dall'Unità
14.12.2005
Bacchettate dell'Europa su giustizia, carceri, immigrazione e media
di red
Giustizia lenta, pecche ed abusi nel sistema carcerario, notevoli problemi con immigrazione e asilo. E se ancora non bastasse: discriminazioni contro i rom, assenza di una legge contro la tortura, molti dubbi sull'indipendenza dei mezzi di informazione e necessità di fare chiarezza sull'«eccessivo ricorso alla violenza» da parte delle forze dell'ordine durante le manifestazioni (G8 di Genova in particolare). Al commissario europeo ai diritti umani Alvaro Gil-Robles sono servite oltre 60 intense pagine per riassume quanto ha potuto constatare nei suoi sette giorni di permanenza nel giugno scorso nel Belpaese. Il rapporto, consegnato al comitato dei ministri e all'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (l'istituzione cui aderiscono 46 paesi e che ha ampi poteri in materia di difesa dei diritti umani), non usa mezzi termini nel descrivere la situazione dei diritti umani in Italia analizzato in maniera dettagliata e puntuale il sistema giuridico italiano, di quello carcerario, della situazione di migranti e comunità come quelle dei Rom.
Nonostante il linguaggio e il tocco diplomatico di rito, nel rapporto il commissario europeo sottolinea una per una le lacune del sistema della giustizia e fa notare come l'Italia contribuisca «notevolmente a determinare il sovraccarico di lavoro della Corte europea dei diritti dell'uomo» dato che è «il quinto Stato per il numero di ricorsi dinanzi alla Corte ed è il primo in termini di condanne» e «inoltre, è il paese che registra il numero maggiore di mancata esecuzione delle sentenze», oltre alla durata eccessiva dei processi, problema antico, ma che si è aggravato nel 2004, malgrado le misure prese dal governo. Rilievi sono fatti anche sul regime del carcere duro per il quale sono segnalati abusi, per le condizioni e i criteri di detenzione negli ospedali psichiatrici giudiziari. E poi ancora dubbi e perplessità sui centri di accoglienza degli immigrati e in particolare sui metodi seguiti per i rimpatrii e sulle procedure per ottenere l'asilo. Insomma, scrive esplicitamente Gil-Robles, «la legge Bossi-Fini ha trasformato radicalmente il sistema di asilo e ha largamente esteso il ricorso al trattenimento degli irregolari al loro ingresso e prima del loro respingimento. Tali riforme, pur contenendo numerosi elementi positivi, destano nondimeno un gran numero di preoccupazioni in merito al principio e alla sua applicazione».
Per finire un interessante capitolo di pecche italiane racchiuse dal Commissario nella sezione «Altri motivi di preoccupazione». Ed ecco che Alvaro punta il dito sul problema casa («l'insieme dei residenti in Italia, sia italiani, che stranieri, incontra difficoltà a trovare un alloggio decente. La speculazione immobiliare, il rapido sviluppo di certe città e la carenza di alloggi sociali portano ad escludere i più bisognosi dagli alloggi del parco immobiliare privato») e sulla mano pesante usata dalle forze dell'ordine contro i manifestanti: «Le manifestazioni di Genova nel 2001, ed altre manifestazioni, in particolare contro la guerra in Iraq nel 2004, hanno dato luogo a interventi della polizia e a un eccessivo ricorso alla violenza, compreso perfino l'uso di armi da fuoco. Le indagini e le azioni penali sono in corso, e si sono del resto già svolti certi processi. Insieme alle ONG, ritengo indispensabile che venga stabilita la verità dei fatti e che i responsabili di tali atti ne rispondano al più presto dinanzi alla giustizia».
Dulcis in fundus: la questione dell'indipendenza dei media. Il rapporto, rifacendosi ai documenti della Commissione di Venezia che monitora la democrazia attraverso il diritto, solleva dubbi sulle leggi Gasparri e Frattini: per la prima mette in dubbio il fatto che possa «garantire pienamente il pluralismo», per la seconda «si interroga sul reale impatto di tale legge sulla situazione di certi membri del governo» perché ritiene che «i criteri indicati nella legge siano troppo vaghi e le sanzioni insufficienti ».
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