----- Original Message -----
From: <zambon@???>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Monday, January 09, 2006 10:45 AM
Subject: porterà la scomparsa politica del boia sharon ad una pausa di
riflessione?
>> Il "discorso dell'Università" tenuto a dicembre da Bashar Assad conferma
> un
>> punto dell'analisi qui sotto riportata: cioè la decisione della dirigenza
>> siriana di farla finita con la "collaborazione" con le sempre più esose
>> richieste (imposizioni) franco-statunitensi e dell'ONU e di mobilitare il
>> paese in vista di una resistenza decisa, anche sull' inevitabile piano
>> militare. Assad, il Baath, il Partico Comunista Siriano sanno benissimo
> che
>> solo la prospettiva di finire in un altro pantano tipo Iraq, con
>> ulteriori
>> perdite umane ed economiche e un'accresciuta ostilità della "comunità
>> internazionale", può portare gli elementi meno avventuristi del
> nazisionismo
>> statunitense a neutralizzare le spinte aggressive che, dall'invasione
>> dell'Iraq in poi, vengono dettate da Israele (perlopiù contro gli stessi
>> interessi USA; come viene rilevato in misura crescente da molti ambienti
>> militari, del Dipartimento di Stato e dei Servizi nordamericani). Su
> questa
>> linea Assad può contare non soltanto sul dichiarato appoggio del PCS, ma
>> anche su quello della finora abbastanza silente (perchè emarginata e
>> repressa) componente del Baath "civile" che fu spodestata da Assad padre
> nel
>> 1969, con l'abbattimento del governo filocinese di Atassi, e che si
> schierò
>> a fianco di Saddam.
>> Molto dipende ora dalle variabili Israele e Libano: se cioè la crisi
> aperta
>> dalla scomparsa, quanto meno politica, del boia Sharon porta a una pausa
> di
>> riflessione tra i circoli oltranzisti israeliani e tra quelli
> filo-francesi
>> e filo-imperialisti del Libano, o se si pensa di utilizzare l'occasione
>> dell'universale compianto per lo stragista (e dunque per i "poveri
>> israeliani minacciati") per lanciare l'attacco finalizzato ufficialmente
>> a
>> eliminare le "basi del terrorismo" (palestinesi profughi e hizbollah) e
>> quindi a privare i palestinesi dell'interno dell'ultimo riferimento
>> politico-militare di cui dispongono.
>> A questo proposito si pone ai compagni all'estero un impegno
>> assolutamente
>> prioritario: smascherare la congiura antisiriana e antilibanese guidata
>> da
>> USA, Israele e Francia attraverso la campagna terroristica in Libano con
>> a
>> capo il fantoccio tedesco Detmer Mehlis, responsabile della commissione
> ONU
>> d'inchiesta sull'assassinio di Rafik Hariri. I punti centrali di questo
>> lavoro devono essere l'identificazione, basata su documenti
>> incontrovertibili, del ruolo che Mehlis ha avuto già in passato nello
> sviare
>> le accuse ai servizi occidentali per l'attentato del 1987 alla discoteca
> "La
>> Belle" di Berlino (che aprì la strada al bombardamento di Tripoli) e
>> orientarli su presunti e inesistenti responsabili libici; il clamoroso
>> crollo del castello di accuse di Mehlis contro la Siria con la
> ritrattazione
>> pubblica dei suoi due principali testimoni, risultati corrotti e pagati
>> dall'entourage di Hariri a nome degli USA (qualcosa è stato pubblicato da
>> Stefano Chiarini, ma gli elementi sono molti di più e ne farò oggetto in
> un
>> prossimo articolo); la denuncia di un personaggio il cui utilizzo diventa
>> sempre più cruciale per l'imperialismo perchè offrre l'opportunità di
>> rivendicare un interlocutore amico interno alla Siria: il criminale
>> Rifaat
>> Assad, fratello del presidente defunto, noto narcotrafficante e arnese
> della
>> Cia fin dagli anni '80, espulso per questo dalla Siria e esiliato in
>> Svizzera.
>> Si ricordi che le ostilità militari sono già iniziate: le ripetute accuse
>> USA alla Siria di albergare dirigenti del Baath iracheno e di tollerare
>> il
>> passaggio e poi la fuga di volontari arabi della Resistenza irachena,
>> seguite da irruzioni statunitensi oltre confine, all'interno della Siria,
>> con la scusa dell'inseguimento di guerriglieri, che sono costate già
> diverse
>> vittime a entrambe le parti.
>> Fulvio.
>> ----- Original Message -----
>> From: "Renato Caputo" <renato.caputo@???>
>> To: "aa-info articoli e iniziative" <aa-info@???>
>> Sent: Thursday, January 05, 2006 4:26 PM
>> Subject: [aa-info] I pericoli che attendono la Siria dopo la risoluzione
>> 1636
>>
>>
>> Non vi è dubbio che la Siria stia attraversando uno dei momenti più
>> difficili della sua storia, e sebbene vi siano voci che denunciano le
> gravi
>> prevaricazioni di cui è vittima questo paese, esse non sono che voci
>> isolate. L'unico fattore che alla fine deciderà l'esito della questione
>> siriana è la distribuzione delle forze in campo. E un esame spassionato
>> di
>> questa distribuzione non può che portare alla conclusione che a volte è
>> necessario saper optare per il male minore. A volte è necessario saper
>> perdere limitando i danni, in modo da potersi preparare alla sfida
>> successiva. Sono molti gli esempi che possiamo ricavare dalla storia a
>> conferma di questa affermazione, dalla ritirata russa da Mosca, che venne
>> data alle fiamme di fronte alle truppe napoleoniche, al ripiegamento
>> sovietico di fronte all'avanzata tedesca nella seconda guerra mondiale.
>> [.] Oggi la Siria è sotto pressione, anzi è sotto attacco. Vi è, infatti,
>> fra queste due espressioni una differenza che non va sottovalutata,
>> soprattutto in un momento in cui i vecchi concetti della politica
>> internazionale mal si adattano agli sviluppi a cui stiamo assistendo in
>> Medio Oriente e nel mondo intero. Assistiamo infatti ad una situazione in
>> cui gli scandali interni dell'amministrazione americana e le difficoltà
>> da
>> essa incontrate nelle sue campagne di politica internazionale (in
>> particolare in Iraq), invece di spingerla ad un ripiegamento, potrebbero
>> paradossalmente portarla a compiere una fuga in avanti. In questo
> scenario,
>> in cui le valutazioni razionali sembrano perdere terreno a vantaggio
>> delle
>> spinte irrazionali, la Siria sta lentamente scivolando da una posizione
>> di
>> paese soggetto a pressioni di carattere politico a quella di obiettivo di
> un
>> possibile attacco. E' in questa direzione che spingono tutti gli
> avvenimenti
>> dell'ultimo periodo, dalla risoluzione 1559 dell'ONU, all'assassinio di
>> Hariri, al rapporto Mehlis.
>> Di fronte a questi sviluppi, la politica siriana si è basata
> essenzialmente
>> sul tentativo di guadagnare tempo, ma ormai non vi è più altro tempo che
>> possa essere racimolato. Infatti, ciò che si vuole veramente dalla Siria
> in
>> realtà non ha alcuna relazione con l'assassinio di Hariri, e consiste
> nella
>> richiesta di capovolgere la propria politica regionale, secondo delle
> linee
>> guida che possiamo riassumere in tre punti:
>> 1) L'espulsione dal proprio territorio dei leader della resistenza
>> palestinese (in particolare dei leader di Hamas e della Jihad islamica),
>> e
>> la non-ingerenza nella questione palestinese, sia per quanto riguarda la
>> situazione interna in Palestina, sia per quanto riguarda il problema del
>> disarmo dei gruppi palestinesi in Libano
>> 2) La cessazione di qualsiasi sostegno nei confronti di Hezbollah, in
> vista
>> di un completo disarmo e assoggettamento del movimento libanese, che
>> possa
>> aprire la strada ad un trattato di pace fra Libano e Israele
>> 3) Una piena collaborazione nelle operazioni volte a normalizzare la
>> situazione irachena.
>> [.] Di fatto, la risoluzione 1636 dell'ONU, oltre ad esigere da Damasco
> una
>> piena collaborazione per quel che riguarda l'inchiesta internazionale
>> sull'assassinio di Hariri, assoggetta la sovranità della Siria
> all'arbitrio
>> delle Nazioni Unite, e la espone al rischio di un intervento militare ai
>> suoi danni.
>> E se da un lato gli americani non accetteranno mezze misure nella
>> risposta
>> di Damasco ai punti sopra citati, dall'altro la Siria sarà restia a fare
>> nuove concessioni nel timore che le richieste della comunità
> internazionale
>> potrebbero non aver mai fine. In questo modo si rischia di finire in un
>> vicolo cieco in cui da un lato si giudicherà non sufficiente la
>> collaborazione della controparte siriana, e dall'altro si sospetterà che
> la
>> comunità internazionale non voglia porre nessun limite alle proprie
> pretese.
>> In questo clima, è essenziale che i siriani diano la priorità alla
>> salvaguardia dell'unità e della saldezza dello stato, poiché senza stato
>> essi non disporranno di alcuna stabilità, né di interessi da perseguire.
>>
>> 6 dicembre 2005
>>
> http://www.aljazeera.net/NR/exeres/89FEC4B5-6F82-40C2-9898-AF8E8A020FE4.htm
>>
>>
>> [Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>> -----------------------------------------------
>> Lista INFORMAZIONE dell'Assemblea Antimperialista
>> http://www.tuttinlotta.org - posta@???
>> (ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'")
>>
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>> (vedi anche lista DISCUSSIONE dell'A. Antimperialista su:
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