[Lecce-sf] Italia ritirati dall'Iraq

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Szerző: SILVERIOTOMEO
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Tárgy: [Lecce-sf] Italia ritirati dall'Iraq
«Italia ritirati dall'Iraq»
            di Cindy Sheehan, Mamma pace


             Dall'inviato ad Assisi, Toni Fontana
            «Mio figlio è morto per le bugie di Bush. Il presidente non merita 
            alcun rispetto: è un assassino, un codardo e un menzognero. 
            Italiani, non diventate complici dei crimini di guerra compiuti 
            dagli Usa in Iraq, ritirate le vostre truppe. I giornali tacciono e 
            hanno taciuto sulla guerra, i giornalisti non hanno il coraggio di 
            fare domande scomode a Bush. Per questo sono andata a Crawford ed ho 
            gridato a Bush la mia rabbia». Il soldato Casey Sheehan è morto il 4 
            aprile 2004 a Baghdad. Da allora sua madre Cindy, da ieri ad Assisi 
            ospite della Tavola della pace, manifesta contro la guerra. «Peace 
            mom» è diventata una vera ossessione per Bush
            Qual è il motivo del suo viaggio in Italia?
            «Sono stata invitata dai pacifisti. Io continuerò a viaggiare, a 
            dare il mio contributo affinché ciò che è accaduto in Iraq non si 
            ripeta. Oggi in America tra il 63% ed il 70% dei cittadini la pensa 
            come me e vuole che i soldati tornino a casa. Dall'estate del 2005, 
            cioè da quando abbiamo iniziato il presidio a Crawford, il movimento 
            per la pace si è rafforzato».
            Crede che suo figlio sia morto invano?
            «Non ho perso mio figlio in Iraq. Se l'avessi perso sarei andata a 
            cercarlo. Mio figlio è morto per le bugie di Bush. Faccio questo per 
            lui, e soprattutto per fare in modo che altri ragazzi non muoiano 
            come Casey per una causa che non esiste».
            Quando i pacifisti manifestano in Italia vengono accusati di non 
            aver capito che l'11 settembre ha rappresentato un trauma per gli 
            Usa.
            «Il governo americano ha sfruttato l'11 settembre e la paura del 
            terrorismo. Bush ha messo in moto la macchina da guerra e ha 
            scatenato il conflitto per porre sotto la tutela Usa le risorse 
            dell'Iraq».
            Pensa che la guerra in Iraq finirà come in Vietnam?
            «L'Iraq è peggio del Vietnam. In Iraq muoiono ogni giorno bambini e 
            civili innocenti».
            Chi scende in piazza negli Usa contro la guerra?
            «Come dicevo almeno il 63% si oppone alla permanenza dei soldati in 
            Iraq. I liberal sono molti di meno. Persone di diversa estrazione 
            sociale, che professano fedi differenti, hanno scelto di opporsi 
            alla guerra di Bush».
            Le è stato chiesto di candidarsi al Senato?
            «Mi hanno chiesto di trasferirmi a New York per candidarmi contro 
            Hillary Clinton, mi hanno chiesto di sfidare Dianne Feinstein in 
            California. Ma il movimento per la pace deve rimanere 
            un'organizzazione di base e non trasformarsi in una struttura 
            politica al servizio di qualcuno. I politici non fanno nulla di 
            buono».
            Quando suo figlio è stato ucciso a Baghdad il governo l' ha aiutata? 
            (Cindy, per la prima volta dal suo arrivo ad Assisi perde il 
            sorriso, tace per alcuni istanti e china il capo).
            «Si siamo rimasti soli, proprio soli».
            Se potesse parlare ai miliziani di Sadr City che hanno ucciso suo 
            figlio che cosa direbbe loro?
            «Casey è stato ucciso in un'imboscata. Se potessi parlare con questa 
            gente direi loro che mi dispiace per quello che gli Usa hanno fatto. 
            Direi loro: non siete voi i responsabili della morte di mio figlio, 
            solo Bush deve rispondere dell'uccisione di Casey».
            Teme che vi saranno altre guerre?
            «Gli Usa o Israele potrebbero colpire l'Iran. Abbiamo visto ciò che 
            è accaduto in Iraq, un vero disastro. Se Teheran venisse colpita 
            ssarebbe una catastrofe ancora maggiore. Occorre evitarlo».
            Se Hillary Clinton diventasse presidente segnerebbe una svolta?
            «Occorre distinguere tra i progressisti ed i democratici, alcuni di 
            questi ultimi come Kerry, Hillary Clinton o Lieberman si sono 
            schierati a favore dell'intervento in Iraq. Qui in Europa molti 
            cittadini sono scettici sull'operato dei loro governi, negli Usa 
            invece gli elettori si fidano ciecamente. Noi americani dovremmo 
            imparare da voi, assumere una giusta dose di scetticismo. Gli Usa 
            apprezzano l'appoggio dell'Italia, ma se voi restate in Iraq 
            diventerete complici dei crimini di guerra ordinati da Bush. Mi 
            permetto di darvi un consiglio: cercate di fare pressione sul nostro 
            governo affinché richiami i soldati».
            I diritti sono stati limitati negli Usa dopo l'11 settembre?
            «Protestare è diventato molto difficile. Bush dice che ha portato la 
            democrazia in Medio Oriente, ma invece ha limitato la nostra libertà 
            di cittadini americani. Ormai, quando Bush arriva in un posto si può 
            parlare solo in alcune zone chiamate "free speak" dove vengono 
            confinate tutte le persone che non sono d'accordo con lui. Prima e 
            dopo l'attacco in Iraq i media hanno abdicato al loro dovere di 
            informare e sono diventati uno strumento di propaganda. Nessun 
            giornalista ha il coraggio di fare domande scomode, per questo sono 
            andata a Crawford per urlare a Bush la mia indignazione».