> durante le mie (venti) occupazioni [1] mi sono imbattuto in questa
> recensione di enrico ghezzi di 'mon fleur tatillon est mort', mi sembra
> che calzi proprio a pennello rispetto a quella che e' la situazione di
> questa lista, l'incertezza, l'insicurezza della comunita'
>
> te la propongo:
>
> Ecco "Mon fleur tatillon est mort", un vecchio mediometraggio tibetano del
> 1783, che e' una tagliente critica di una malriuscita sintesi catartica.
> Viene reso da Bodensson come una sequenza anabasica di introspezioni
> prolettiche, un pot-pourri sofferente di precessioni causa-effetto.
> Forse in un ambiente di ermeneuticita' causato da citazioni oniriche, e
> anticonformiste, Bodensson potrebbe riscoprirsi senza dubbio
> biograficamente, facendo menzione del senso dell'ingiustizia e dei
> pericoli della societa' rispetto alle antedisposizioni luminose di Godard.
> Devo dire che ritengo che Delatroi non sia in torto quando afferma che il
> capolavoro di Bodensson sia soltanto un'esibizione di stile per mezzo di
> uno sfoggio ridondante di presenze sceniche.
> Ovviamente, paragonando "Mon fleur tatillon est mort" a "Chien imbu est
> mort", ci si puo' rendere conto che e' palpabile una sensazione di
> ascensione che e' il marchio di Bodensson.
>
>
> [1] chi la capisce e' un torinese
>