[NuovoLab] Fiorani, due indagati in Liguria

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Autor: brunoa01
Data:  
Para: ambiente_liguria, forumgenova
Assunto: [NuovoLab] Fiorani, due indagati in Liguria
lavoro repubblica


IN PRIMO PIANO
Nell´ordinanza del giudice Forleo che ha mandato in carcere il banchiere, citate Frontemare, Pmg e Ligurcelle
Fiorani, due indagati in Liguria
Società immobiliari usate per riciclare denaro erogato dalla Bpi

Nel mirino due costruttori Pesce di Cogoleto e Marazzina di Lodi
Architetti genovesi minacciati dopo aver rifiutato di aggiustare alcune volumetrie
MARCO PREVE


ferruccio sansa
Due indagati e accuse pesanti: Gianpiero Fiorani, l´ex padre padrone della Popolare di Lodi e i suoi più stretti amici e collaboratori, utilizzavano alcune società immobiliari operanti in Liguria per riciclare denaro che veniva erogato direttamente dalla banca lodigiana, «in assenza delle necessarie preventive deliberazioni degli organi competenti, al fine di appropriarsi indebitamente dei proventi di dette operazioni». Nell´inchiesta sulla Bpl prende forma e consistenza il filone ligure. Secondo il giudice milanese Clementina Forleo che ha firmato le 52 pagine dell´ordinanza con cui lo ha mandato in carcere, l´amministratore delegato della Lodi poi Popolare Italiana, di alcune di queste società era di fatto «un socio occulto». I due indagati sono: Pietro Pesce, costruttore di Cogoleto e Ambrogio Marazzina, lodigiano con numerosi interessi in riviera. Vicende che Repubblica ha già in parte raccontato anche attraverso l´intervista a due architetti genovesi che, tre anni fa, dopo aver rifiutato di "aggiustare" le volumetrie di un progetto ad Imperia hanno subito pressioni, denunce e minacce.
Le società. La Pmg che voleva realizzare una maxi operazione sulle aree ex Italcementi di Imperia ed è anche proprietaria dell´Aura di Nervi, l´ex fabbrica di cioccolato che nonostante una vertenza giudiziaria, è incredibilmente passata di mano in mano restando sempre nell´orbita di società controllate dalla Bpl che volevano trasformarla in residence ed è poi andata in liquidazione volontaria con l´assenso dei sindacati; la Frontemare di Alassio (sede nello studio del commercialista Gabriele Aicardi, coordinatore di Forza Italia) che vuole costruire palazzi e box in una grande area di terreni acquistati a Ceriale e resi edificabili dal nuovo piano urbanistico; la LigurCelle che nella cittadina rivierasca sta realizzando una palazzina su aree ex Ferrovie ed è al centro di un´inchiesta per abusi edilizi coordinata dal pm Giovanni Battista Ferro e sulla quale incombe una perizia che potrebbe portare ad un secondo sequestro, nonostante le varianti salva abusi della giunta comunale. La Ligurcelle Immobiliare venne creata dall´imprenditore di Cogoleto Pietro Pesce (oggi unico titolare) che viene citato nell´ordinanza del gip Forleo assieme ad Ambrogio Marazzina, costruttore a capo del grande gruppo lodigiano da anni legato a Fiorani. Sono infatti sempre gli stessi nomi che a giro compaiono nelle varie società sulle quali hanno indagato i finanzieri del Nucleo Regionale di Polizia Tributaria di Milano. Oltre a Marazzina e Pesce, ci sono quelli di Sergio Bianchi avvocato genovese e presidente della Pesce spa, e poi Aldino Quartieri e Marino Ferrari il primo commercialista di fiducia di Fiorani e l´altro considerato suo prestanome.
Silvano Spinelli, arrestato anche a lui nella retata, ha raccontato alla procura che «con il Fiorani aveva costituito una società di fatto al 50% in ordine ad una serie di società tra le quali Pmg e Ligurcelle». Fiorani, raccontano indagati e testimoni, seguiva direttamente gli affari. Alcuni testi hanno ricordato che venne un paio di volte per seguire il progetto di Imperia. In un esposto presentato alla procura di Milano, viene citato l´assessore all´urbanistica comunale Luca Lanteri ed il resoconto di un suo volo in elicottero, nell´autunno 2003, per esaminare le zone oggetto di interesse con Fiorani, il ministro Claudio Scajola e il costruttore Ignazio Caltagirone, quest´ultimo indagato per Antonveneta e impegnato nella realizzazione del nuovo porto di Imperia.
Su Celle gli inquirenti vogliono ricostruire il percorso dei 3 milioni di euro che sarebbero stati raccolti in nero attraverso la vendita di 240 box. Soldi non dichiarati, che diversi compratori hanno già confessato alla finanza di aver versato nella sede della Pesce spa. Le vendite avvenivano tramite agenzie immobiliari di Celle. Nell´edizione di ieri un ingegnere genovese ci ha raccontato come avveniva la trattativa. Elisa Manzi titolare di un´agenzia citata vuole però precisare: «Io ho venduto solo 14 box a differenza di altre agenzie, come il Vicolo, Repetto, Rovere che ne hanno trattati molti di più. I soldi in nero? Ha già raccontato tutto la persona che avete intervistato».







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