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La botte piena e la moglie ubriaca: la lunga campagna
elettorale dei
vescovi





Il carrozzone della CEI si è messo in moto per
ristabilire il giusto
equilibrio tra sinistra e destra che gli servirà per
spostarsi dalla
parte del vincitore dopo le elezioni di aprile. Ruini
nelle sue recenti
dichiarazioni ha affermato con molta chiarezza che la
Chiesa cattolica
deve lasciare lo spazio allo Stato per svolgere le
proprie funzioni senza
ingerenza alcuna, quindi si è impegnato a dire che nel
caso del
referendum sulla devolution la Chiesa non prenderà
posizione. Ha inoltre
auspicato che nel rispetto della sfera etica, i
volontari del movimento per
la vita entrino nei consultori pubblici.



Sapevamo bene che la Chiesa cattolica è come quel
marito che vuole la
botte piena e la moglie ubriaca e anche stavolta
questo vizietto è
tornato a galla. Infatti con l'autonomia regionale in
campi strategici come
quelli di sanità e di educazione, scuola, etc., la
Chiesa cattolica può
godere dei favori della SUSSIDIARIETA', di quegli
appalti sui servizi
alla persona pagati dalle casse pubbliche (Stato ed
enti locali) che già
ad oggi fanno la fortuna economica degli enti
religiosi. Fortuna che
aumenterà con l'esonero completo al pagamento
dell'ICI, ultimo regalo in
ordine di tempo concesso dal governo di destra, per
tutti gli enti
cattolici a carattere commerciale (cliniche private,
case di riposo, etc.).



E certamente non c'è il bisogno di nessuna ingerenza
della Chiesa
cattolica in termini di indicazione di voto per il
referendum sulla
devolution perché i favori di un regime di appalti da
parte
dell'amministrazione pubblica, ottenuti dalla
precedente revisione federalista ad opera
del centro sinistra, potranno solo aumentare con la
nuova riforma dello
Stato del centro-destra.

Infatti dove le Regioni si troveranno ancora più sole
a portare avanti
una politica pubblica in termini di sanità e di
educazione, saranno
costrette a pagare terzi per sviluppare i servizi che
da sole non riescono
a garantire e la Chiesa cattolica sarà pronta ad
offrire servizi alla
persona e ad incamerare soldi pubblici per promuovere
i valori cattolici
e non i valori di tutti, alla faccia della laicità.



Tuttavia chi ha la coscienza sporca, perché sa di
guadagnare sulla
pelle degli altri, si deve anche guardare le spalle
temendo che le regalie
provenienti da destra e sinistra possano terminare, e
allora nel caso
in cui qualcosa non andasse come la CEI ha previsto,
sarebbe strategico
che anche nei consultori pubblici, ormai ridotti
all'ombra di quello
che erano all'atto della loro istituzione, debbano
presentarsi i
volontari del movimento per la vita, pronti a
dirottare in cliniche cattoliche
o in case famiglia cattoliche, ma sempre pagate dai
soldi delle
lavoratrici e dei lavoratori, le donne alla ricerca di
informazioni su
contraccezione, oppure in difficoltà di fronte ad una
scelta difficile come
quella dell'aborto.



Di fronte al solito balletto di politici e di preti,
occorre capire che
sul corpo delle donne e sulla procreazione passa non
solo il volere dei
maschi patriarchi, che siano preti o politici o medici
o mariti, ma
passano milioni di euro, fiumi di soldi che
l'amministrazione pubblica
getta nelle tasche dei preti che ne fanno una gestione
privatistica e
confessionale.





Impediamo che si continui a lucrare sulla nostra vita
e sulle nostre
scelte, impediamo che i consultori siano luoghi di
interesse privato,
riprendiamoci i consultori per poter offrire a tutte,
immigrate e
italiane, servizi sanitari e legali gratuiti ed atti a
promuovere salute e
libertà di scelta e di vita.





Commissione di genere della FdCA
www.fdca.it

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