[NuovoLab] Petrini su tl/cw Milano

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Author: davide-g\@libero\.it
Date:  
To: Roberto Gobbi
CC: pietro.tubino, caperana2, forumgenova, gavroche, laseretta, katty, pietro.armonia, annagobbi, carpi, ambiente_liguria, daniela.benvenuto, tegaldi.gianca
Subject: [NuovoLab] Petrini su tl/cw Milano
Secondo voi quando Petrini cita "critical fish" si rifà al tl/cw di Genova? = ) Questa sera è confermata la riunione? A presto, Davide.
La Stampa
sabato 4 dicembre 2004

Un mercato tinerante dove circolano cibi, idee e il messaggio di Luigi
Veronelli.
di Carlo Petrini

Oggi è l'ultimo della tre giorni dedicata alla seconda edizione della Fiera dei Particolari/Terra e Libertà/Critical Wine, in svolgimento nello spazio autogestito del Leoncavallo, a Milano. A un anno dalla dipartita del maestro Luigi Veronelli, dunque, i giovani dei centri sociali che ne avevano condiviso la filosofia e l'insegnamento continuano meritoriamente il percorso intrapreso insieme a lui nel 2002, con l'intento di dare respiro al dibattito sui temi della terra: agricoltura, produzioni,
relazioni sociali, consumo e ambiente. Fino a questa sera sarà possibile confrontarsi con un novantina di vignaioli, rappresentanti di parte dell'enologia italiana, produttori di cibo e ben tre microbirrifici artigianali. Ci sarà spazio per le degustazioni libere, ma quello che forse è più importante, per la libera discussione. Davvero è importante che ci sia ancora chi non si rassegna agli scandali quotidiani dell'agroindustria (se ne segnalano parecchi negli ultimi giorni), ribellandosi alla pazzia delle mucche, conseguenza della pazzia degli uomini, come al latte macchiato, non più dal caffè ma dall'inchiostro. L'appuntamento a Milano è solo l'ultimo di una manifestazione itinerante che, nata nomade, ci tiene a conservare questa sua identità, e nei mesi ha toccato varie città italiane portando di luogo in luogo nuove proposte di sensibilizzazione. Brescia, Verona, Milano, Roma, Genova, Trento, Torino sono solo alcune delle città in cui t/Terra e Libertà/Critical Wine ha fatto tappa o ha aggregato gruppi di persone attente a queste tematiche. A Genova si è parlato di pesce e di pesca con critical fish, altrove si è portata avanti l'esperienza dei mercati autogestiti che coinvolgono in modo diretto i produttori e sono in piena espansione. Del resto accorciare la filiera è un'esigenza molto sentita da entrambi gli estremi della catena: da chi vende e giustamente
pretende una più adeguata remunerazione del proprio lavoro, e da chi compra, assistendo impotente e stupito alla crescita del prezzo finale sulle bancarelle. Due sono le proposte concrete al centro del dibattito in questi tre giorni nel capoluogo lombardo. Si tratta di validi spunti di riflessione che, col tempo e con l'aiuto di una buona determinazione, stanno incontrando il favore di chi è ancora capace di porsi all'ascolto di un pensiero non omologato. Un'autocertificazione fondata sul principio di
responsabilità, innanzi tutto. Se la grande distribuzione tende a negare questo diritto-dovere, imponendo un marchio generico e espropriando i produttori del proprio nome, per molti piccoli artigiani è invece uno strumento indispensabile per fare conoscere il valore di quanto ottengono
con maggior dispendio di energie ma in modo sostenibile. Il proprio nome cognome apposto sull'etichetta e una tracciabilità totale sono la garanzia con cui i piccoli produttori si offrono al mercato. In secondo la carta dei vini t/Terra e Libertà Critical Wine non poteva non essere incentrata sull'indicazione del prezzo sorgente, geniale intuizione di Veronelli per dare trasparenza alla filiera. Applicare in etichetta il prezzo praticato all'origine, rende tracciabile, visibile, evidente, il ricarico nell'interno della catena commerciale. In un settore come quello del vino in cui i ricarichi possono toccare il 400% è accorgimento indispensabile per mettere al riparo l'acquirente finale da inaccettabili abusi, ma l'idea si applica con facilità a moti altri ambiti. A fare da sfondo al dibattito
sui temi centrali ci saranno le tante altre idee sostenute con vigore da Gino Veronelli, nel corso della sua lunga esperienza di giornalista e maestro della moderna cultura enogastronomica, come l'esigenza di riappropriarsi di una sensorialità raziocinante o di un rapporto equilibrato con la terra, provando a porre rimedio ai disastri nati con il passaggio dall'agricoltura artigianale a quella industriale. E' una buona consolazione vedere come il pensiero di Gino Veronelli, a un anno dalla
scomparsa, abbia trovato terreno fertile e sia sopravvissuto alla sua esperienza terrena.

Carlo Petrini