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Szerző: Suna
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Tárgy: [Forumlucca] [Fwd: [Mani Tese Lucca] I: COMUNICATO STAMPA TRADEWATCH - HONG KONG, TOMBA DELLO SVILUPPO DEI PAESI POVERI]


-------- Messaggio Originale --------
Oggetto:     [Mani Tese Lucca] I: COMUNICATO STAMPA TRADEWATCH - HONG KONG, 
TOMBA DELLO SVILUPPO DEI PAESI POVERI
Data:     Sun, 18 Dec 2005 11:03:24 +0100
Da:     Roberto Sensi <rsensi@???>
A:     <listacae@???>, <listamtlucca@???>




*Per informazioni:*


      *Da Hong Kong Monica Di Sisto +852 94332746 Luca Manes +852 92598209*


      *Dall’Italia Erica Pedone +39 338 9960030*



      Hong Kong, tomba dello sviluppo dei Paesi poveri


*Tutte le prove della sconfitta del Sud e dell’arroganza del Nord*

* *

*Hong Kong, 18 dicembre 2005* – Tradewatch, Osservatorio sul Commercio
Internazionale promosso da denuncia il tradimento delle economie
emergenti nella battaglia dei Paesi poveri per una giustizia sociale nel
pianeta.

Tradewatch pensa che il testo finale della Ministeriale della Wto di
Hong Kong sia un vero e proprio insulto ai Paesi più poveri del pianeta,
che invece di portare a casa dei progressi sullo sviluppo dovranno far
fronte a sacrifici ancora più duri degli attuali.

“Almeno Stati Uniti ed Unione Europea hanno avuto il buon gusto di
scrivere nero su bianco che questo è un round contro lo sviluppo” ha
affermato Antonio Tricarico, Campagna Riforma Banca Mondiale/Tradewatch.
“Solo l’ignaro vice-ministro Urso continua con una litania che è un
insulto per i poveri del pianeta ed i cittadini italiani. Che abbia il
coraggio di confrontarsi pubblicamente in Italia con la società civile
per difendere questo ennesimo accordo capestro” ha concluso Antonio
Tricarico.

Nella settimana negoziale di Hong Kong “i produttori del commercio equo
e solidale ed i contadini africani hanno spiegato chiaramente in questi
giorni ai negoziatori, ma anche all’opinione pubblica internazionale,
quali sono le loro vere priorità – sottolinea Alberto Zoratti,
dell’organizzazione di commercio equo italiana Fair/Tradewatch -
produzione locale, fine dei sussidi all’export internazionale e del
dumping, stop alle ulteriori liberalizzazioni dei servizi essenziali nei
loro Paesi e la possibilità di non essere inchiodati alla sola
esportazione a prezzi stracciati di fibra grezza, grazie a misure
tariffarie di protezione delle industrie nazionali. Altro che commercio
più libero e più equo, come promesso dal Doha Round”.

“La delusione è profonda per come le economie emergenti del Sud del
mondo, a partire dal Brasile di Lula e dal governo indiano, abbiano
abbandonato la causa dei Paesi poveri per sposare una fallimentare
logica liberista, proprio quando una autentica posizione diversa avrebbe
generato un cambiamento nella geopolitica mondiale” ha dichiarato Ugo
Biggeri, di Mani Tese/Tradewatch. “Siamo contro la nuova Yalta economica
che si profila sul pianeta e condannerà alla povertà i paesi più poveri
come larghe fasce sociali nel ricco Nord del mondo” ha continuato Biggeri.

Di seguito spieghiamo come gli obiettivi negoziali più importanti per i
Più poveri siano stati rigorosamente disattesi.


Abbattimento dei sussidi all’esportazione in agricoltura, causa del
dumping

Passa la data finale di eliminazione dei sussidi all'export in
agricoltura prevista per il 2013, merce di scambio di Stati Uniti e UE
con Brasile e India, e argomento utile per questi ultimi nei confronti
dei loro ex-alleati di Cancun, per dimostrare di non aver mollato la
sostanza degli interessi del Sud in cambio di aperture sui mercati dei
servizi e dell’agricoltura. Allo stesso tempo l'UE si impegna ad
eliminare prima solo una "substantial part" di questi, linguaggio che
non ha forte significato nel gergo legale della Wto che di norma, per
una forte eliminazione, prevede percentuali precise. Ci si può aspettare
che a Ginevra si raggiungerà al massimo un 40-50 per cento di taglio,
magari dopo il 2010.

Di contro gli Usa si impegnano solamente a completare i negoziati sui
loro meccanismi finanziari di sostegno alle esportazioni e sull'aiuto
umanitario entro il 30 aprile 2006. Parimenti fanno per l'aiuto alle
imprese statali in agricoltura i canadesi ed australiani. Insomma la
palla passa a Ginevra dove l'intero capitolo sarà presumibilmente chiuso.


Cotone

I Paesi riaffermano in termini generali solamente la loro intenzione di
arrivare ad una decisione veloce, come già deciso nel pre-accordo del
luglio 2004, che include l’eliminazione entro il 2006 dei sussidi
all’export, l’abbattimento totale delle tariffe e quote per i Paesi
esportatori di cotone più poveri. Il fatto, però, che questa decisione
debba includere una riduzione di gran parte dei sussidi interni per il
cotone (i cui maggiori beneficiari sono gli Usa) rimane tra parentesi
quadre proprio per l’opposizione di Washington.


    Accesso privilegiato per i prodotti agricoli provenienti dai paesi
    più poveri


Gli Usa hanno 7,000 prodotti circa su cui hanno protezioni tariffarie
rispetto ai Paesi meno sviluppati. A Hong Kong si sono impegnati a
portare a zero le tariffe solo per il 97 per cento di queste merci.
Mantenendo un livello di protezione al 3%, riescono ancora a “blindare”
le protezioni tariffarie di ben 420 prodotti. Il Giappone con questa
stessa formula, ne protegge ancora 400. Possiamo scommettere che tra i
prodotti salvaguardati in extremis verranno inclusi proprio quelli che
sono di interesse per i Paesi più poveri, ma anche dei produttori americani.

*Aiuti alimentari*

Per distinguere gli aiuti veri da quelli falsi viene creata una scatola
virtuale, la “safe box”, anche se regole e dimensioni si stabiliranno
solo a Ginevra. Va notato che questo compromesso andrebbe
sostanzialmente a vantaggio degli Usa che anche tramite il World Food
Programme potrebbero continuare alcune delle loro pratiche distorsive.


Servizi

La liberalizzazione dei servizi era stata “congelata” per la paura degli
impatti fortissimi previsti sui servizi, e quindi sui diritti essenziali
dei Paesi più poveri. A sorpresa, invece, allegato al testo finale passa
il controverso “annesso C”, prevedendo come data per il lancio dei
negoziati plurilaterali il febbraio 2006 e per la loro chiusura l’
ottobre 2006.

Di fatto nell'art 7.b del testo Annesso si fa riferimento a modalità
negoziali obbligatorie che, anche se da un lato dicono di “considerare
le specificità dei Paesi in via di sviluppo”, dall’altra li obbligano a
negoziare bilateralmente, plurilateralmente e multilateralmente. Aspetto
confermato dalla menzione del paragrafo 11 nella stessa frase del testo.

Quindi scompaiono gli obbiettivi numerici voluti dall'Ue, ma passano le
modalità negoziali plurilaterali come originariamente richiesto da Usa,
Ue e Giappone. India e Brasile accettano la questione e si sfalda
l'opposizione del G90 dei poveri del Sud.


Appalti pubblici

Se si guarda alla sezione sulle rules - annesso D - di fatto nel caso
del Gats si includono anche gli appalti pubblici. Questione davvero
cruciale anche per gli enti locali italiani e di altri paesi. Va
ricordato che i paesi in via di sviluppo avevano respinto a Cancun
l'avvio di un nuovo negoziato sulla trasparenza negli appalti pubblici.
In questo caso degli appalti sui servizi pubblici si va ben oltre e si
negoziano interamente tutte le procedure di appalto. Vuol dire che molti
appalti pubblici locali avrebbero bisogno di gare di appalto internazionali.


Prodotti industriali (NAMA)

Passa il parallelismo sull'accesso al mercato di agricoltura e NAMA. I
dazi in agricoltura verranno ridotti secondo quattro bande articolate
per Paesi e prodotti, mentre per i prodotti industriali si parla di una
formula semplice, chiamata “svizzera” - ossia più proteggi oggi, più
tagli domani - ma vanno specificati ancora quante saranno le bande di
applicazione. I Paesi del Nord ne vogliono individuare due, i G20, tre.
Le richieste dei più poveri, che chiedevano di non essere legati a tagli
drastici, rimangono inascoltate. Perdono anche India e Brasile, perché
sono rimandate a Ginevra le flessibilità che saranno concesse al Sud del
mondo nell'applicazione per i vari settori.

*Ma nessun accordo, non era meglio di questo, pessimo, accordo?*

**

*

*Tradewatch (www.tradewatch.it <http://www.tradewatch.it>) è
l'Osservatorio italiano sul commercio internazionale promosso da
*Campagna Riforma Banca Mondiale, Centro Internazionale Crocevia, Fair,
Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Mani Tese, Gruppo d'appoggio
italiano al movimento contadino africano, Rete Lilliput, Roba dell'Altro
Mondo. *

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