Autore: andrea_cip Data: To: consumo-critico-msf, cm-milanof, sveglia_cittastudi Oggetto: [Consumo critico - Milano Social Forum] Una giornata con i rifugiati
di Via Lecco.
>Milano 27 dicembre 2005 ore 9,30 sono in ritardo per andare al lavoro,
>accendo la radio e la voce di Michelino Crosti mi riporta ad una diretta
>di sgombero in pieno stile anni '70. "Siamo davanti a via lecco il
>quartiere è completamente bloccato dalle forze dell'ordine. Ci sono i
>consiglieri, i militanti e gli occupanti incatenati davanti al portone, la
>polizia in assetto anti sommossa sta rimuovendo il blocco ... ci dicono
>che dobbiamo spostarci .. (urla concitate) ... il portone è pericolante e
>sta crollando sotto ai migranti incatenati intervengono i vigili del
>fuoco. Stanno gonfiando un grande materasso gli occupanti sono saliti sul
>tetto ... In pochi minuti si tagliano le catene e la polzia entra nello
>stabile"
>
>Non posso credere alle mie orecchie, forse è una vecchia registrazione di
>uno sgombero rimandata dall'archivio della radio, ma conosco troppo bene
>la situazione di via lecco ci passo spesso per andare in quartiere isola
>da città studi, è tutto vero stanno sgomberando sotto natale 267 rifugiati
>politici con diritto d'asilo che avevano occupato una palazzina
>abbandonata al degrado da 15 anni in pieno centro a Milano.
>
>Qualcosa scatta dentro di me non posso più andare al lavoro sento che sarà
>una lunga giornata ...
>
>Raggiungo di corsa viale Tunisia, per una volta non sono in bici e ho
>dovuto affidarmi ai passaggi del 23 e dell'11 che non arriva, il viale è
>completamente bloccato dalle camionette dei carabinieri e non lasciano
>passare nessuno. Si vede il grande materasso dei pompieri giallo e bianco,
>l'azzuro lucido dei caschi della polizia e gruppi di occupanti sul tetto,
>delle mansarde che la proprietà ha fatto velocemente edificare
>approfittando del condono sui sottotetti. Da un balcone sventola un
>lenzuolo con scritto "Rifugio Umanitario".
>
>All'angolo con viale Tunisia incontro andrea che cerca di varcare invano
>il blocco con il tesserino giornalista, gli faccio notare la delegazione
>di rifugiati che sta uscendo dalla "zona rossa" per andare in prefettura
>accompagnati dai mediatori linguistici e rappresentanti delle associazioni
>di volontariato.
>
>C'e' qualcosa di insolito in quella delegazione, è il passo deciso e
>fermo, direi fiero mentre fende il cordone di sicurezza delle forze
>dell'ordine. Mi viene incontro maddalena e mi dice che da via Casati ci si
>può avvicinare di più al portone di Via Lecco, mi sposto velocemente con
>andrea che mi legge il pezzo da mandare in radio.
>
>In via Casati le camionette della polizia bloccano l'accesso a Via Lecco,
>ma siamo decisamente molto più vicini al di là degli agenti sono
>raggrupati i consiglieri e i rappresentanti delle associazioni i
>giornalisti e alcuni rifigiati rimossi dal portone che è presidiato da
>ingenti forze di polizia. Dalle finestre del palazzo si affacciano i
>ragazzi (sono tutti molto giovani) e sul tetto altri camminano con precauzione.
>
>Al rientro della delegazione decidono di uscire tutti pacificamente e
>abbandonare lo stabile portando tutte le loro cose (valigie coperte
>elettrodomestici un divano). Ma al momento di salire sugli autobus
>dell'ATM scatta un'assemblea in strada e decidono di occupare la via
>sedendosi per terra. Siamo di fronte ad una vera e propria lezione di
>lotta non violenta. Cerchiamo di capire che succede parlando con chi ha
>fatto parte della delegazione. L'attesa si fa molto lunga sono le due e
>tra i presenti cominciamo a raccogliere dei soldi per fare una spesa e
>inviare tramite andrea un un primo carico di generi alimentari acquistati
>in un vicino supermercato.
>
>Sono gesti semplici che come semplici cittadini solidali ci sentiamo di
>fare, non c'e' strumentalizzazione e loro lo capiscono accettano la nostra
>solidarietà, d'altronde non è facile il dialogo attraverso il cordone di
>poliziotti e la lingua (alcuni sanno l'inglese, altri parlano solo arabo)
>tutti ci trasmettono una forte determinazione e paradossalmente anche una
>leggerezza, non hanno mai smesso di sorridere anche se sono un po'
>preoccupati di quello che sta accadendo. La loro forza sta nell'unità pur
>nella diversità delle nazionalità.
>
>Cominciamo a parlare con gli agenti a spiegare lo status di rifugiati,
>alcune ragazze leggono ad alta voce le interviste pubblicate dal
>manifesto, che riportano le tremende storie di provenienza di queste
>persone, hanno attraversato deserti e mari hanno alle spalle anni di prigione.
>
>La tensione si allenta e i rifugiati cominciano ad uscire un pò alla volta
>dalla "zona rossa" altri invece che non si trovavano nello stabile al
>momento dello sgombero chiedono di poter raggiungere il gruppo, si crea
>quindi una situazione paradossale in cui possono passare solo i rifugiati
>che con fermezza obbligano gli agenti a continue richieste di
>autorizzazione ai dirigenti della DIGOS.
>
>Il freddo è la costante di queste giornate e in mezzo al gruppo sono anche
>dei piccoli con le loro mamme, nessuno si lamenta.
>
>A fine giornata le associazioni, i consiglieri, e anche don Colmegna
>gettano la spugna di fronte al muro sordo dell'amministrazione comunale e
>alle pretese del nuovo prefetto (ha firenze ha operato 29 sgomberi) lo
>scontro istituzionale è talmente vergognoso che i rifugiati non ne
>vogliono sapere di soluzioni provvisorie, nè indendono andare nei
>container offerti e soprattutto non vogliono essere divisi. Questo muro si
>concretizza esplicitamente con l'arrivo di un furgoncino con due muratori
>che scaricano mattoni e malta e protetti dagli agenti "murano"
>letteralmente l'accesso alla palazzina di via Lecco. Il segnale è molto
>chiaro questa casa non la potete riprendere.
>
>La risposta immediata è quella di dare fuoco alle coperte e ai cartoni, si
>apprestano a passare la prima notte all'aperto.
>
>Il traffico è andato completamente in tilt, la zona rossa è stata rimossa
>per non intralciare la viabilità (i voti dei commercianti sono più
>importanti), possiamo avvicinarci e finalmente conoscere da vicino i
>rifugiati e le loro famiglie. Stiamo tutti imparando qualcosa noi al loro
>posto che faremmo? Dov'e' la città solidale, dove è finita la milano dal
>cuore grande di cui si sente parlare nella roboante campagna elettorale
>della attempata signora uscita dal lifting? Una grande metropoli come
>milano non sa affrontare questa emergenza in modo civile e offre uno
>spettacolo disgustosamente cinico al mondo intero.