Re: [Consumo critico - Milano Social Forum] Una giornata con…

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著者: Laura Gualazzini
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To: Gruppo Consumo critico - MSF
題目: Re: [Consumo critico - Milano Social Forum] Una giornata con i rifugiatidi Via Lecco.
Certo sono pienamente d'accordo che questa Milano dorme, io per prima,
milanese, che cerco di partecipare a manifestazioni di pace ho lasciato
passare questo avvenimento un po' in sordina.
Potrei sicuramente dire che sono stata presa dal lavoro (in questi giorni ho
infatti lavorato), ma questo non giustifica un non coinvolgimento in una
situazione di non pace come è stato lo sgombero di Via Lecco. Ora è tardi
per dire ci volevo essere, però ti ringrazio di avermi allertato
all'attenzione a situazioni di disagio ingiuste subite da persone che vivono
nella mia stessa città.
Per questo mi riprometto di impegnarmi in qualcosa di più serio che non sia
solo il lavoro quotidiano (anche quello indubbiamente importante per quanto
riguarda la sopravvivenza).
Ciao e auguri
----- Original Message -----
From: <andrea_cip@???>
To: <consumo-critico-msf@???>; <cm-milanof@???>;
<sveglia_cittastudi@???>
Sent: Friday, December 30, 2005 12:36 PM
Subject: [Consumo critico - Milano Social Forum] Una giornata con i
rifugiatidi Via Lecco.



>Milano 27 dicembre 2005 ore 9,30 sono in ritardo per andare al lavoro,
>accendo la radio e la voce di Michelino Crosti mi riporta ad una diretta di
>sgombero in pieno stile anni '70. "Siamo davanti a via lecco il quartiere è
>completamente bloccato dalle forze dell'ordine. Ci sono i consiglieri, i
>militanti e gli occupanti incatenati davanti al portone, la polizia in
>assetto anti sommossa sta rimuovendo il blocco ... ci dicono che dobbiamo
>spostarci .. (urla concitate) ... il portone è pericolante e sta crollando
>sotto ai migranti incatenati intervengono i vigili del fuoco. Stanno
>gonfiando un grande materasso gli occupanti sono saliti sul tetto ... In
>pochi minuti si tagliano le catene e la polzia entra nello stabile"
>
>Non posso credere alle mie orecchie, forse è una vecchia registrazione di
>uno sgombero rimandata dall'archivio della radio, ma conosco troppo bene la
>situazione di via lecco ci passo spesso per andare in quartiere isola da
>città studi, è tutto vero stanno sgomberando sotto natale 267 rifugiati
>politici con diritto d'asilo che avevano occupato una palazzina abbandonata
>al degrado da 15 anni in pieno centro a Milano.
>
>Qualcosa scatta dentro di me non posso più andare al lavoro sento che sarà
>una lunga giornata ...
>
>Raggiungo di corsa viale Tunisia, per una volta non sono in bici e ho
>dovuto affidarmi ai passaggi del 23 e dell'11 che non arriva, il viale è
>completamente bloccato dalle camionette dei carabinieri e non lasciano
>passare nessuno. Si vede il grande materasso dei pompieri giallo e bianco,
>l'azzuro lucido dei caschi della polizia e gruppi di occupanti sul tetto,
>delle mansarde che la proprietà ha fatto velocemente edificare
>approfittando del condono sui sottotetti. Da un balcone sventola un
>lenzuolo con scritto "Rifugio Umanitario".
>
>All'angolo con viale Tunisia incontro andrea che cerca di varcare invano il
>blocco con il tesserino giornalista, gli faccio notare la delegazione di
>rifugiati che sta uscendo dalla "zona rossa" per andare in prefettura
>accompagnati dai mediatori linguistici e rappresentanti delle associazioni
>di volontariato.
>
>C'e' qualcosa di insolito in quella delegazione, è il passo deciso e fermo,
>direi fiero mentre fende il cordone di sicurezza delle forze dell'ordine.
>Mi viene incontro maddalena e mi dice che da via Casati ci si può
>avvicinare di più al portone di Via Lecco, mi sposto velocemente con andrea
>che mi legge il pezzo da mandare in radio.
>
>In via Casati le camionette della polizia bloccano l'accesso a Via Lecco,
>ma siamo decisamente molto più vicini al di là degli agenti sono raggrupati
>i consiglieri e i rappresentanti delle associazioni i giornalisti e alcuni
>rifigiati rimossi dal portone che è presidiato da ingenti forze di polizia.
>Dalle finestre del palazzo si affacciano i ragazzi (sono tutti molto
>giovani) e sul tetto altri camminano con precauzione.
>
>Al rientro della delegazione decidono di uscire tutti pacificamente e
>abbandonare lo stabile portando tutte le loro cose (valigie coperte
>elettrodomestici un divano). Ma al momento di salire sugli autobus dell'ATM
>scatta un'assemblea in strada e decidono di occupare la via sedendosi per
>terra. Siamo di fronte ad una vera e propria lezione di lotta non violenta.
>Cerchiamo di capire che succede parlando con chi ha fatto parte della
>delegazione. L'attesa si fa molto lunga sono le due e tra i presenti
>cominciamo a raccogliere dei soldi per fare una spesa e inviare tramite
>andrea un un primo carico di generi alimentari acquistati in un vicino
>supermercato.
>
>Sono gesti semplici che come semplici cittadini solidali ci sentiamo di
>fare, non c'e' strumentalizzazione e loro lo capiscono accettano la nostra
>solidarietà, d'altronde non è facile il dialogo attraverso il cordone di
>poliziotti e la lingua (alcuni sanno l'inglese, altri parlano solo arabo)
>tutti ci trasmettono una forte determinazione e paradossalmente anche una
>leggerezza, non hanno mai smesso di sorridere anche se sono un po'
>preoccupati di quello che sta accadendo. La loro forza sta nell'unità pur
>nella diversità delle nazionalità.
>
>Cominciamo a parlare con gli agenti a spiegare lo status di rifugiati,
>alcune ragazze leggono ad alta voce le interviste pubblicate dal manifesto,
>che riportano le tremende storie di provenienza di queste persone, hanno
>attraversato deserti e mari hanno alle spalle anni di prigione.
>
>La tensione si allenta e i rifugiati cominciano ad uscire un pò alla volta
>dalla "zona rossa" altri invece che non si trovavano nello stabile al
>momento dello sgombero chiedono di poter raggiungere il gruppo, si crea
>quindi una situazione paradossale in cui possono passare solo i rifugiati
>che con fermezza obbligano gli agenti a continue richieste di
>autorizzazione ai dirigenti della DIGOS.
>
>Il freddo è la costante di queste giornate e in mezzo al gruppo sono anche
>dei piccoli con le loro mamme, nessuno si lamenta.
>
>A fine giornata le associazioni, i consiglieri, e anche don Colmegna
>gettano la spugna di fronte al muro sordo dell'amministrazione comunale e
>alle pretese del nuovo prefetto (ha firenze ha operato 29 sgomberi) lo
>scontro istituzionale è talmente vergognoso che i rifugiati non ne vogliono
>sapere di soluzioni provvisorie, nè indendono andare nei container offerti
>e soprattutto non vogliono essere divisi. Questo muro si concretizza
>esplicitamente con l'arrivo di un furgoncino con due muratori che scaricano
>mattoni e malta e protetti dagli agenti "murano" letteralmente l'accesso
>alla palazzina di via Lecco. Il segnale è molto chiaro questa casa non la
>potete riprendere.
>
>La risposta immediata è quella di dare fuoco alle coperte e ai cartoni, si
>apprestano a passare la prima notte all'aperto.
>
>Il traffico è andato completamente in tilt, la zona rossa è stata rimossa
>per non intralciare la viabilità (i voti dei commercianti sono più
>importanti), possiamo avvicinarci e finalmente conoscere da vicino i
>rifugiati e le loro famiglie. Stiamo tutti imparando qualcosa noi al loro
>posto che faremmo? Dov'e' la città solidale, dove è finita la milano dal
>cuore grande di cui si sente parlare nella roboante campagna elettorale
>della attempata signora uscita dal lifting? Una grande metropoli come
>milano non sa affrontare questa emergenza in modo civile e offre uno
>spettacolo disgustosamente cinico al mondo intero.


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