secolo xix
Terzo valico, sì tra le proteste
In consiglio ha votato solo il centrosinistra, la Cdl ha abbandonato l'aula. Astenuti i Comunisti italiani, no di Rifondazione
La Provincia ha approvato il progetto tra urla, fischi e volantini dei "No Tav"
Alessandria Tra la rumorosa contestazione di un gruppo di associazioni che si oppongono al Terzo Valico, il consiglio provinciale ha espresso parere favorevole alla nuova linea ferroviaria del Terzo valico, subordinato però a una quindicina di prescrizioni e varianti migliorative. Hanno votato solo i consiglieri del centrosinistra, la Casa delle Libertà ha lasciato l'aula quando il capogruppo di Forza Italia, Ugo Cavallera, non è riuscito a fare il suo intervento per le continue urla provenienti dal loggione, dove si trovavano una trentina di appartenenti al locale Comitato "No Tav". Nella maggioranza, confermate le posizioni anticipate nei giorni scorsi: quindici voti a favore (Ds, Margherita, Sdi), due astenuti (Comunisti italiani), un voto contrario (Rifondazione comunista).
Subito dopo in un documento firmato dai capigruppo Ennio Negri (Ds), Corrado Caldo (Margherita), Piercarlo Bocchio (Sdi), Angelo Muzio (Comunisti italiani) e Salvatore Di Carmelo (Rifondazione) si ribadisce "la totale e piena fiducia al presidente Paolo Filippi e alla giunta provinciale" e e si invita il governo "al dialogo e al confronto al fine di assicurare in tempi certi, le risorse finanziarie necessarie all'ammodernamento di tutta la rete ferroviaria e per l'attuazione di un piano di sviluppo strategico e di salvaguardia ambientale del territorio provinciale".
Il parere della Provincia sarà trasmesso alla Conferenza dei Servizi, che si chiude lunedì prossimo «in maniera inconsueta - ha detto in apertura dei lavori il presidente Filippi - anche se più volte sollecitate, non ci sono state riunioni». Sarà poi il Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, a deliberare l'opera.
La seduta del consiglio è iniziata regolarmente poco dopo le 14: davanti a palazzo Ghilini il gruppo di contestatori e forze dell'ordine, all'interno agenti di polizia provinciale e municipale. I 'No Tav' sono poi saliti nella parte riservata al pubblico, sovrastante l'aula consiliare. Sono stati in silenzio mentre il presidente Filippi enunciava la serie di prescrizioni allegata al parere favorevole. La bagarre è iniziata quando il presidente del consiglio, Adriano Icardi, ha dichiarato aperta la discussione. Al grido di "vergogna" sui consiglieri hanno cominciato a piovere volantini con "Votate no al Terzo Valico".
La seduta è stata sospesa, i capigruppo si sono riuniti; poi ci sono stati alcuni incontri tra un rappresentante dei contestatori, Lino Balza, e Icardi. I 'No tav' chiedevano la sospensione della seduta e un consiglio provinciale aperto, il presidente ha proposto la lettura del documento sulle ragioni dell'opposizione al progetto. Non è stato trovato un accordo, i lavori sono ripresi con l'intervento di Cavallera che è stato subito interrotto da grida e applausi ironici. Quindi i consiglieri della Cdl sono usciti e, nel tardo pomeriggio, con un duro comunicato in cui hanno stigmatizzato così i fatti accaduti: "una pagina nerissima della lunga storia del consiglio provinciale. L'aula è stata fatta segno di urla, minacce, insulti, lancio di volantini, continue interruzioni senza che il presidente del consiglio provinciale utilizzasse la sua autorità per tutelare gli esponenti della minoranza che volevano intervenire in un dibattito che avrebbe potuto rivelarsi particolarmente utile per le popolazioni del nostro territorio, interessato dalla realizzazione dell'opera ferroviaria del Terzo Valico".
Anche gli interventi di Muzio, Paolo Bonadeo (An) e Di Carmelo sono stati disturbati persino con le suonerie dei telefonini, poi la votazione. «È stata una brutta pagina per il consiglio provinciale - ha detto al termine anche Federico Fornato, segretario provinciale dei Ds - alla fine però ha vinto la democrazia rappresentativa e si è approvato un documento che dimostra l'importanza e l'utilità del lavoro concreto dei Comuni e della Provincia per mitigare gli effetti per l'ambiente, consentire la realizzazione di un'opera strategica per il rilancio della vocazione logistica dell'Alessandrino».
Ed ecco la replica dei No Tav: «Abbiamo assistito a un vergognoso esempio di democrazia unilaterale su un tema dove le scelte erano già state fatte. Questa pratica autoritaria ha negato la partecipazione dei diretti interessati al dibattito attraverso un consiglio provinciale aperto come avevamo proposto». I contestatori criticano i consiglieri di Rifondazione e dei Comunisti italiani che non hanno fatto mancare il numero legale. Non solo, annunciano una contestazione più vasta, con una mobilitazione popolare: la prima manifestazione si svolgerà a gennaio, ai cantieri di Voltaggio.
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