[Lecce-sf] Fw: [info_prc_paris] Il racconto di Lena Z.

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Autor: Maria
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A: socialforum lecce
Assumpte: [Lecce-sf] Fw: [info_prc_paris] Il racconto di Lena Z.

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From: <zambon@???>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Wednesday, November 23, 2005 6:52 PM
Subject: Fw: [info_prc_paris] Il racconto di Lena Z.


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>>
>> http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/10-Novembre-2005/art50.html
>>
>> il manifesto - 10 Novembre 2005
>>
>> «Così ci hanno massacrato»
>>
>> G8, al processo per la Diaz il racconto di Lena Z. La testimonianza
>> della giovane tedesca la cui foto con il volto coperto di sangue fece
>> il giro del mondo. «Mi hanno bastonata e presa a calci, si divertivano
>> a sentire i miei gemiti». Per lei costole fratturate e una riduzione
>> della capacità polmonare del 30%
>>
>> ALESSANDRO MANTOVANI
>> INVIATO A GENOVA
>>
>> Racconta la fuga disperata al quarto piano, l'ultimo piano della
>> scuola Diaz, «per creare il maggiore spazio possibile tra noi e la
>> polizia». Ricorda di aver pensato a scappare dalle impalcature «ma
>> rinunciammo - dice - perché temevamo che ci buttassero giù». Era in
>> preda al panico mentre quelli sfondavano la porta. Quindi trovò un
>> nascondiglio «in un piccolo locale vicino all'ascensore, una
>> dispensa». Lei e il suo ragazzo decisero di presentarsi con le braccia
>> alzate se la polizia li avesse trovati. Purtroppo non è bastato. Lena
>> Z. ha 28 anni e ne aveva 24 al G8, quando è tornata a casa ad Amburgo
>> con le costole fratturate e lesioni che comportano tuttora una
>> riduzione della capacità polmonare del 30 per cento. Si occupa di
>> botanica. Anche volendo non farebbe paura a nessuno, non certo a un
>> poliziotto in assetto da guerra. E' più esile di quanto non sembri
>> nella foto in barella all'uscita dalla Diaz, con il volto coperto di
>> sangue, che fece il giro del mondo. E ieri è stata la prima delle 93
>> vittime della Diaz a testimoniare davanti al tribunale di Genova che
>> sta processando i 29 dirigenti e funzionari della polizia accusati a
>> vario titolo di falso, calunnia e lesioni per l'assalto alla Diaz e le
>> prove fasulle (le due famose bottiglie molotov). «Nella dispensa - ha
>> raccontato la giovane tedesca rispondendo al pm Enrico Zucca - siamo
>> rimasti pochissimo, poi abbiamo sentito passi pesanti, di stivali, e
>> altri rumori come se la polizia stesse picchiando con i bastoni sul
>> muro. Sono arrivati e hanno aperto la porta. Il mio ragazzo è stato
>> trascinato fuori subito, lo hanno circondato e hanno iniziato a
>> colpirlo con il bastone. Quanti erano? Dieci-quindici... almeno
>> dieci». C'è una contestazione dell'avvocato Porciani, uomo della
>> destra milanese più estrema che c'è e legale dei capisquadra della
>> celere romana: «Ha detto in ogni caso dieci, non almeno», sostiene
>> l'avvocato. Il presidente Barone: «Se permette mi fido
>> dell'interprete». Ma poco importa. Quel ragazzo fu massacrato da
>> delinquenti in divisa, in sovrannumero e a volto coperto, non
>> identificati e non più identificabili.
>>
>> «Io - ha continuato Lena tenendo a bada il dolore dei ricordi e la
>> tensione - ero rimasta lì, nella dispensa. Mi hanno tirata fuori per i
>> capelli, credo di essere caduta quasi subito. Ero sdraiata e mi
>> colpivano con i calci nella schiena e sul fianco con i bastoni. Ho
>> sentito le mie costole che si fratturavano. Un poliziotto mi ha
>> picchiato col ginocchio tra le gambe. Loro continuavano a picchiarmi e
>> io sono scivolata di nuovo a terra. Avevo la sensazione che si
>> stessero divertendo - ha esitato Lena - specie sentendo i rumori che
>> facevo quando mi colpivano sullo sterno». «I suoi gemiti?», chiede il
>> pm. «Sì, le mie grida, il mio respiro. Così ho deciso di non gridare
>> più per non invogliarli a colpire ancora». Parole pesanti,
>> pesantissime. Che però non hanno interrotto i feroci sghignazzi di
>> alcuni degli avvocati dei superpoliziotti (non tutti, per carità, ma
>> non facciamo nomi).
>>
>> «Ero sdraiata contro il muro - ha proseguito la testimone/parte civile
>> - Mi hanno spinta a calci verso le scale e mi hanno buttata giù, uno
>> mi teneva per i capelli, avevo la testa all'altezza della sua anca e
>> le gambe pendevano indietro. E da dietro altri poliziotti mi
>> picchiavano ancora». Lena ricorda «una polvere bianca che bruciava
>> sulle ferite, forse lacrimogeno». «Al secondo piano - prosegue - mi
>> hanno gettata su altre due persone già a terra. Non si sono mossi. Ho
>> chiesto loro in inglese se erano vivi o morti. Non mi hanno risposto.
>> Lì mi sono accorta del sangue che scorreva sulla mia faccia, non
>> riuscivo più a muovere il braccio destro. La polizia è passata più
>> volte accanto a me e ognuno si fermava a sputarmi in faccia, alzandosi
>> la visiera e togliendosi il fazzoletto rosso. Poi - altro particolare
>> inquietante - hanno cercato di mettermi in un sacco di plastica nero,
>> credo non volessero far vedere com'eravamo conciati». Alcuni difensori
>> si sono opposti: «E' una valutazione della teste», hanno detto. Forse
>> era un telo portato dai barellieri delle ambulanze, comunque non è
>> decisivo. Il resto è chiarissimo e sarebbe bello se qualcuno
>> trasmettesse in diretta questo processo, altro che "Un giorno in
>> pretura". Qui infatti si misura la distanza tra la polizia reale e
>> quella «democratica» e «di sicura affidabilità» di cui straparlano il
>> ministro dell'interno Giuseppe Pisanu e i suoi aspiranti successori di
>> centrosinistra. E misurarla è indispensabile se si vogliono rafforzare
>> i poliziotti onesti e democratici, che per fortuna non mancano.
>>
>> «Non mettiamo in dubbio che le cose siano andate così», questo
>> l'esordio, significativo, del controesame dell'avvocato Romanelli che
>> difende «Canterini and company» (parole sue), ovvero l'ex comandante
>> della celere romana e i suoi capisquadra. Lena ha superato
>> brillantemente i tentativi di trasformarla da vittima in imputata.
>> «Lei e il suo ragazzo eravate state fermati nel pomeriggio, perché?
>> Con chi era a Genova?», chiedeva Romanelli. «Ha detto di essere andata
>> alla Diaz perché era un luogo sicuro per dormire, sicuro da cosa? Dai
>> malviventi? Dai black bloc? Dalla polizia?». Ma lei risponde, schiva,
>> chiarisce. Un buco nell'acqua dopo l'altro. «E' la vecchia tecnica dei
>> processi per stupro», commenta un avvocato di parte civile che ha
>> memoria lunga.
>>
>> Sui manganelli ha detto «credo che fossero di gomma». Per la procura
>> non era la risposta migliore perché i Canterini boys avevano i
>> micidiali tonfa metallici, ben più duri della gomma, sperimentati al
>> G8 e poi ritirati dal Viminale (i carabinieri ne usano una versione
>> più leggera). Ma poi, quando Romanelli e Porciani hanno insistito
>> sulle divise dei picchiatori, Lena ha indicato senza esitazione la
>> divisa del settimo nucleo, diversa dalle altre per la cinta nera
>> anziché bianca. «Avevano la cinta scura», ha detto, distinguendola da
>> quella bianca dei poliziotti che la piantonarono successivamente in
>> ospedale.
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