[NuovoLab] dal G8 di luglio all´inverno in Valdi Susa

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L´intervento
Quel filo nero, dal G8 di luglio all´inverno in Val di Susa
Cittadini calpestati dalla violenza ieri come oggi
MARCO BUTICCHI
"IL SINDACO e il presidente della provincia sono gli organi responsabili dell´amministrazione. Essi esercitano le funzioni loro attribuite dalle leggi, dallo statuto e dai regolamenti e sovrintendono altresì all´espletamento delle funzioni statali e regionali …"
È bene ricordare quanto la legge 142 disciplina riguardo ai sindaci e agli organi dello Stato per le autorità locali. Badate bene, ho utilizzato il termine autorità locali non a caso.
È bene ricordare quanto succedeva a Genova nel luglio del 2001: dei teppisti che, in forza di chissà quale legge o obiettivo, hanno messo a ferro e fuoco un´intera città come una calata di Unni di antica memoria.
È bene ricordare quanto è stato dichiarato in queste ore da un Ministro della Repubblica: «È inutile che scalpitino: la linea ferroviaria veloce Torino-Lione si farà ugualmente!».
Ci sembra invece inutile e demagogico ricordare a quel Ministro della Repubblica che siede sul trono del suo assoluto potere grazie anche a qualcuno tra quelli che scalpitano.
Indipendentemente da come la si possa pensare sull´utilità della linea ferroviaria veloce che dovrebbe attraversare la Valle di Susa, i fatti che stanno accadendo sono di una gravità che trova precedenti solamente in azioni squadriste del ventennio. Non mi riferisco certo a agenti tenuti al freddo e nei ranghi per ore, come guardiani alla catena. Parlo di coloro i quali hanno sganciato la catena, facendo calare l´ira e l´insofferenza delle forze dell´ordine su padri di famiglia che dormivano sotto una tenda per far valere i propri diritti, e su autorità istituzionali - sindaci e assessori - che hanno usato le fasce tricolori per medicare ferite provocate dai manganelli.

Di fronte a un conflitto istituzionale così grave, ci aspettavamo un distinguo da parte del Governo: uno scarica barile di un paio di giorni e poi il solito questore o comandante dei Carabinieri che, da buon capro espiatorio, avrebbe terminato la sua carriera in qualche caserma sperduta sulla Sila o nel Gennargentu.
Manco per idea!
«Che voi lo vogliate o meno, cari signori, comunque passeremo sulle vostre case, sulle vostre cose, nei vostri cessi, sui vostri municipi e su quelle autorità locali che, quasi certamente in un vuoto istituzionale, avete eletto. Vuoto istituzionale che non vale certo per i Ministri, che, come Nerone, Caligola e il Re Sole, vengono nominati direttamente ai "piani superiori"»
Ripeto, non entro nel merito della validità o meno del progetto, dico solamente che i popolani "sovrani del territorio" - così li chiama ancora, malgrado i rimaneggiamenti, la nostra vecchia Costituzione - hanno serie perplessità. Mi sembra opportuno che la loro opinione venga presa in considerazione e valutata anche da Ministri intransigenti e volitivi, eletti anche da quegli stessi "sovrani costituzionali".
Insomma, in questo balletto di cani-assolutisti che si mordono le code e che comandano blitz notturni, si inserisce prepotentemente un´azione di forza che dovrebbe farci pensare.
Ma come mai un buco nelle Alpi vale una regione destabilizzata?
Vi lascio con questo interrogativo, sul quale ci ripromettiamo di tornare più avanti, quando il quadro sarà più chiaro.
Ritorno per un solo istante al Luglio 2001, alle cariche dei reparti antisommossa, alla regia ebbra fuori campo che ha governato il terrore di quell´estate calda e pericolosa. Ai genovesi che lasciavano la loro città in balia degli eventi, come sfollati in fuga dall´eruzione del vulcano.
Come mai due pesi e due misure? La regia era pur la stessa. Ma forse, a pensarci meglio, i pesi erano identici: mentre i compagni di Attila razziavano e incendiavano il mondo civile, altrove si caricavano a sangue dei cittadini che esercitavano il loro diritto di protestare. Un comportamento mirato a ridurre al silenzio chi è più sensibile alla minaccia, chi ha qualche cosa da perdere, chi crede in un modo di vivere civile. Per gli altri, i delinquenti e i teppisti, l´impunità.
Insomma, questo modo di porsi nei confronti del Popolo Sovrano ci stupisce e ci fa venire a mente miscele mascellon-celoduriste che consideriamo molto pericolose.
È opportuno fermarsi un momento a ragionare, ricordando che noi stiamo dalla parte delle istituzioni elette dal Popolo. Per noi non vale l´appartenenza al carrozzone, è sufficiente la fascia tricolore di un sindaco di provincia per identificare lo Stato. Un simbolo che mai vorremmo venisse usato per medicare ferite provocate da registi lontani e pieni di boria.
Marco Buticchi

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