[NuovoLab] VIOLAZIONI ALLA A-ONE IN BANGLADESH

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Aihe: [NuovoLab] VIOLAZIONI ALLA A-ONE IN BANGLADESH
<http://www.abitipuliti.org>
Campagna Abiti Puliti
Dicembre 2005

INTIMIDAZIONI AI LAVORATORI DELLA A-ONE NEL SAVAR A DHAKA
Ancora nella Export Processing Zone di Dhaka, in Bangladesh, dove sono
insediate molte aziende tessili che riforniscono molte imprese
multinazionali europee e italiane, esplode un caso di violazione dei diritti
e di intimidazione dei lavoratori che stanno cercando di farli rispettare.

La A-One è una delle numerose aziende tessili collocate nella Export
Porcessing Zone di Dhaka, in Bangladesh.
Produce abbigliamento per molte imprese estere e impiega oggi circa 2.200
lavoratori; tra le imprese committenti vi sono i gruppi Inditex (Spagna),
C&A (Olanda), Tchibo (Germania) e i gruppi italiani Coin, con il marchio
Oviesse e Tessival.

LE VIOLAZIONI
Abbiamo incontrato i lavoratori della A-One durante la visita della campagna
italiana a Dhaka in Ottobre, quando abbiamo avuto occasione di visitare la
sede della Federazione Nazionale dei Lavoratori Tessili. Era appena stato
segnalato il caso relativo alla A-One e questa è la storia che i lavoratori
licenziati ci hanno raccontato.

Nel Febbraio 2005 era stato eletto un Consiglio di Rappresentanza dei
Lavoratori (Workers Representation and Welfare Committee ­ WRWC) di 15
membri. Il Consiglio era stato autorizzato dall¹Autorità della Export
Processing Zone (Bangladesh Export Processing Zone Authority - BEPZA) il 4
Aprile 2005.

Il Consiglio di Fabbrica aveva elaborato una lista di 13 punti riguardanti
le difficili condizioni di lavoro da affrontare in azienda e la lista era
stata presentata alla Direzione Aziendale il 4 luglio 2005. Successivamente
a questa data, il 18 Agosto 2005 la Direzione Aziendale aveva concordato di
rispondere a 12 delle 13 richieste che le erano state sottoposte (sebbene in
assenza di un accordo scritto).
Le richieste riguardavano condizioni che, secondo quanto denunciato dalla
Federazione Nazionale dei Lavoratori Tessili bengalese (National Garment
Workers Federation - NGWF) erano (e sono) molto pesanti e accompagnate da
numerose violazioni dei diritti. La Direzione Aziendale però, nonostante una
prima apertura al confronto, ha cambiato radicalmente atteggiamento con la
conseguente scelta di drastiche e durissime misure repressive e
intimidatorie.
Da metà Settembre la direzione della A-ONE ha cominciato illegalmente a
licenziare i lavoratori.
Il 10 di Settembre ne sono stati licenziati 47, e i 9 membri del Consiglio
di Fabbrica hanno ricevuto minacce di morte per forzarli alle dimissioni.
L¹11 di Settembre la A-One ha proceduto a licenziare altri 80 lavoratori e
il 1 di ottobre ulteriori 119.

Oltre ai licenziamenti illegali, la Direzione non ha pagato le dovute
spettanze ai lavoratori; l¹intenzione dell¹azienda è quella di rimuovere
l¹intero Consiglio di Fabbrica e qualunque lavoratore lo sostenga. I
lavoratori sono tuttora senza lavoro e stipendio.

COSA SONO LE EPZ
Le Export Processing Zone sono "zone franche" appositamente predisposte per
attirare investimenti stranieri; nel mondo, secondo il rapporto della
Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi (CISL) del 2004, ve ne
sono più di 5.100 e impiegano circa 40 milioni di lavoratori. Si tratta di
zone dove di fatto vigono regole ad hoc, funzionali a garantire le migliori
condizioni economiche e sociali per le imprese. Oltre alle faciltazioni
fiscali e infrastrutturali, al sindacato è impedito l'accesso e la
costruzione di normali relazioni industriali. Nelle EPZ dunque i lavoratori
non possono iscriversi al sindacato e la legge ammette unicamente la
formazione di consigli di rappresentanza interni.

LE AZIONI INTRAPRESE DALLA CAMPAGNA ITALIANA
La Campagna Abiti Puliti, coordinandosi con la Clean Clothes Campaign
europea, ha contattato le imprese italiane coinvolte inviando una lettera
informativa sullo stato delle violazioni in corso che includeva richieste
specifiche per sostenere la lotta dei lavoratori della A-One; ai marchi è
stato richiesto in particolare di fare pressione affinchè:
-  siano riassunti tutti i lavoratori licenziati
-  cessi qualunque forma di intimidazione del Consiglio di Fabbrica e dei
lavoratori che lo sostengono
-  l'Autorità che governa la Export Porcessing Zone (BEPZA) investighi sulle
denunce di minacce e abusi subite dai lavoratori della A-One e spinga la
Direzione             Aziendale a negoziare con il Consiglio legittimamente
eletto


Sono attualemente in corso azioni di investigazione da parte delle imprese
contattate; la campagna Abiti Puliti sta lavorando per la costruzione di
azioni coordinate fra i vari soggetti in campo con l'obiettivo di
raggiungere un accordo per il reintegro dei lavoratori. Le imprese italiane
contattate hanno attivato canali locali per ispezioni e verifiche e hanno
espresso la volontà di collaborare al percorso.

Vi terremo aggiornati sugli sviluppi del caso e su eventuali azioni urgenti
di pressione da intraprendere.

a cura di Deborah Lucchetti


Campagna Abiti Puliti
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a cura di Coordinamento Lombardo Nord/Sud del Mondo, Centro Nuovo Modello
Sviluppo, FAIR, Mani Tese, Roba dell'Altro Mondo

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