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DI CANIO : "Sono fascista ma non un razzista"
by OMUNGUS Friday,
Dec. 23, 2005 at 5:02 PM mail:



L'idolo della curva Nord ricorre
contro la decisione del giudice sportivo "Il saluto romano? Soltanto un
gesto di appartenenza rivolto alla mia gente" "Sono fascista ma non un
razzista" Di Canio si difende dalle accuse

da la repubblica




Il
saluto romano alla fine della partita Lazio-Juventus del 17 dicembre
scorso
BOLOGNA - "Sono un fascista, non un razzista". Così Paolo Di
Canio ha motivato il suo ricorso contro la decisione del giudice
sportivo, che per il saluto fascista durante la partita Lazio-Juventus
del 17 novembre scorso lo ha squalificato e condannato a una multa di
diecimila euro. "Il saluto romano - continua l'attaccante laziale - lo
faccio perché è un saluto da camerata a camerati, è rivolto alla mia
gente. Con quel braccio teso non voglio incitare alla violenza, né
tantomeno all'odio razziale".

In un dotto e lungo ricorso d'urgenza,
la Lazio ha chiesto non solo l'annullamento della squalifica, ma di
riconoscere la legittimità e l'assoluta assenza di illeciti nel saluto
romano, con la volontà di fare giurisprudenza, perché se qualcosa
d'illecito c'è, sostiene l'avvocato, è la vigente normativa in tema di
sanzioni sportive. Sarebbe, infatti, violato l'articolo 11 della
Costituzione (quello che prevede il contraddittorio) perché il giudice
sportivo decide "inaudita altera parte", cioè senza che l'imputato
venga sentito e possa spiegare la sua condotta. Un ricorso che, se
accolto, modificherebbe il processo sportivo.

La difesa ha ricordato,
inoltre, come la nostra Costituzione proibisca esplicitamente la
ricostituzione del disciolto partito fascista, ma al contrario
garantisca con chiarezza la libertà di manifestare pubblicamente il
proprio pensiero. Secondo il ricorso, quindi, c'è reato di apologia di
fascismo solo quando negli atti ci sia il fine di ricostruire il Pnf.
Non sarebbe reato, dunque, il "semplice" saluto romano, che secondo Di
Canio è solamente un segno di appartenenza e di esclusione di altri.

La difesa di Di Canio, che chiede l'annullamento della squalifica e
della multa e di portare la questione alla Corte Federale, è stata
affidata all'avvocato Gabriele Bordoni, figlio di un noto penalista
nostalgico della romanità fascista e a sua volta esponente della destra
radicale e sfegatato tifoso biancazzurro.

Ieri la Fifa aveva chiesto
alla Federcalcio di acquisire il fascicolo dell'ufficio indagini per
"stabilire in che misura il gesto ha violato il codice etico della Fifa
stessa, entrato in vigore nel 2004, ma anche importanti regole
disciplinari". "Spero di poter interpretare il gesto di Di Canio - ha
detto oggi il presidente Franco Carraro - come un eccesso di
protagonismo".

Questo pomeriggio circa 500 ultras della Lazio hanno
manifestato davanti alla sede della Figc di via Allegri. Con loro non
c'è il calciatore biancazzurro, che in un primo momento aveva espresso
il desiderio di essere presente insieme ai suoi tifosi: il suo legale,
infatti, gli ha consigliato di non partecipare al sit-in. Di Canio ha
però mandato un messaggio ai suoi sostenitori: "Ringrazio i tifosi,
così come ringrazio gli amici della Lazio che mi sono stati vicini in
questo momento, per la solidarietà dimostrata per un gesto che per me è
solo di appartenenza. Buon Natale, viva la libertà".

(23 dicembre
2005)




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