著者: massimiliano.piacentini@tin.it 日付: To: forumlucca 題目: [Forumlucca] Val di Susa, lezione politica
Da "Il Manifesto" 7 dicembre 2005
VAL DI SUSA
Lezione politica
Marco
Revelli
La forza e la ragione, l'arroganza e la pazienza, la violenza
e la democrazia. Da oggi è tutto più chiaro. La Val di Susa sta dando
una lezione a tutti. Una protesta pacifica, unanime, calma ma ferma, di
tutto un territorio, è stata aggredita con un vero e proprio atto di
teppismo pubblico. Il presidio di Venaus, giovani, anziani, sindaci,
normali cittadini - alcuni dormivano, altri bivaccavano intorno al
fuoco - è stato assalito da centinaia di uomini armati senza neppure un
pretesto. Per il puro gusto di ferire e far male.
L'impressione è
quella di una spedizione punitiva: perché quell'unità di tutta una
popolazione non si riusciva a spezzarla, perché la ragionevolezza degli
argomenti dei No-Tav era difficile da controbattere, perché la saldezza
dei nervi di quella gente non si era lasciata incrinare da nessuna
provocazione. E allora si è lasciato libero corso all'argomento di chi
non ha argomenti: la violenza bruta e indiscriminata. Il vero volto di
questa classe politica di affaristi arroganti e brutali, impegnati a
imporre un'opera enormemente costosa, pericolosa e inutile, che isolerà
(questa sì) per un ventennio l'Italia dall'Europa.
Chi era salito in
questi giorni e in questi mesi nella valle, aveva potuto vedere con i
propri occhi un esperimento di democrazia partecipativa reale, con i
sindaci, i parroci, la popolazione uniti in un processo decisionale
quotidiano, capillare e condiviso, che era insieme occasione di
crescita culturale, allargamento delle conoscenze. Attività
deliberativa vera, capace di sciogliere come neve al sole i luoghi
comuni, le retoriche false, le menzogne consapevoli che dominano il
sistema dei media e il circuito ufficiale della politica romana (si
pensi allo svarione di Ciampi) e anche torinese. Ora, quell'Italia
civile, quel territorio che aveva saputo compiere il miracolo della
propria unità e dell'iniziativa rigorosamente nonviolenta, vengono
assaltati da una truppa di lanzichenecchi in assetto antisommossa, come
nei secoli bui si assaltavano le comunità degli eretici, per cancellare
quelle voci. Per dare una lezione che valga per tutti.
Gli
assembramenti nella valle sciolti manu militari. Le piazze dei paesi
sgomberate con la forza, perché ognuno si rinchiuda nella propria casa.
Perché quella socialità sia dissolta. Perché quella democrazia sia
messa al bando. E perché a nessuno venga in mente di seguirne
l'esempio: di prendersi cura del proprio territorio anziché
abbandonarlo ai distruttori di destra o di sinistra, ai cementificatori
di stato o a quelli delle coop «rosse», agli oligarchi nazionali o
regionali.
Per questo la resistenza della popolazione della val di
Susa è così importante per tutti. Questa resistenza condivisa e
nonviolenta, che non si lascia trascinare sul terreno dell'avversario
ma che contrappone alla violenza dall'alto la propria unità dal basso,
e per questo può durare. Quello che ci si può augurare è che anche gli
altri, i Ponzio Pilato della sinistra ufficiale, della Cgil torinese e
nazionale, delle «istituzioni» terribilmente lontane dal loro
territorio, abbiano un soprassalto di dignità. E alla fine scelgano da
che parte stare. A questo punto, non è più difficile capirlo.