Autor: Virgilio Data: A: la mailing-list del Lecce social forum Assumpte: [Lecce-sf] Comunicato di solidarietà ai valsusini dal sud
NO TAV - NO PONTE
Per un futuro sostenibile e di giustizia,
per la sovranità degli abitanti nei luoghi della nostra vita.
La rivolta pacifica degli abitanti e dei sindaci della Val Susa riguarda tutti noi ed in particolare quanti in questi anni si oppongono alla realizzazione di inutili quanto dannose grandi opere, dalla Tav al Ponte sullo Stretto di Messina.
La rivolta pacifica degli abitanti e dei sindaci della Val Susa pone al centro del dibattito politico la questione della democrazia e della giustizia nel nostro paese.
Da una parte la nonviolenza scelta dai valsusini per difendere la loro valle e il loro futuro; dall'altra parte la violenza del potere che vuole via libera per realizzare loschi affari. I valsusini vengono accusati dal governo nazionale e regionale, e persino da gran parte dei partiti di opposizione, di essere egoisti, di fare una lotta localista, di opporsi al progresso solo per salvare la loro pace paesana. Chi spinge per aprire il cantiere dell'alta velocità, parla invece di sviluppo, di occasioni economiche, di modernità.
Quello che si definisce un interesse particolare - sia esso delle comunità della Val Susa o di quelle dell'area dello Stretto - è invece espressione della sovranità delle popolazioni che vivono il loro territorio, reclamano la legittimità di decidere il proprio futuro e quello dei propri figli. Non è certo casuale che su questo terreno numerose realtà, non solo di lotta ma anche istituzionali, del Nord e del Sud d'Italia si trovino concordi, esprimendo concretamente un federalismo solidale, che è l'opposto della devolution leghista e del centralismo statalista. Nella lotta dei valsusini è l'affermazione di un interesse generale che si coniuga con un principio di giustizia sociale.
Il metodo nonviolento degli abitanti della Valsusa prefigura già il fine della decrescita e del rispetto del patrimonio naturale. Nel mezzo violento delle forze militari e nella ostinazione della lobby pro-Tav, invece, c'è già il fine della devastazione ambientale e di uno sviluppo dissennato.
Dire no alle grandi opere devastatrici e progettare un futuro di sostenibilità ambientale e di giustizia sociale significa oggi resistere alle aggressioni che l'attuale governo perpetra con violenza nei confronti del territorio e chiedere all'Unione, che prepara il futuro governo, non soltanto di annullare la legge "obiettivo", ma di ridiscutere con le popolazioni interessate l'intera programmazione infrastrutturale, il piano dei trasporti, il piano energetico, l'assetto complessivo del territorio.
Non accettiamo che avvengano scambi e contrattazioni del tipo "se non facciamo il ponte, facciamo però la TAV ed il Mose; se non facciamo il nucleare, facciamo però le centrali a carbone."
All'indomani dell'insediamento del nuovo governo dovranno partire i nuovi piani territoriali, energetici e dei trasporti sostenibili discussi con gli abitanti coinvolti secondo un principio di democrazia partecipativa. Sin quando decisioni condivise non siano prese la scelta più saggia dovrà essere la moratoria di lavori, interventi e progetti.
Ciò che oggi avviene in Val di Susa è un fatto che riguarda tutta la nazione, perché è in gioco il modello di sviluppo che si vuole perseguire. La lotta della Val di Susa è la stessa lotta contro il Ponte di Messina, contro gli inceneritori, contro le centrali nucleari; è lo stesso impegno di chi vuole rallentare, di chi ha iniziato a dare retta ai segnali di crisi del pianeta, di chi propone un futuro sobrio, di chi fa i conti con le risorse limitate e pensa che tutti gli uomini abbiano diritto a godere di ciò che la terra offre.
La nostra solidarietà agli abitanti ed ai sindaci della Val Susa si concretizza nell'impegno ad estendere e rafforzare sin da ora la lotta contro il progetto del Ponte sullo Stretto in vista di una grande manifestazione da tenersi a Messina il 22 gennaio 2006.