[Forumlucca] Gli altri NOI, storie di immigrazione

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Autore: Gabriele Focosi
Data:  
To: forumlucca, forumvalleserchio
Oggetto: [Forumlucca] Gli altri NOI, storie di immigrazione
Alban e Marianna sposi
Ma divisi da un computer

Alban Bahtir, non lo si può negare, è stato un po' avventato. L'amore l'ha
reso cieco. A 23 anni, succede. Ma è pure vero che ha pagato cara la sua
incoscienza. Il 26 agosto, assieme a Marianna, aveva appena detto "sì"
quando, nella sala dei matrimoni del municipio di Udine, è arrivata la
polizia, gli ha messo le manette ai polsi e l'ha portato in cella. Così
Alban ha trascorso la prima notte di nozze dietro le sbarre. E' vero, la
mattina dopo è stato scarcerato, ma non ha fatto a tempo a tirare un
sospiro di sollievo che si è trovato tra le mani un decreto di espulsione.
Ha provato a spiegare, a chiarire. Ha implorato le autorità di sospendere
il provvedimento. Non c'è stato verso. Dopo qualche giorno, si è imbarcato
su un volo diretto a Pristina. Marianna l'ha seguito. E' stata con lui fino
al mese scorso, quando è dovuta tornare a Udine per sottoporsi a delle
cure. E' al quarto mese di una gravidanza difficile. Adesso rischia di
doverla affrontare senza il suo compagno.

Compagno o marito? Quando è intervenuta la polizia, il doppio "sì" era
stato pronunciato, l'ufficiale di stato civile aveva dichiarato l'unione
matrimoniale, ma non era ancora stato materialmente sottoscritto l'atto. Il
matrimonio andava considerato valido a tutti gli effetti, o si trattava di
un matrimonio incompiuto? In questa domanda, in questi mesi, si è giocata
il futuro di Alban e di Marianna.

Ma prima di dare la risposta, conviene riprendere la storia dall'inizio,
cioè dal settembre del 2004 quando Alban Bahtir, cittadino kossovaro,
arriva in Austria e fa domanda di asilo politico. Qualche settimana dopo
incontra Marianna che, come tanti suoi giovani concittadini, è andata in
gita in Austria. L'amore nasce all'istante, fulmineo e travolgente. Tanto
che Alban decide di trasferirsi in Italia. Attraversa la frontiera, arriva
a Udine e fa il primo degli errori che ancora sta pagando.

Che sia stato per ignoranza della legge o per un'ingenua astuzia, a questo
punto poco importa. E dovrebbe essere indifferente per le autorità. Fatto
sta che Alban si presente in questura e fa domanda d'asilo. Non potrebbe:
la legge, infatti, vieta di presentare domanda in due diversi stati
dell'Unione europea. I funzionari della pubblica sicurezza ci mettono poco
ad accorgersi dell'errore di quel ragazzo e lo risolvono nel modo più
semplice: l'espulsione. Alban, con la coda tra la gambe, torna in Austria.

Ma i giovani non si rassegnano. Marianna anche quella volta lo raggiunge.
Convivono per qualche settimana e poi decidono di sposarsi pensando - non
del tutto a torto - che in questo modo risolveranno ogni problema e
finalmente potranno vivere assieme. Avviano così le pratiche per il
matrimonio. Arriva il nulla osta del consolato, Marianna sceglie l'abito
bianco, tutto è pronto per la festa, anche le bomboniere. Vengono fatte le
pubblicazioni. Il fatto è che, a leggerle, c'è anche qualche funzionario
della questura che decide di guastare la festa nel modo che si è detto.

Dopo quattro mesi, la risposta alla domanda fatidica è arrivata. Il
tribunale di Udine, il 14 novembre ha stabilito che il matrimonio tra Alban
e Marianna è valido e che dunque la mancata sottoscrizione dell'atto può
essere sanata in via amministrativa. Alban e Marianna, fin da quel 26
agosto, sono marito e moglie. La conseguenza di ciò è riassunta in un
articolo di legge che vieta espressamente l'espulsione dello straniero
quando è il coniuge di un cittadino italiano. Infatti, il 17 novembre, il
giudice di pace ha accolto il ricorso contro il decreto di espulsione di
agosto e ha anche condannato la prefettura a rifondere le spese legali.

Tutto risolto, dunque? Nient'affatto. Come abbiamo detto, Alban è ancora a
Pristina. Non può tornare in Italia perché non gli viene concesso il visto
d'ingresso. La legge prevede che, quando uno è stato espulso, non deve
rientrare prima di dieci anni. Ma l'espulsione non era stata dichiarata
illegittima? Già, ma vai spiegare alla memoria di un computer l'esistenza
di una norma che consente di derogare al divieto. In casi particolari, come
appunto quello di Alban e Marianna.

E' quanto la difesa dei due ragazzi ha ricordato in un'istanza presentata
al nostro consolato di Pristina. Ma - e siamo a oggi - il documento si è
perso nei meandri della burocrazia. O, forse, la memoria di quel computer
continua ad associare un "no" al nome di Alban Bahtir. Il risultato è che a
Udine c'è una giovane donna italiana di ventuno anni che non sa se e quando
rivedrà il padre di suo figlio. Molto probabilmente, per risolvere il
problema, basterebbe una verifica dell'iter, un momento di attenzione al
caso particolare, una rinfrescata alla memoria informatica, una parola del
ministro dell'Interno. Vorrà dirla, il ministro Pisanu, questa parola?

(La storia di Alban e Marianna è stata segnalata da Piero Purini)

(7 dicembre 2005)

Tratto da
http://www.repubblica.it/2005/b/rubriche/glialtrinoi/compdiv/compdiv.html