[NuovoLab] guerra ai poveri de lcomune di genova

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LA TESTIMONIANZA
L´angoscia senza risposta di Tomasz "Non avevo casa, ora dove andrò?"

Adam e Tomasz hanno 35 e 40 anni, vengono da Cracovia, e per un anno hanno vissuto nella palazzina rossa dove un tempo dormivano le Fiamme gialle. Intorno alle undici salgono sull´asfalto rotto di via dei Laminatoi, ma si fermano davanti al cancello che apre al quartiere dei senza tetto. A tenerli fuori i carabinieri. «Abbiamo là dentro i nostri documenti - si affrettano a dire agli uomini in divisa in un italiano claudicante - siamo in regola, non portateci via». Adam ha uno zaino nuovo di zecca del Genoa, un berretto e un paio di guanti da sci blu. Così di certo non patisce il freddo, ma a fare la sua è anche l´alcol che ha in corpo. Anche Tomasz, piccoletto, un buffo cappello di pile in testa e un tetrapack di vino in mano, si chiede il motivo di tanta mobilitazione. «Sono da un anno qui in Italia, e non avevo casa, dove potevo andare?», racconta. Ma perché sia venuto non lo dice o non lo ricorda. «Faccio l´elemosina in giro, e prima o poi torno in Polonia. Là mi aspettano Monica e Isack - sorride - hanno cinque e sei anni appena».
(d. g.)


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Viaggio tra i palazzi fatiscenti sopra corso Perrone prima occupati da un centinaio di rumeni e ora sgomberati dalla polizia
Campi, l´ultimo albero di Natale nella ex dimora dei disperati
il palazzo
la task force
gli abusivi
il blitz

Materassi, bambole, i bicchieri del brindisi di Capodanno nel deserto degli ultimi
Nell´area nascerà un silos per cinquecento auto: "Ma qui resterà il Bronx..."
DANIELE GRILLO


La nube leggera di disinfettante diffusa dalle tute bianche dell´Amiu si posa su una coppia di sposini di plastica, una di quelle figure che si mettono sulle torte nuziali o del venticinquesimo di matrimonio. Vicino, sullo stesso tavolo, c´è una coppia di bicchieri di vetro, e quel che resta del vino dell´ultimo triste brindisi di via dei Laminatoi. Sembra strano, ma c´era vita nei fatiscenti appartamenti delle tre palazzine un tempo caserma della guardia di Finanza a presidio del "colle del petrolio", proprio dietro Corso Perrone, a Campi. C´era vita nonostante i cumuli di immondizia ovunque, le stanze piene di escrementi non lontane da quelle dei materassi, i mille oggetti e capi di vestiario recuperati tra quelli di cui la gente si disfa, e poi gettati nel cortile dalle finestre senza più vetri. Un mondo nascosto di degrado che non sembra Genova eppur lo è, e che esplode in tutta la sua inquietudine dopo l´ordinanza del sindaco che ha chiesto lo sgombero di questi immobili per ragioni di igiene. Tre palazzi, due da sei piani e uno più piccolo un tempo centro direzionale della Erg, sono diventate per mesi se non anni ricovero di decine di uomini, donne e bambini senza dimora. Rumeni, ma anche polacchi, tunisini e qualche italiano. La polizia due giorni fa ha dato vita a un blitz di prima mattina che ha portato all´espulsione di otto rumeni, e alla denuncia per occupazione abusiva di edificio di altre 40 persone. «Ma qui dormivano anche in cento - dice uno degli addetti della Asl intervenuti per la bonifica - su tutti i piani ci sono materassi e brande». Nelle stanze anche cavalli a dondolo, bambole e altri giocattoli rotti, perfino un albero di Natale con le palline ancora attaccate. Segno che qui, in condizioni igieniche inesistenti, vivevano anche diversi bambini. Attorno a questo scempio sta lavorando da alcuni giorni una nutrita task force di poliziotti, carabinieri e polizia municipale, uomini di Amiu e dell´Igiene Pubblica dell´Asl 3, operai del Comune. Il primo obiettivo è disinfettare tutti gli ambienti e portare via le cose degli occupanti (saranno stipati in un magazzino del Comune), il secondo murare gli accessi alle case e chiudere le cancellate esterne. Il motivo dell´ordinanza e dell´accelerazione delle operazioni di sgombero è che presto qui partiranno i lavori per un autosilo da cinquecento auto, un progetto redatto dall Sviluppo Genova spa per incarico dell´Autorità Portuale, proprietaria dell´area e di una delle tre palazzine. «Delle altre due una è nostra, l´altra di una società di privati - spiega Andrea Dapelo, presidente di Sviluppo Genova - se il progetto passerà, probabilmente ci si metterà d´accordo su una concessione di demolizione, e spariranno». Stessa sorte è prevista per i quattro caseggiati di Corso Perrone che sorgono nella stessa zona, e che distano una manciata di metri dagli immobili occupati. «Qui un tempo ci venivano a ballare i ricchi», racconta il signor Mario, 71 anni, mentre chiude il cancello del suo orto, ricavato - abusivamente - all´interno del perimetro di un´antica locanda-pizzeria. Col nuovo progetto dovrà lasciare la sua casa in cambio di un appartamento nuovo di zecca a Sestri, come lui tutti i suoi vicini. «Ci daranno anche il box e 35 mila euro per il "disturbo" - dice - ma nonostante tutto noi mica vorremmo andarcene. Gli stranieri di via dei Laminatoi? Non ci danno fastidio, e non sono loro che ci fanno paura, ma quelli che vengono qui ad appartarsi con le prostitute. Quelli arrivano in macchina e non li vedi in faccia, quei "barboni" invece sono solo povera gente».



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