Autor: Maria Data: A: socialforum lecce Assumpte: [Lecce-sf] Fw: Foglio Donne / Volantino 14 gennaio
----- Original Message -----
From: Collettivo Comunista Antonio Gramsci
To: gramsci_mao
Sent: Friday, January 13, 2006 2:55 PM
Subject: Foglio Donne / Volantino 14 gennaio
È uscito Emancipazione Donna n 4 a cura dell'Associazione Donne Maoiste.
In questo numero:
a.. Editoriale: la violenza contro le donne
b.. Difendiamo la legge 194. Difendiamo il diritto all'autodetermianzione delle donne
c.. Dibattito ideologico: Lea Melandri, l'Io freudiano ed il femminismo come rivoluzione passiva
Per richiederlo scrivere a gramsci_mao@???
14 gennaio difendiamo la legge 194 difendiamo le lotte delle donne per l'autodeterminazione
In questi mesi, diversi noti "intellettuali" italiani, si sono mostrati ipocritamente sorpresi di fronte ai dati resi noti dal Consiglio d'Europa che, nell'ambito dell' "Osservatorio criminologico e multidisciplinare sulla violenza di genere", hanno evidenziato che nella "civile" e "progredita" Unione Europea, "La prima causa di morte delle donne - in età compresa tra i 16 e i 44 anni - è la violenza subita in famiglia, dal padre, dai fratelli, dal fidanzato, dal marito".
La quasi totalità degli organi di informazione nostrani, si è ben guardata dal dare spazio alla divulgazione di questi dati raccapriccianti, che smascherano, nel così detto Occidente avanzato, il quadretto idilliaco di modello famigliare che la cultura al servizio dell'imperialismo, demagogicamente tenta di far digerire a tutte le donne in generale e a quelle degli strati più sfruttati in particolare.
La divulgazione di questi dati infatti, mal si concilierebbe con la propaganda e il tentativo di imposizione, da parte di chiesa, partiti di governo e associazioni legate alla destra parafascista italiana, di quel modello di famiglia demagogicamente descritto "come espressione e garanzia della natura stessa dell'amore umano" (Cardinal Ruini 27 novembre 2005). Questo modello risulta in realtà corresponsabile dei casi di violenza sulle donne, attraverso l'arbitraria legittimazione della loro condizione di subordinazione al coniuge e alla famiglia e richiedendo la loro remissiva accettazione di una segregazione votata alla "missione" riproduttiva e a quella di cura dei componenti famigliari, che si vorrebbe insita nella natura femminile.
Dentro questo quadro va compresa anche la violenza degli attacchi di tipo ideologico e culturale, che politicamente si concretizzano:
nella recente proposta di istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta che indaghi sulla applicazione della legge 194 (che garantisce il diritto della donna di interrompere la gravidanza indesiderata gratuitamente e in strutture pubbliche) da parte dei consultori, accusati di rilasciare troppi certificati di aborto; e sull'utilizzo della pillola abortiva Ru486 messa sotto accusa dal fondamentalismo cattolico perché si tratterebbe di "un incentivo all'aborto."
nella proposta seguita immediatamente dopo, di affiancare al personale sanitario presente nelle strutture pubbliche, esponenti del Movimento per la Vita
nel riconoscimento giuridico dell'embrione, introdotto con la legge 40/04 sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita, che mette in discussione la sentenza del 1975 della Corte costituzionale, che stabiliva la differenza tra l'embrione e l'essere umano e sanciva la prevalenza della salute della madre rispetto alla vita del nascituro.
Tutto questo è retroterra culturale e politico fertile per stimolare la recrudescenza del fenomeno della violenza sulle donne anche di tipo fisico.
E intanto i partiti del centrosinistra o si limitano a condanne verbali (come è già successo - e nemmeno da parte di tutti - con la legge 40 sulle TPMA), guardandosi bene dal fare una vera battaglia di sostegno dei diritti delle donne e dal lavorare per una loro mobilitazione, o arrivano addirittura a sostenere apertamente proposte di decreto antiabortiste e familiste. È questo ad esempio il caso dell'emendamento all'ultima finanziaria, denominato "evita-aborto", proposto da Livia Turco, Rosi Bindi e Giuseppe Fioroni (Ds e Margherita), che vorrebbe istituire un assegno per le ragazze madri e per le donne disoccupate o precarie in condizioni di disagio economico e in attesa di un figlio. In sostanza un misero e temporaneo (l'assegno sarebbe erogato solo fino al compimento del dodicesimo mese del figlio) incentivo economico alle donne che rinunciano all'aborto. In cambio, un prezzo molto alto da pagare: la privazione dell'autonomia di scelta, ma anche della possibilità di un reale dignitoso mantenimento per sé stesse e per il nascituro.
Del resto, queste stesse forze, si sono rese complici dei partiti del centro-destra, con il sostegno a politiche di diffusione del lavoro precario e della disoccupazione femminile, di tagli alle scuole a tempo pieno e di fondi ai servizi sociali, di finanziamento a scuole e a servizi di assistenza e sanitari privati.
In questo quadro, la giornata di mobilitazione nazionale delle donne del 14 gennaio in difesa della 194, può rappresentare un importante momento per iniziare a contrastare una politica e una cultura profondamente discriminatorie nei confronti delle donne, in particolare di quelle proletarie ed è, aldilà delle intenzioni, l'inizio di una presa d'atto che è necessario scendere in campo in prima persona e non delegare a nessuno la lotta per la propria autodeterminazione.
La lotta contro tutto ciò che culturalmente, politicamente, socialmente rappresenta reazione e conservazione, costruendo forme embrionali di aggregazione e di rappresentazione democratica di un potere che affermi gli interessi fondamentali delle donne, oltre a quelli più generali delle masse popolari, dovrà diventare in futuro l'importante impegno di tutte le donne democratiche, comuniste, rivoluzionarie.
ASSOCIAZIONE DONNE MAOISTE
REDAZIONE DI EMANCIPAZIONE DONNA
gramsci_mao@???