elenco dei prodotti alimentari contenenti la partita di grano in
questione; l'individuazione dei lotti e la quantita' dei prodotti
alimentari gia' venduti e il ritiro dei prodotti alimentari in vendita
o venduti.
Ricordiamo che l'Ocratossina A e' una micotossina (sostanza
tossica) prodotta da muffe (funghi). Puo' essere presente in cereali,
spezie, caffe', cacao, frutta secca, olive, mele, fichi, latte (anche
umano) e derivati, carne e derivati.
Quando un prodotto contaminato
entra in una preparazione alimentare contamina tutto l'alimento. Le
micotossine sono:
* genotossiche (danneggiano il materiale genetico);
*
cancerogene (provocano il cancro);
* mutagene (inducono mutazioni
genetiche)
* nefrotossiche (danneggiano i reni)
* teratogene (inducono
malformazioni);
* immunotossiche (danneggiano il sistema immunitario).
La quantita' massima assumibile di Ocratossina A e' di 5 nanogrammi (5
miliardesimi di grammo) per kg di peso corporeo di una persona.
Sesto
potere, 13 gennaio 2006
GRANO, CASILLO RESTA IN CELLA. IL MINISTERO
CHIEDE LA LISTA DEI CLIENTI
Il percorso del grano cancerogeno è stato
individuato.
La Procura di Trani ha inviato al ministero della Salute,
che ne aveva fatto richiesta, la filiera parziale delle vendite del
grano che sarebbe risultato contaminato da ocratossina.
In questo modo
la Procura ha rinunciato al segreto istruttorio sull´atto d´indagine.
A quanto pare il grano contaminato sarebbe rimasto quasi tutto in
Puglia.
«La situazione si è cristallizzata» dicono gli inquirenti.
L´indagine nel frattempo prosegue: Francesco Casillo rimane in carcere.
Il pm che sta conducendo le analisi, Antonio Savasta, ha dato parere
negativo ai domiciliari.
Continua anche la querelle sulle analisi.
Secondo la difesa di Casillo l´inchiesta è basata «su una sbagliata
impostazione della campionatura».
Repubblica, 15 gennaio 2006
IN
PUGLIA PSICOSI DEL PANE E DELLA PASTA
Consumi scesi del 50%. Si
cercano gli acquirenti della partita contaminata da ocratossina (al
momento sconosciuta la destinazione di 50.000 su 58.000 tonnellate)
Mentre il re del grano Francesco Casillo è stato interrogato dai pm di
Trani, in Puglia si è scatenata una vera e propria psicosi da
ocratossina. Il fungo sconosciuto ai più, ieri e soprattutto mercoledì,
è stato al centro delle preoccupazioni dei consumatori pugliesi e in
particolare della provincia di Bari.
Soprattutto nel capoluogo, dove a
sede il molino di Casillo e ad Altamura, molte partite di pane sono
rimaste invendute nei negozi e nei supermercati e gran parte della
pasta non si è mossa dallo scaffale.
E’ difficile calcolare la
percentuale reale delle mancate vendite anche se in molti punti vendita
hanno superato il 50% tanto da costringere i pastai a scendere in campo
con dichiarazioni rassicuranti.
Ma in atto c’è pure una sorta di
scaricabarile su dove possa essere depositata l’ocratossina. Infatti,
se gli industriali della pasta pugliesi, che, Barilla esclusa, sono tra
i maggiori produttori italiani e mondiali di questo prodotto,
assicurano sulla salubrità della loro produzione e sui controlli, le
voci che si sono subito diffuse anche tra i media locali cercavano di
spostare l’attenzione dalla pasta e dal pane ai mangimi animali che
sono spesso composti con la parte esterna del grano.
A illustrare la
reale situazione del momento, ci prova Vincenzo Divella, titolare del
pastifico Divella, secondo produttore nazionale con 1,2 milioni di
quintali di pasta prodotta all’anno e 185 milioni di euro di fatturato
nel 2005.
«Non si può dire che fila tutto liscio. C’è paura tra i
consumatori e non solo tra quelli pugliesi. A me, dopo che Rai
International ha mandato il servizio negli Stati Uniti, sono arrivate
telefonate e mail perfino da New York dove la pasta Divella è ben
conosciuta».
E cosa gli ha risposto?
«Li abbiamo rassicurati e
abbiamo fatto una circolare per i nostri clienti e per i consumatori
finali, dove spieghiamo che non abbiamo mai utilizzato il grano di
quella partita, né quello dei Casillo».
Nel frattempo, i magistrati
stanno cercando di accelerare l’inchiesta per scoprire dove sia finito
il grano contaminato e cercare di arginare la psicosi.
Il sostituto
procuratore di Trani, Antonio Savasta ha dichiarato infatti «che una
piccola parte del grano è stata rintracciata» e adesso insieme al suo
team e al Gruppo Repressione Frodi della Finanza sta facendo eseguire
verifiche e controlli, sia sui quattro acquirenti del grano canadese
contaminato che su tutti i clienti delle società.
Ad aver acquistato
la partita canadese contaminata infatti oltre alla «Molino Casillo» che
si è tenuta per se ben 48 mila tonnellate, ci sono per le restanti 10
mila, la «Louis Dreyfus Italia spa» di Ravenna, la «Candeal Commercio
srl» di Foggia e la «Agriviesti srl» di Altamura (Bari).
Secondo
indiscrezioni all’appello mancherebbero ben 50 mila tonnellate sulle 58
mila totali.
La stampa, 15 gennaio 2006
Corato (Bari), le manette
dopo la scoperta nel porto del capoluogo di un carico proveniente dal
Canada contenente ocratossina –
Import di grano contaminato arrestato
l'industriale Casillo
BARI - Avvelenamento di acque o sostanze
alimentari, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari. Con
queste accuse la Guardia di finanza ha arrestato Francesco Casillo,
amministratore e secondo gli investigatori, gestore di fatto del Molino
Casillo di Corato, in provincia di Bari, azienda leader in Italia nella
produzione di semola di grano duro e tra i maggiori importatori
mondiali di grano.
L'arresto di Casillo, 39 anni, è legato al
sequestro eseguito nel settembre scorso nel porto di Bari, di 58.000
tonnellate di grano duro proveniente dal Canada e risultata contaminata
da ocratossina, una tossina altamente nociva per la saluta umana, sia
per assunzione diretta del prodotto contaminato, sia indirettamente,
attraverso il consumo di carni di animali nutriti con mangimi ottenuti
dalla decorticazione dei chicchi di grano.
L'arresto è avvenuto sulla
base di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere fatta dal gip del
tribunale di Trani Michele Nardi su richiesta del sostituto procuratore
della Repubblica Antonio Savasta.
Secondo l'accusa Casillo per trarre
ingiusto profitto, aveva trasformato, mediante miscelazione con altro
grano, grano duro importato dal Canada e contaminato, in semole
destinate all'alimentazione umana e al consumo, adulterando e
corrompendo in tal modo il prodotto. Tutto questo in violazione alle
norme comunitarie che vietano di mescolare grano con percentuale
superiore alle 5 parti per miliardo per grammo con altro prodotto,
rendendolo pericoloso per la salute pubblica.