lavoro repubblica
William Hayton, inviato della televisione inglese, ascoltato dai giudici. Quella notte di luglio era ospite del media center di via Battisti
Blitz alla Diaz, Bbc contro la polizia
Un giornalista in aula: "Sequestrati per non farci trasmettere"
In un filmato l´irruzione nella scuola: nessun indizio del lancio di pietre descritto da sempre dalle forze dell´ordine
MASSIMO CALANDRI
SECONDO una vecchia storiella, una efficiente forza di polizia è quella che cattura più criminali di quanti ne utilizzi per catturarli. Partendo da questo presupposto, è inevitabile dire che quella protagonista del blitz nella scuola Diaz non fu una polizia efficiente. L´autore della riflessione è un inviato della Bbc inglese, William Hayton, che ieri mattina è stato ascoltato come teste nel corso del processo per la sciagurata irruzione del G8. Rispondendo alle domande dei pubblici ministeri, il giornalista ha confermato - in maniera francamente imbarazzante, considerato il prestigio in termini di obiettività e libertà della televisione britannica - che a Genova nel luglio 2001 furono sistematicamente calpestati i principi della democrazia. Come? Tanto per fare un esempio, impedendo ai testimoni dei delitti di raccontare cosa stava accadendo. «Trenta secondi prima del collegamento in diretta con Londra, quando tutto era pronto per l´intervista, è arrivato un poliziotto con il casco sulla testa. Aveva un manganello in pugno, parlava italiano ma l´ho capito alla perfezione: dovevo smetterla, subito». Hayton ha ricordato di essere stato minacciato, ha spiegato che un suo collega è stato preso a bastonate, ha ripetuto che lo privarono del telefono cellulare - «Hanno cominciato a chiamarmi dall´Inghilterra per capire cosa stesse accadendo: gli agenti mi hanno urlato che se continuava a suonare me lo avrebbero fatto a pezzi» - , ma soprattutto ha ribadito di essere stato in pratica sequestrato per circa quaranta minuti. Con le mani in alto, il viso rivolto al muro e il timore di essere malmenato. La «colpa» del giornalista inglese? Essere ospite del Media Center allestito alla scuola Pascoli di via Cesare Battisti (con tanto di pass ufficiale, più volte inutilmente mostrato), e quindi inevitabilmente testimone dell´assalto poliziesco alla Diaz, che stava giusto di fronte. Il collegamento in diretta stava partendo, la polizia italiana ha impedito che la gente venisse informata di quanto stava accadendo, e lo ha fatto con la prepotenza e il disprezzo dei diritti che hanno caratterizzato tutto l´intervento di quella notte del 21 luglio. William Hayton ha provato a spiegare l´atteggiamento folle di quegli agenti: le perquisizioni «ridicole», come quando hanno i poliziotti hanno urlato di felicità sequestrandogli una maschera anti-gas come fosse chissà quale prova di colpevolezza («Me l´ero portata dietro dall´Inghilterra: volevo seguire i cortei, immaginavo che avrebbero lanciato dei lacrimogeni. Cosa c´era di male?»); o certe situazioni definite «surreali», vedi la spaghettata offerta sempre la polizia dopo aver costretto persone inermi ad ore di terrore puro. Lasciando l´aula, Hayton ha regalato ancora un pensiero: «Forse nelle stesse circostanze avrebbe potuto accadere anche in Inghilterra», che è sembrato un´esortazione a non arrendersi e a continuare a credere - comunque - nelle istituzioni. Il testimone successivo era Hamish Cambell, un altro inviato dall´Inghilterra - cameraman per il network Undercurrents - , autore del filmato che mostra l´ingresso della «Celere» nell´istituto scolastico. In aula sono stati trasmessi alcuni spezzoni del suo video: intanto vale la pena di segnalare alcuni inquietanti passaggi girati al buio grazie ad un sistema ad infrarossi, con i primi piani dello stesso Campell e di una ragazza nascosti e spaventati; ma soprattutto l´attenzione è andata allo sfondamento del portone di ingresso e alla conferma che all´arrivo degli agenti non c´è quel «fitto lancio di pietre» che diventava invece uno dei presupposti per l´azione di forza, così come da verbale di polizia. L´udienza si è chiusa con la testimonianza di un´altra vittima, il neozelandese Samuel Buchanan, che ha ricordato le gratuite violenze delle forze dell´ordine.
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