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From: <zambon@???>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Friday, January 13, 2006 4:29 PM
Subject: Fw: [JUGOINFO] F. Grimaldi: Onore a Saddam
Subject: [JUGOINFO] F. Grimaldi: Onore a Saddam
>
> ONORE A SADDAM !
>
> Messa a punto sul "dittatore sanguinario"
> a partire da un mondo governato da
> assassini di massa e che intitola strade
> a killer mercenari.
>
> MONDOCANE FUORILINEA
> 12/1/06
>
> di Fulvio Grimaldi
>
>
> L'unico mezzo d'informazione che ha difeso la propria dignità, insieme
> alla verità incontrovertibile dei fatti, è stato - e mi s/piace - "il
> Manifesto". Di contro avevamo un autentico uragano trasversale, dal
> fascista Fini a Piero Sansonetti di "Liberazione" (già distintosi per
> quel suo "nostri ragazzi" di altra occasione), a confermarci una volta
> di più nella surreale constatazione che non più di due destre si
> tratta in questo paese, quella che si vanta tale e quella che si
> mimetizza da centrosinistra, ma addirittura di tre. Perché non mi
> potrete negare che la vicenda di Fabrizio Quattrocchi, andato in Iraq
> con i suoi compari, armato come Rambo per ammazzare coloro che non si
> peritavano di rivoltarsi contro un invasore carnefice, costituisca una
> pietra di paragone tra chi, necessariamente a sinistra, al di là delle
> totalmente irrilevanti modalità della morte (manipolate, pare, a fini
> di "eroismo patriottico"), sta con la Resistenza irachena contro i
> barbari nazisionisti e chi lo definisce "eroico protettore di gente
> impegnata nella ricostruzione" (Mensurati, Radio Rai1) e "educato,
> dignitoso, fiero.ricordo dolente di tutti noi (sic!).ucciso da
> terroristi. con affetto per la sorella di Fabrizio (sic!).di cui
> capisco perfettamente e apprezzo la commozione e l'orgoglio
> (sic!)." Parole del direttore di "Liberazione", quello dei
> "nostri(sic!)ragazzi", che poi culmina in vette di aberrazione
> mettendo nello stesso mattatoio dei 200.000 iracheni ammazzati da
> invasori e loro ascari, mentre difendevano patria, sovranità, dignità,
> socialismo, libertà, vita, come "vittima di questa guerra" colui e
> coloro che ne sono stati i macellai e aiuto-macellai. Cosa non si fa
> per stare al governo con D'Alema e i delinquenti di Tel Aviv e
> Washington! Chissà se il personaggio ha sentito bruciarsi sulla faccia
> gli schiaffi di un informato, onesto e coraggioso analista come Manlio
> Dinucci sul "Manifesto", quando ci parla dei compiti di questi
> "contractors", come "quello dell'interrogatorio dei prigionieri nelle
> sale delle tortura di Abu Ghraib", o quando ci ricorda che il correo
> di Quattrocchi, Salvatore Stefio, offriva "i suoi servizi a governi
> che necessitano di una rapida risoluzione dei problemi di carattere
> militare, di difesa e sicurezza interna." Sberle che un anche minimo
> soffio etico, prima ancora che politico, avrebbe dovuto far rimbalzare
> sulle mosce guance di un sindaco, noto per amministrare la capitale
> peggio messa d'Europa e in cambio aver spergiurato "mai stato
> comunista", dopo una vita di prebende e onori tutta trascorsa nel PCI.
> Sindaco che è asceso al Parnaso delle facce di bronzo quando ha
> proposto di intitolare una strada al noto Quattrocchi. Non a Enzo
> Baldoni, non ai bambini iracheni arrostiti dal fosforo, non ai
> giornalisti non embedded fucilati o rapiti dagli occupanti. A
> Quattrocchi. Fa il paio con quel governatore di Puglia, crociato dei
> diritti PACS, che, coerentemente, intitola l'aeroporto di Bari al
> compagno Woytila. La ripugnanza monta e noi lasciamo questi sicofanti
> all'immondezzaio della storia e alla considerazione degli iracheni.
>
> Passiamo a un'altra, questa volta di maggiore rilevanza storica e
> politica, cartina di tornasole: il presidente legittimo dell'Iraq,
> Saddam Hussein. Ricordo una riunione dei compagni dell' "Ernesto",
> corrente che si vuole di sinistra nel PRC, in cui discutemmo di
> Saddam, con me appena tornato dall'Iraq massacrato da 13 anni di
> embargo totale, ma sempre in piedi e baluardo antimperialista. Una
> figura di primissimo piano della dirigenza del partito, Bianca Bracci
> Torsi, tra l'altro protagonista dell'annosa - e faticosa nel PRC -
> battaglia per la memoria partigiana ed antifascista, che sentenziò:
> "Uno che ha sterminato migliaia di comunisti, che ha gassato i curdi e
> che è servito da strumento degli americani non può certo essere
> annoverato nel campo dei progressisti". Il tutto condito dai soliti
> riferimenti al "dittatore sanguinario", al "repressore del proprio
> popolo", al "torturatore degli oppositori". Insomma, pari pari gli
> stereotipi della propaganda imperialista elaborata scientificamente
> dalle centrali governative della disinformazione, a partire dagli anni
> '80, allo scopo di preparare l'opinione dei complici, degli ingenui e
> dei fessi allo squartamento del paese più ricco di petrolio del mondo
> e socialmente, industrialmente, politicamente più avanzato, insieme a
> Cuba, del Sud planetario. Echi di Bush padre, che bombardò a morte
> qualcosa come 100.000 civili iracheni, di Clinton che proseguì nella
> garrota economica e bombarola di 2 milioni di innocenti, di Bush
> figlio che s'illuse di completare l'opera cancellando l'intero paese
> dalla faccia della Terra, salvo i pozzi di petrolio, i tagliagole
> curdi e i preti collaborazionisti di obbedienza iraniana. Ma anche
> echi, fedelmente ripetuti, dal suo ex-leader Massimo D'Alema, complice
> di tutto questo e denunciato dai giuristi del PRC come criminale di
> guerra per la cogestione dello scannatoio jugoslavo. E, decisivi, echi
> dall'ex-grande punto di riferimento Leonida Brezhnev, che s'inventò la
> strage dei comunisti per garantire un miserabile alibi al suo
> tradimento del patto di amicizia e mutua difesa URSS-Iraq (1972),
> quando si schierò con l'integralista espansionista Khomeini (lui, sì,
> strumento di Israele e USA: ricordare l'Iran-Contras, le armi e i
> piloti israeliani a Tehran, gli aiuti finanziari del Congresso USA dal
> 1980 al 1988, l'aggressione all'Iraq anche stimolando, armando e
> pagando la rivolta dei curdi iracheni dopo aver sterminato quelli
> iraniani, il rifiuto per sei anni della pace offerta da Saddam). Echi,
> tutti questi, che evidentemente hanno saputo far sprofondare
> nell'oblio l'antica consapevolezza nei compagni di come colonialismo e
> poi imperialismo tratteggiarono ai propri fini figure come Fidel, Ho
> Ci Min, Mao, Ben Bella e Boumedienne, Gheddafi, Yomo Keniatta
> liberatore del Kenia (il "Mau Mau assiso tra i rami vestito di pelli
> di leopardo, pronto con i suoi finti artigli a strappare il cuore ai
> civilizzatori britannici") e chiunque abbia guidato il rifiuto armato
> dei popoli alla schiavitù capitalista straniera. Risparmiando il non
> violento Ghandi, ovviamente, visto che, persa per persa l'India nel
> grande processo di decolonizzazione dopo la II guerra mondiale, il
> nudo digiunatore della casta nobiliare quanto meno ti garantiva la
> permanenza dell'India nel girone capitalista filobritannico del
> Commonwealth, così sottraendo la vittoria e il potere alle forze
> popolari di sinistra che per decenni avevano condotto la lotta
> vincente contro viceré britannici e marajà indigeni.
>
> Naturalmente il connubio coesistente antiracheno tra URSS e USA aveva
> delle volgari basi geostrategiche. All'Occidente e ai suoi corifei
> italioti nel nuovo colonialismo globale conveniva sabotare, con la
> proiezione di un Saddam cialtrone doppiogiochista, finto
> antimperialista e servo degli USA, l'eventualità di un'insidiosa
> solidarietà con l'Iraq assediato, affamato, bombardato e infine
> calpestato, da parte di "sinistre", un tempo ancora a sinistra, aduse
> a schierarsi politicamente e anche materialmente a fianco delle lotte
> di liberazione e per il riscatto dei "proletari di tutto il mondo". A
> Brezhnev e al suo codazzo terzinternazionalista, rassegnati al
> socialismo in un solo paese grazie alla vergogna di Yalta, interessava
> tenersi caro il fanatico oscurantista e anticomunista, confinante con
> le proprie regioni musulmane già in processo di autonomia dall'Unione
> e questo valeva, nel 1979-80, il tradimento dei trattati con l'Iraq
> laico ed antimperialista e la criminalizzazione di Saddam
> "massacratore di 5000 comunisti", magari "su indicazione Cia". Una
> balla megagalattica, quanto quella sui curdi di Halabja gassati nel
> 1988, smentita, oltrechè dai giornalisti sul posto, dagli stessi
> servizi delle grandi potenze, Cia in testa (furono gli iraniani a
> lanciare il gas contro truppe irachene vicine a quel villaggio: vedi,
> tra le altre fonti, il "New York Times" del 31 gennaio 2004). Una
> balla che si ridusse a quei 140 dirigenti del PC iracheno processati e
> giustiziati per alto tradimento, secondo le stesse ammissioni
> dell'attuale PCI collaborazionista e partecipe del governo fantoccio
> insediato dagli USA, per aver obbedito a Mosca facendo la spia, o
> essendo andati a combattere contro il proprio paese nella guerra
> Iraq-Iran.
>
> Non è questa l'occasione per andare a rovistare nell'immenso letamaio
> di menzogne rovesciate su Saddam e sul partito Baath allo scopo di
> cancellare un modello sociale e politico incompatibile con Pensiero
> Unico e Nuovo Ordine Mondiale, rubare il petrolio e normalizzare
> sionisticamente il Medio Oriente, al di là di ogni ipotesi di
> riunificazione araba di cui l'Iraq è stato, dopo Nasser e Boumedienne,
> il massimo polo. Letamaio cui è stato consentito di inquinare e
> lobotomizzare chi avrebbe dovuto avere maggiore capacità di
> discernimento, specialmente dopo analoghe campagne di satanizzazione
> all'indirizzo di difensori di sovranità, progresso sociale, libertà
> come Slobodan Milosevic o Fidel Castro. Certe idiozie grottesche si
> sono già dissolte al sole della razionalità o delle rivelazioni dei
> pochi investigatori sottrattisi all'omologazione praticata dai vocati
> al servilismo: la finta infermiera e vera figlia dell'ambasciatore del
> Kuweit a Washington che piagnucola su "neonati kuweitiani strappati
> dalla soldataglia irachena dalle incubatrici e scagliati a terra a
> morire"; il tritaplastica in cui "Saddam infilava gli oppositori
> politici a piedi in giù", inventato da una deputata laburista per
> agevolare le bugie guerrafondaie di Blair; i calciatori che, persa una
> partita, venivano prima "picchiati sulle piante dei piedi e poi fatti
> allenare con palle di ferro" dal presidente della società Uday
> Hussein, figlio del presidente che, tra le altre efferatezze, girava
> per Baghdad "sequestrando fanciulle e gettandole nel pozzo dopo averne
> abusato"; lo sterminio di popolazioni scite in rivolta dopo la prima
> aggressione imperialista (Bellini e Cocciolone), dove si trattava
> invece di milizie iraniane infiltrate con la copertura degli ayatollah
> iracheni oggi al fianco degli occupanti; l'analogo massacro di curdi,
> laddove il Curdistan iracheno era stato l'unico spazio in cui quel
> popolo diviso aveva ottenuto autonomia, autogoverno e pari dignità e
> ruolo nel governo nazionale e si trattava di fermare la rivolta, sotto
> guida israelo-statunitense, di due capitribù narcotrafficanti, Barzani
> e Talabani, quest'ultimo oggi capo dello "Stato" in virtù di servigi
> ai genocidi. Si potrebbe continuare per ore incidendo da tutte le
> parti il tumore dell'antisaddamismo coltivato con iniezioni ventennali
> di menzogne, fino a ridurlo alle sue vere dimensioni di truffa dalle
> proporzioni cristiane ( e gli amici atei sanno cosa intendo).
>
> Ne parlerà con grande conoscenza di causa un libro di Valeria Poletti,
> di prossima pubblicazione per i tipi di Achab e di cui si darà la più
> diffusa comunicazione. Un volume documentatissimo che ci racconta
> l'Iraq dalla colonizzazione, attraverso la rivoluzione, l'incredibile
> riscatto economico e sociale, fino ai giorni dell'incubo imperialista
> e dell'eroica resistenza di un popolo che, preparato da tempo alla
> bisogna, riesce a costruire il fronte avanzato e decisivo dello
> scontro con i più sanguinari "padroni del mondo" che siano mai
> comparsi. Non per nulla merita il riconoscimento di tutte le persone
> perbene, come Fidel e Chavez ci insegnano Un lavoro che svergogna una
> volta di più la pigra e silente indifferenza della nostra
> informazione, quella presunta alternativa compresa, verso la realtà di
> un paese, un popolo, un nodo geopolitico che pure rappresentano il
> massimo dramma mondiale del dopoVietnam. Ricordo la grande attenzione,
> gli occhi strabuzzati e le bocche spalancate delle migliaia di persone
> che ho incontrato durante tre lustri di dibattito e conferenze e con
> le quali ho dovuto essere il primo a illustrare il vero Iraq, il vero
> Saddam, la vera ragione di uno scontro epocale, pur essendo i dati che
> riferivo, a parte la mia trentennale frequentazione del paese,
> ampiamente disponibili in rapporti e statistiche ONU, Unicef, Unesco,
> PAM, Banca Mondiale e altre istituzioni internazionali che registrano
> i percorsi economici e sociali dei popoli.
>
> Qui interessa piuttosto, alla luce di uno dei processi più simili a
> quelli dell'Inquisizione cattolica e a cui Saddam sta tenendo testa in
> modo, questo sì, eroico, non meno di Milosevic nella vergognosa burla
> giuridica dell'Aja, ripercorrere brevemente le orme del cammino di un
> paese che, lasciato dai colonialisti inglesi nel più abietto
> sottosviluppo, senza ospedali, senza scuole, senza industria, in pochi
> anni, cacciati i colonizzatori quasi a mani nude, seppe, attingendo
> alle radici della più antica e ai suoi tempi progressiva civiltà del
> mondo, forgiarsi in nazione e diventare un modello di giustizia
> sociale e di coerenza antimperialista. Saddam sta in un carcere e
> porta i segni delle torture dei "portatori di democrazia", giudicato
> da un banda di venduti pseudomagistrati, accusato da testimoni
> occulti, nascosti, anonimi, che leggono filastrocche preparate dagli
> sgherri di un occupante che detta ogni aspetto e ogni mossa politica
> ed economica del paese al fine di completarne la distruzione e il
> saccheggio. Fuori gli squadroni della morte dei collaborazionisti
> sciti e curdi, creati dagli angloamericani insieme al fantasmatico
> burattino Al Zarkawi (cui tutti offrono ormai scandalosa credibilità)
> e addestrati e pagati dai pasdaran iraniani, giustiziano a migliaia
> coloro che appartengono a quell'82% di iracheni che rifiutano
> l'occupazione; il resto sono curdi ammaestrati da Israele e pescicani
> dell'esilio rientrati per le briciole del banchetto). Fuori, le armate
> terroristiche degli occupanti, di fronte a un'impossibile vittoria sul
> terreno e all'indomabile resistenza di città e villaggi, hanno
> quintuplicato i bombardamenti aerei indiscriminati, le incursioni a
> fini di rastrellamenti (60.000 i detenuti) pure indiscriminati, gli
> stupri di massa, il furto ai feriti e uccisi di organi destinati al
> mercato dei plutocrati statunitensi, gli attentati stragisti da
> attribuire alla Resistenza la devastazione e rapina degli un tempo
> smisurati beni archeologici e culturali, l'uso a tutto spiano di armi
> di distruzioni di massa dai gas al napalm e al fosforo, le torture,
> insomma tutto quello che dovrebbe servire a terrorizzare e convincere
> alla resa un popolo che deve pagare per aver già sconfitto una volta
> la criminalità statuale internazionale e per aver imparato che a
> resistere si vince.
>
> Dentro sta Saddam. Fuori stanno, a conferma dei peggiori tempi vissuti
> dall'umanità da secoli a questa parte (il nazifascimo, se non altro,
> era territorialmente e temporalmente più circoscritto), Sharon, boia
> di Sabra e Shatila e promotore della "soluzione finale" per
> palestinesi e arabi; Bush, i suoi santoli e padrini della cabala
> nazisionista e narcotrafficante, tra i cadaveri e le macerie degli
> attentati "islamici", da costoro orditi per poter sequestrare e
> sfoltire l'umanità; Blair, tardovittoriano alla ricerca degli scarti
> dell'altrui colonialismo, connivente del complotto criminale e che con
> il socio d'oltreatlantico ha freddamente costruito le bugie della
> demonizzazione e dell'integralismo islamico; Berlusconi, D'Alema,
> soldati di ventura Nato-USA, esecutori sul posto degli ordini dei
> carnefici imperiali; tutta la Grande Armada dello storico terrorismo
> di Stato USA, fin da coloro che governavano le stragi e i terrorismi
> in Italia e continuano a governarli, dalla Grecia all'America Latina,
> a Libano, Spagna, Egitto, Turchia, Giordania, Kosovo e ovunque gli
> pare funzionale far apparire la propria agenzia di provocazioni, Al
> Qa'ida: i Rumsfeld, Wolfowitz, Ledeen, Negroponte, North, Abrams,
> Posada Carriles, Orlando Bosch., Khalilzad e i mille e mille
> subordinati esteri, da Delle Chiaie in giù.
>
> Saddam sta dentro. Non era un santo, Saddam. Era il governante di un
> popolo, già annegato nell'uranio, che sopravviveva a forza di lacrime,
> sudore e sangue, sbaragliando insidie mortali a ogni angolo e da ogni
> parte, provocatori, spie, affamatori, infiltrati, sobillatori per
> conto dell'imperialismo, aggressori armati, sabotatori interni e
> internazionali, durante tutti i quasi cinquant'anni del suo cammino di
> emancipazione. Un popolo che, dopo aver sparso saggezza e scienza nel
> mondo, durante gli ultimi mille anni non aveva subito che regimi
> autocratici imposti da fuori e a cui non si poteva certo chiedere una
> maturazione illuministica verso la democrazia in quattro e
> quattr'otto, tanto più che quella democrazia si presentava e si
> presenta negli abiti marci della democrazia borghese. Un popolo che
> non poteva "essere gentile", come dice Brecht, non stava a capotavola
> di un pranzo di gala. Questo lo dico, mentre mi incombono i Bush, gli
> Sharon della "Sinistra per Israele", i D'Alema del paesicidio
> jugoslavo, i Giuliano Ferrara che vanno in orgasmo per ogni strage
> sionista o teocon, le Fallaci onorate di paginoni dal Corriere, i
> Magdi Allam che sul tabloid scandalistico "La Repubblica"
> s'inventavano i campi di Al Qa'ida in Iraq là dove c'erano campi
> militari ufficiali, visitati cento volte da ispettori ONU,
> vasellinatore del nuovo razzismo universale islamofobico, e tanta,
> tanta gentaccia. Questo lo dico avendo vissuto di persona, da metà
> degli anni '70 in poi, tempi dell'unica nazionalizzazione del
> petrolio, difesa per trent'anni fino al 9 aprile 2003, arrivo dei
> vandali, l'esaltante esperienza di un popolo che prendeva coscienza di
> sé, della sua storia offuscata, della sua dignità negata, del suo
> ruolo da protagonista nello scontro tra giusti e delinquenti. Il
> processo di acquisizione, dopo secoli di polvere e esclusione,
> dell'autostima. Qualcosa che oggi si vive nel Venezuela di Chavez. Un
> popolo, infine. La cui non ultima nobiltà è stata di essere rimasto
> fino all'ultimo giorno, unico, a fianco del popolo palestinese e alle
> sue intifade.
>
> E quest'uomo, che non era un santo, ma che, dopo aver partecipato a
> una rivoluzione e poi guidato l'altra, sfidando l'impossibile e il
> mondo coalizzato, con l'eccezione, allora, dei paesi socialisti, di
> questo processo è stato l'inventore, il simbolo, il coagulatore. Per
> primo, i diritti umani. Non quelli che tanto agitano i nostri
> vessilliferi di democrazie al polistirolo. Quelli che interessano ai
> popoli, agli esclusi, ai fuori-dalla.-storia. Agli eterni proletari.
> La conoscenza per essere soggetto di cultura e quindi di politica e
> quindi di destino. Un'alfabetizzazione totale in un paese totalmente
> analfabeta. Una sanità di altissimo livello con professionisti che dal
> processo in cui erano inseriti avevano tratto un'etica un po' diversa
> dai nostri primari d'ospedale e dalle nostre larve nel formaggio delle
> cliniche private, tanto da dover essere ammazzati dagli occupanti
> perché smettano di curare un popolo destinato all'estinzione. Orari di
> lavoro, sindacati, maternità, previdenza, pensioni, anziani, bambini,
> donne libere e ad ogni livello di produzione e direzione; scienza,
> agricoltura, industria, arti che invadevano e accendevano il mondo
> arabo e oltre. E orgoglio. E consenso. E come si potrebbe non avere
> consenso quando un partito, il Baath, socialista, arabo e la sua
> direzione, per la prima volta nella storia e nella regione,
> distribuiscono la ricchezza in maniera equa, senza satrapi e senza
> mendicanti. Diritti umani che hanno consentito al governo di
> distribuire le armi da tenere in casa a sei milioni di cittadini,
> praticamente tutti quelli in grado di impegnarsi nella difesa, senza
> temere quell'insurrezione che si sarebbe verificata se solo il
> "regime" fosse stato quello descritto, o strumentalmente o vilmente,
> dall'universo mondo. Sei milioni che oggi tengono testa, in nome di
> noi tutti, alla più possente criminalità di Stato di tutti i tempi.
> Diritti umani che hanno messo un popolo in condizione di difendersi
> oltre ogni immaginazione, oltre ogni ottuso e ignorante pregiudizio,
> sulla base di una coscienza politica, sociale e nazionale che ne fa
> oggi l'avanguardia della risposta degli uomini ai loro terminator.
> Sicuramente non tutto è stato fatto da Saddam, chè corollario della
> costruzione di una nazione è la formazione di una classe politica
> all'altezza. Il merito massimo va a un popolo che in Saddam si è
> riconosciuto, ma che per la meta dell'emancipazione e della sovranità
> si è battuto incessantemente, con coraggio e intelligenza, tra
> sacrifici inenarrabili. Ovviamente i media non ce le raccontano le
> mille manifestazioni con i ritratti del presidente in tante città
> irachene, e la sinistra, intrisa di spocchia eurocentrista, avvitata
> nella sua opportunistica "spirale guerra-terrorismo". ovviamente le
> snobba, attribuendole a un perverso indottrinamento, non ancora
> risanato dalla "democrazia".
>
> Guardiamo Saddam nella gabbia dello pseudoprocesso condotto da chi,
> dopo aver ammazzato due milioni di iracheni e tentato di disintegrare
> l'anima di quel popolo liquidandone la memoria storica, la cultura,
> l'intelligenza, tutto il patrimonio umano, spera, con un'esecuzione
> prestabilita da colui che è il vero dittatore sanguinario d'Iraq,
> quello a stelle e striscie, di decapitarlo definitivamente e di
> consegnarne le membra sparse ai tirapiedi con turbante che già lo
> avevano servito quando recava la britannica croce di Sant'Andrea.
> Guardiamo e ascoltiamo Saddam, senza farci ottundere dai veleni
> somministratici dai cerusici di tutti gli inganni e di tutte le
> superstizioni. Da un uomo senza l'ombra di una paura, ma con tutta la
> sacrosanta collera che, dopo aver fatte sue le aspirazioni del suo
> popolo alla giustizia e al benessere, ne soffre l'agghiacciante
> ingiustizia e tragedia, ascoltiamo: "Ovviamente non sono colpevole, ma
> so benissimo che mi vogliono morto. Ma
>
> essendo il comandante in capo, preferisco essere fucilato da un
> plotone d'esecuzione. Combatto la tirannia USA in nome degli iracheni,
> degli arabi, dei popoli di tutto il mondo. Sono certo che gli Stati
> Uniti non saranno in grado di imporre un Nuovo Mondo. Quanto a me, ho
> operato per gli arabi e ho fatto il mio dovere. Sono convinto che il
> popolo iracheno combatterà fino all'ultimo. Non accetterà mai un
> dominio straniero. All'aggressione si resisterà fino a quando l'ultimo
> degli americani, dei loro alleati e fantocci, sarà stato cacciato
> dall'Iraq.
>
> Non m'importa di morire, non è che sono molto attaccato a questa vita.
> Per ogni essere umano c'è un tempo per andare. La vita di ogni singolo
> iracheno vale quanto la mia."Ascoltiamo. E forse non ci
> scandalizzeremo del titolo di questo articolo.
>
> Saddam verrà ucciso. Ma io, che mi sono mescolato a quelle genti
> quando rinascevano, crescevano, resistevano, morivano, so che non
> finiranno di piangerlo mai. C'è qualcuno che possa dire lo stesso di
> Bush, Blair, Clinton, D'Alema, Prodi? A dispetto della spaventosa
> regressione in cui papi, ayatollah, rabbini, presidenti serial killer,
> generali fosforizzanti, terroristi travestiti, mercenari torturatori,
> finte sinistre, idolatri ed egolatri, dirittiumanisti, stanno
> trascinando il mondo intero, gli iracheni non si arrendono. Continuano
> ad andare avanti. Magari non con i diktat delle tavole di Mosè,
> piuttosto con il Codice di Hammurabi che, primo, fece gli uomini
> uguali davanti alla legge. Merito anche di Saddam Hussein. La storia
> gliene renderà merito.
>
>
>
>
>
>
>
> --------------------------------------------------------
> Due libri importanti in uscita in questi giorni:
>
> IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA
> Il j'accuse di Slobodan Milosevic
> di fronte al "Tribunale ad hoc" dell'Aia" (Ed. Zambon)
>
> IL CORRIDOIO
> di Jean Toschi Marazzani Visconti
> introduzione di Alexander Zinov'ev (Ed. Citta' del Sole)
>
> informazioni su questi e tanti altri testi alla pagina:
> http://www.cnj.it/documentazione/bibliografia.htm
> --------------------------------------------------------
>
> FOR FAIR USE ONLY
> --> La lista JUGOINFO e' curata da componenti del
> Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia (CNJ).
> I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente
> le posizioni ufficiali o condivise da tutto il CNJ, ma
> vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
> solo scopo di segnalazione e commento.
> --> Bilten JUGOINFO uredjuju clanovi
> Italijanske Koordinacije za Jugoslaviju (CNJ).
> Prilozi koje vam saljemo ne odrazavaju uvek nas zvanicni stav,
> niti nase jedinstveno misljenje, vec svojim sadrzajem
> predstavljaju korisnu informaciju i potstrek na razmisljanje.
> ---> Archivio/Arhiv:
>> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
>> http://www.domeus.it/circles/jugoinfo
> ---> Per iscriversi [o per cancellarsi] / Upisivanje [brisanje]:
> crj-mailinglist-[un]subscribe@???
> ---> EMAIL: jugocoord(a)tiscali.it
> ---> C.N.J.: DOCUMENTO COSTITUTIVO / OSNIVACKI DOKUMENT:
>> http://www.cnj.it/documentazione/documento_costitutivo.htm
>
>
> Link utili di Yahoo! Gruppi
>
> <*> Per andare all'homepage del gruppo vai alla pagina:
> http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/
>
> <*> Per annullare l'iscrizione al gruppo scrivi a:
> crj-mailinglist-unsubscribe@???
>
> <*> L'utilizzo da parte tua di Yahoo! Gruppi è soggetto alle:
> http://it.docs.yahoo.com/info/utos.html
>
>
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>
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